Pesticidi nel piatto, residui di veleni nel 42 per cento dei cibi

Il 42 per cento dei 7132 campioni tra prodotti ortofrutticoli, prodotti derivati e miele contiene almeno un residuo fitosanitario. Per la legge sono regolari ma la percentuale di campioni regolari e privi di residui è scesa dal 64 per cento del 2012 all’attuale 58 per cento. E’questo il risultato delle analisi condotte nel 2014 da laboratori pubblici, accreditati per il controllo ufficiale dei residui di fitosanitari negli alimenti.

Che l‘Italia fosse contaminata da pesticidi d’altronde era chiaro già da tempo grazie al dossier ISPRA che ha raccolto i dati relativi alla presenza di questi veleni nelle acque.

Certamente l’esposizione ai pesticidi, assunti con il cibo è più bassa rispetto ad altri tipi di esposizione, come ad esempio quella diretta dei lavoratori agricoli. Ma secondo la ricerca scientifica ha assodato che anche piccole quantità di pesticidi possono produrre effetti negativi sulla salute. In realtà non abbiamo ancora a disposizione la conoscenza sui meccanismi d’azione e interazione, per cui dovrebbe essere applicato il principio di precauzione per garantire la tutela della salute dei consumatori.

Legambiente ha presentato ieri il Dossier Stop Pesticidi 2015 in cui emerge che le sostanze attive più frequentemente rilevate sono il Boscalid, il Captano, il Clorpirifos, il Fosmet, il Metalaxil, l’Imidacloprid, il Dimetoato, l’Iprodione, che si rintracciano nelle matrici alimentari e nei loro prodotti derivati spesso associati tra di loro con combinazioni i cui effetti restano ancora oggi sconosciuti.

In definitiva, quasi un campione analizzato su due contiene uno o più residui di pesticidi tanto che in alcuni casi ci si trova davanti a veri e propri cocktail di sostanze attive presenti in uno stesso campione. Nel dettaglio, il 18,8 per cento dei campioni presenta un solo residuo di pesticida, mentre nel 22,4 per cento dei campioni analizzati (rispetto al 17,15 per cento del 2012),sono presenti due o più residui. In quest’ultima è la frutta a mostrare le concentrazioni più rilevanti: sul totale dei campioni analizzati per questa matrice alimentare, circa il 43,3 per cento contiene due o più residui chimici.

Scrive Legambiente:

Il laboratorio di analisi della Provincia di Bolzano (che come tutti gli altri, esamina campioni di prodotti in commercio, non solo prodotti localmente) ha rilevato residui di sostanze attive in quasi metà dei campioni (45 per cento), con alcuni casi eclatanti: otto residui in un campione di fragole locali (Pirimetanil, Piraclostrobin, Fenhexamid, Azossistrobina, Quinoxifen, Fludioxonil, Ciprodinil, Boscalid) e un campione di uva da vino, dove insieme al Captano, peraltro non autorizzato nella specifica coltura (il campione infatti è in realtà conteggiato nelle irregolarità), sono stati riscontrati anche Ciprodinil, Zoxamide, Spiroxamina, Metrafenone, Fludioxonil, Metossifenozide, Tetraconazolo. Ma il dato rilevante è che su 37 vini analizzati, 24 contengono una media di 3 o 4 residui di fitofarmaci, con punte fino a 8 residui in un vino DOC di produzione locale (Fenhexamid, Metalaxyl, Boscalid, Dimetomorf, Fludioxonil, Pirimetanil, Iprovalicarb, Ciprodinil).

Non va meglio al comparto vinicolo del Friuli Venezia Giulia dove si è registrata una situazione analoga: in un campione di vino sono stati rilevati fino a sette residui (Fenexamid, Boscalid, Cyprodinil, Dimetomorf, Indoxacarb, Pirimetanil e Metalaxil), e quasi metà dei campioni di frutta analizzati con multiresiduo. Residui record in Puglia sopratutto nelle uve dove sono stati rilevati in un campione anche 15 sostanze diverse, mentre sono stati registrati picchi di 8 e 9 sostanze chimiche diverse, rispettivamente, in un campione di fragole e uno di pere.

Anche in Liguria i pesticidi non risparmiano il prodotto per eccellenza quale il basilico. In un campione di produzione locale sono stati rintracciati ben 7 residui (Dimetomorf, Fluopicolide, Piraclostrobin, Spinosad, Imidacloprid, Spinosin D, Spinosin A), mentre in un campione di mele di provenienza extraregionale risulta regolare ma con sei diversi residui chimici, tra cui il Boscalid e il Clorpirifos.

In Emilia Romagna sono state rilevate 11 non conformità, di cui 5 in campioni di pere, clementine e uva da vino trattate con sostanze attive non più autorizzate in Italia e le irregolarità riguardano il superamento dell’LMR stabilito per Dimetoato e Clorpirifos Etile rispettivamente su finocchi, fagiolini, funghi e sulle bietole. 13 irregolarità, sono state registrate in Puglia, su campioni di clementine, carciofi, rape, pomodori, pesche, bietole, lattuga, uva, pesto e su campioni di melagrana e ciliegie provenienti dalla Turchia, in tutti i casi per superamento dei limiti massimi consentiti per legge.

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