L’apocalisse alimentare

1922426_682573638472912_592383711_nRivolte. Città a secco. Impennata dei prezzi. Fame devastante. Se questo vi sembra allarmismo degli scienziati, parlate con i contadini. Il testo finale del “Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici”, in Italia ignorato o reso ridicolo dai “grandi” media, ha chiarito ciò che avevano ipotizzato tanti altri studi: il futuro dell’agricoltura è fottutodes

di Richard Shiffman

La madre di tutti i report sul clima è così spaventosa che uno dei suoi autori si è dimesso dal “Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici” (IPCC) in segno di protesta. “Gli agricoltori non sono stupidi”, ha detto la scorsa settimana l’economista della Sussex University Richard Tol, mentre centinaia di ricercatori si sono ritirati a Yokohama, in Giappone, per elaborare il testo finale di un documento che lui ha definito “allarmista”, quando tratta delle tante minacce del riscaldamento globale. La gente che coltiva il nostro cibo troveranno il modo di adattarsi, ha detto l’isolato scienziato del clima alla più importante riunione sulla scienza del clima degli ultimi sette anni.

Ma cambiare non è facile, soprattutto quando non si parla della tettonica terrestre. Il testo finale è arrivato oggi, e le più allarmanti proiezioni del report dell’IPCC chiariscono ciò che avevano ipotizzato tanti altri studi: il futuro dell’agricoltura – della fame nel mondo, del vostro conto dal droghiere – è fottuto. O, come ha detto il Segretario Generale dell’ONU Ban-Ki Moon in modo un po’ più educato all’inaugurazione dei primi incontri per il report dell’IPCC nello scorso settembre: “Il caldo si fa sentire. Dobbiamo agire.”

I ghiacciai continueranno a ridursi in Himalaya, secondo l’IPCC, impattando seriamente la disponibilità di acqua per l’agricoltura in vaste aree dell’Asia meridionale e della Cina. Il cambiamento climatico potrebbe danneggiare le colture sensibili al calore come il grano e il mais, e avere un impatto minore sulla produzione di riso e soia. I prezzi per i raccolti essenziali saliranno nel mercato globale. La fame aumenterà in gran parte dell’Asia e dell’Africa. ( … )

Il nuovo rapporto dice che tutte queste cose pessime accadranno nei prossimi decenni, mentre il cambiamento climatico si rafforza. Ma, come ho potuto verificare nell’Africa orientale il mese scorso, questo futuro è già il presente per tanti agricoltori di tutto il mondo. In Tanzania le piogge stagionali biannuali. da cui dipendono tanti produttori, non arrivano mai al tempo giusto, e sono sporadiche, alternando acquazzoni torrenziali a periodi di siccità prolungate. I picchi di calore stanno facendo appassire le colture di mais, mentre i pozzi e i corsi d’acqua si stanno sempre più prosciugando.  La zona in cui le fattorie di Dephath Omondi nel sud del Kenya sembrano lussureggianti, con i campi di mais color smeraldo delimitati dalle alte acacie. Ma lui mi dice che l’apparenza inganna.

Venticinque anni fa, qui il tempo era prevedibile ( … )  Gli agricoltori sono confusi su quando e cosa piantare. È una cosa davvero preoccupante. Sconvolgimenti simili sono già una sfida per gli agricoltori di tutto il mondo. Nel delta del Mekong in Vietnam, le popolazioni rurali stanno perdendo i terreni perché le acque salate del mare stanno salinizzando troppo i fiumi per poter crescere il riso. In Nicaragua l’aumento delle temperature sta diffondendo “il fungo della ruggine del caffè”, una malattia che sta uccidendo migliaia di alberi e che potrebbe rendere inutilizzabile l’80% delle aree per la coltivazione del caffè da qui al 2050. E nelle Filippine centrali gli agricoltori di cocco stanno lottando per riprendersi dal tifone autunnale Haiyan, che ha gravemente danneggiato o divelto circa 33 milioni di alberi.

Così come non ci sono atei in trincea, ci sono pochi scettici del cambiamento climatico tra coloro che coltivano il cibo del mondo, se non nessuno. ( … )  Un report pubblicato la scorsa settimana dal gruppo Oxfam ci avverte che il riscaldamento globale potrebbe prolungare la lotta contro la fame nel mondo per decenni, mettendo a rischio la vita di altri 50 milioni di persone. Il mondo “è assolutamente impreparato” per l’impatto sul cibo, ha detto Oxfam. ( … )

Lester Brown, il controverso fondatore dell’Earth Policy Institute, afferma che ci troviamo di fronte una incombente “crisi alimentare”, non solo a causa del cambiamento climatico, ma anche per le sempre maggiori scarsità d’acqua e per la conversione di terreni agricoli verso usi non alimentari. ( … ) Ma non ci sbagliamo: le tensioni più forti per il nostro approvvigionamento alimentare verranno dal cambiamento climatico. “Il sistema agricolo odierno è stato progettato per massimizzare la produzione all’interno del sistema climatico che è esistito negli ultimi mille anni”, ha detto Brownt all’Harvard Crimson: “Ora, improvvisamente, non sappiamo cosa succederà esattamente nel futuro. Sappiamo che abbiamo bisogno di frenare il prima possibile”.

Tol, il ricercatore che ha lasciato l’IPCC in segno di protesta, ha detto che i contadini “si adatteranno”. Ma è come aspettarsi che gli scoiattoli si adattino a un incendio boschivo. Come potrà Amani Peter, un giovane agricoltore che ho incontrato in Tanzania, adattarsi se il suo pozzo si prosciuga? Come farà a adattarsi al mais che appassisce, quando le piogge si fermano un mese in anticipo, come hanno fatto lo scorso anno? E cosa faranno i nove agricoltori su dieci della Cina occidentale che non hanno un’assicurazione sui raccolti quando i raccolti di grano cominceranno a mancare? Anche l’agricoltore più brillante potrebbe non farcela. ( … )

 Di  

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Questo articolo è stato pubblicato su The Guardian il 31 marzo 2014 (link: Think the new climate report is scary? The food-pocalypse is already upon us) scelto e tradotto per comedonchisciotte.org da Supervice. La traduzione completa è qui.

Foto tratta da earthtimes.org

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