Arriva un altro diktat dell’Ue: è lecito coltivare Ogm in Italia. Ma il modo per difendersi c’è

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Quello vecchio non bastava. E’ arrivato un altro (per me odioso) diktat dell’Ue, ribadisce che in Italia è lecito coltivare Ogm: all’Unione Europea non importa niente se gli italiani non vogliono.

Infatti la Corte Europea di giustizia ha dato ragione pochi giorni fa all’imprenditore agricolo che aveva seminato mais Ogm in Friuli ed era finito sotto processo in Italia: gli ha dato ragione mentre il Senato stava lavorando per impegnare il Governo italiano ad adottare la “clausola di salvaguardia”, l’unico modo per proteggere in futuro i campi italiani dagli Ogm. Si calcola che quest’anno verranno seminati in Italia 32.000 ettari di mais geneticamente modificato.

mais ogm

La Corte europea ha – ovviamente – applicato norme europee. Però io critico l’architettura politica, economica ed istituzionale da cui discende l’operato della Corte.

E’ veramente interessante scoprire cosa c’è dietro al “ce lo chiede l’Europa” di far crescere Ogm sul patrio suolo: si individua anche la via per difendersi davvero.

Infatti l’Europa inizialmente aveva adottato una moratoria di fatto contro gli Ogm. Questo le fruttò nel 2006 una condanna da parte dell’Organizzazione mondiale del commercio, il Wto, poi ribadita nel 2010: secondo il Wto, dire no agli Ogm equivarrebbe a porre sleali barriere al commercio.

Il Wto non è il Padreterno (fra l’altro la Russia tuttora non coltiva mais Ogm e ne vieta l’importazione) e l’omogeneizzazione del mercato, altrimenti detta globalizzazione, non è il Vangelo. Però l’Ue non è l’Europa dei popoli: è invece l’Europa dei mercati. E – come Garibaldi – ha detto al Wto: Obbedisco!

Ora le norme Ue per permettere l’importazione e la coltivazione di Ogm sono come una lenta e implacabile macchina schiacciasassi.

Tutto comincia dall’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare: una società proprietaria di un brevetto Ogm presenta all’Efsa i suoi studi secondo i quali l’Ogm in questione è sicuro, l’Efsa li esamina (non conduce studi propri e indipendenti!) e se non trova nulla da ribatter all’oste che afferma “Il mio vino è buono” l’ok alla coltivazione e-o all’importazione in tutti i Paesi Ue è pressochè scontato dopo alcuni anni, anche se la maggioranza degli Stati membri si oppone.

L’unica via di salvezza nazionale consiste nell’invocare la famosa “clausola di salvaguardia” chiesta al Governo dal Senato. Però non basta mandare a Bruxelles un pezzo di carta con su scritto “Ogm no, grazie”.

Bisogna dimostrare che l’Efsa ha trascurato qualche elemento nella sua valutazione, o portate elementi nuovi che dimostrano la pericolosità di un Ogm per la salute umana e-o per la natura.

Vari Paesi Ue hanno invocato la “clausola di salvaguardia” e ora non coltivano Ogm. Però anche lì la lenta macchina schiacciasassi è in funzione: questioni giocate in punta di diritto, ricorsi, controricorsi; prima o poi rischiano di dover capitolare.

Di qui il mio appello ai parlamentari italiani. Se davvero non vogliono Ogm in Italia, se davvero l’unanimità raggiunta in proposito dalle forze politiche non è solo un’operazione di facciata, approvino anche un’altra mozione.

Approvino una mozione per impegnare il Governo non solo ad adottare la “clausola di salvaguardia”, ma anche ad affidare la redazione del testo dalla Fondazione per i diritti genetici presieduta da Mario Capanna. E l’unica, a quanto so, che in Italia possiede competenze sufficienti per tener resta alla macchina schiacciasassi delle norme europee.

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