Fukushima, inizia la rischiosa rimozione del combustibile nucleare dalla piscina pericolante

rimozione del combustibile usato a FukushimaA Fukushima inizierà fra pochi giorni una pericolosa, indispensabile partita a shanghai in cui – non è esagerato dirlo – si giocano i destini di mezzo mondo. Una partita a shanghai vecchia maniera, ben diversa da quelle on line: sul tavolo c’è un un mazzo di bastoncini e bisogna rimuoverli ad uno ad uno, senza mai toccare nè spostare gli altri.

E’ più o meno quello che è necessario fare per estrarre le oltre 1500 barre di combustibile usato dalla precaria piscina di raffreddamento alloggiata nell’edificio del reattore numero 4 di Fukushima: se durante l’operazione una barra si spezza, cade o urta un’altra, può innescarsi una reazione nucleare a catena in grado di rilasciare una quantità di Cesio radioattivo fino a 10 volte maggiore di quella che uscì da Chernobyl. Una catastrofe ben peggiore dell’acqua radioattiva che ora fluisce ininterrottamente nell’oceano Pacifico: ed è tutto dire.

Questa pericolosa partita a shanghai sarà condotta dal Paperoga atomico: la Tepco, la maldestra società proprietaria di Fukushima che ha gestito la crisi nucleare nel nome del dio quattrino. Del resto, finchè rimangono dove sono ora, le barre di combustibile costituiscono un pericolo per il Giappone e per il mondo: la partita a shanghai per spostarle in un luogo più sicuro costituisce un rischio necessario. Su questo non ci piove.

radiation-fukushima-fish-warning-melt-down-article-sizeIeri l’Autorità nipponica per la regolamentazione nucleare ha dato il vialibera al piano d’azione della Tepco per spostare le barre. L’operazione – alla quale la limitrofa Cina guarda con non celata apprensione – inizierà presumibilmente ai primi di novembre, anche se la data esatta non è stata resa nota.

Qualche mese fa, quando la cosa cominciava a configurarsi all’orizzonte, l’agenzia Reuters – la prudentissima, ponderatissima Reuters – ha pubblicato un memorabile articolo relativo ai rischi e contemporaneamente alla inderogabile necessità di procedere alla rimozione delle barre: un’operazione del genere non è mai stata effettuata in nessuna parte del mondo.

In estrema sintesi. Le barre di combustibile nucleare usato vanno conservate e raffreddate nell’acqua per evitare che si inneschino spontaneamente reazioni a catena. A Fukushima la principale piscina del combustibile usato è a circa 30 metri di altezza (!) nell’edificio che ospita il reattore numero 4. Il reattore era spento quando, nel marzo 2011, il terremoto e lo tsunami innescarono il meltdown del reattori 1, 2 e 3, però l’edificio è stato squassato, oltre che dal terremoto, anche dalle esplosioni di idrogeno che si verificarono nei primi giorni della crisi nucleare.

cattjuraLe barre – bene o male – sono sempre state tenute coperte d’acqua. Tuttavia la piscina è puntellata, dal momento che minacciava di crollare. In seguito alle esplosioni vi sono finiti dentro detriti di vario genere, come si nota nella foto a lato, che è stata diffusa tempo fa dalla Tepco.

Le barre sono trattenute in posizione verticale ed isolate l’una dall’altra tramite una sorta di griglia: anche se Reuters non ne fa cenno, l’immagine mostra che la griglia stessa è stata almeno in parte distorta e danneggiata dalle esplosioni.

In casi normali, la posizione delle barre è esattamente memorizzata da un computer, che guida la loro rimozione dalla piscina con millimetrica precisione e al di là di qualsiasi possibilità di errore umano: se le barre si toccano o si spezzano si innesca spontaneamente una reazione a catena. Se sono esposte all’aria si incendiano facilmente. In tutti e due i casi, la conseguenza è il rilascio di radioattività nell’aria.

Nel peggiore dei casi, se cioè tutte le barre della piscina di Fukushima fossero coinvolte nella reazione a catena, si sprigionerebbe nell’atmosfera una quantità di Cesio 137 di 10 volte superiore a quella del fallout di Chernobyl: più, ovviamente, tutti gli altri elementi radioattivi. Altrettanto ovviamente la quantità di materiale suscettibile di fissione diminuirà man mano che le oltre 1500 barre verranno rimosse e messe in sicurezza.

A Fukushima i dati computerizzati relativi alla posizione esatta delle barre sono inaccessibili. Per cui bisogna procedere all’estrazione manuale delle barre, attraverso il braccio di una gru per la quale è stata costruita una piattaforma ad adeguata altezza.

Riuscirà Tepco-Paperoga ad estrarre le oltre 1500 barre, una dopo l’altra, evitando che si urtino o che si spezzino nonostante i detriti nella piscina e la griglia di posizionamento prevedibilmente deformata? Lo vedremo nei prossimi 12 mesi o anche più: tanto ci vorrà per portare a termine l’operazione.

Del resto, bisogna pur porre fine al perpetuo rischio costituito dalle barre di combustibile conservate in una piscina puntellata in cui l’acqua viene pompata da un impianto di emergenza: un altro terremoto, un arresto delle pompe provvisorie potrebbero innescare la catastrofe.

Se tutto andrà bene, il braccio della gru incapsulerà sott’acqua ogni barra in un contenitore di acciaio pesante, poi la estrarrà dalla piscina. A quel punto la barra verrà trasferita in un’altra piscina, non a rischio di crollo e con impianto dell’acqua ben funzionante.

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