La Luce dell’Asia

La Luce Dell’Asia
Pubblicato  giugno 16, 2012 da cateringveg

LA LUCE DELL’ASIA
di Sir Edwin Arnold

estratto dal poema La Luce dell’Asia di Sir Edwin Arnold 1879

Non sono in grado di raccontare nemmeno la minima parte della splendida scrittura che uscì dalle labbra di Buddha: sono soltanto uno scrivano… arrivato tardi, che ama il Maestro e il suo amore per gli uomini e racconta questa storia sapendo che egli era saggio, ma non avendo l’abilità di dire qualcosa di più di ciò che è scritto nei libri; il tempo ha annebbiato la loro scrittura e il loro antico senso, che una volta era nuovo e potente, toccante per tutti.

Conosco una parte del lungo discorso che Buddha pronunciò in quella dolce sera indiana. So anche che è scritto, che coloro che udirono erano più di centinaia di migliaia, più di decine di milioni di quanto si potesse vedere, poiché tutti i Deva, gli dei e gli antenati si affollano là, finché‚ il Cielo fu svuotato fino al settimo livello e i più profondi oscuri Inferni aprirono le loro sbarre; persino la luce del giorno indugiò oltre il suo tempo in roseo splendore sui picchi che osservavano, cosicché‚ sembrava che la notte ascoltasse nelle valli e il giorno dalle montagne; è scritto che la sera indugiò tra loro, come una ninfa celeste rapita nell’estasi dell’amore; le lente nuvole erano i suoi capelli intrecciati; le stelle erano le perle e i diamanti incastonati della sua corona; la luna il gioiello sulla sua fronte e l’oscurità sempre più profonda era la sua veste.

Era il suo respiro sospeso che arrivava in profumati sospiri attraverso i prati, mentre il nostro Signore insegnava e, mentre insegnava, a chi udiva, che fosse straniero in quella terra, o schiavo, di alta o di bassa casta, che fosse di sangue ariano o fuori-casta o abitatore della giungla, sembrava di udire la sua lingua locale.

Anzi, è scritto che oltre a coloro che si affollavano vicino al fiume, grandi e piccoli, gli uccelli, le bestie e gli esseri striscianti, percepirono il vasto amore di Buddha e colsero la promessa del suo misericordioso discorso; cosicché‚ le loro vite – imprigionate nella forma della scimmia, della tigre, del daino o dell’orso, dello sciacallo o del lupo, di avvoltoi che si nutrono di carogne, della colomba perlacea o dell’ingioiellato pavone, del rospo accucciato o del serpente maculato, della lucertola, del pipistrello o del pesce che guizza nelle onde del fiume – furono toccati umilmente dalla fratellanza con l’uomo che ha meno innocenza di loro; e, in muta felicità, sapevano che la loro schiavitù veniva spezzata, mentre il Buddha pronunciava queste parole di fronte al Re:

“Om, Amitaya! Non misurate con le parole l’Incommensurabile;

non affondate la corda del pensiero nell’Inscandagliabile.

Chi chiede erra, chi risponde sbaglia. Non dite nulla!

I Libri insegnano che da principio c’era l’Oscurità e soltanto Brahma meditava in quella Notte;

non cercate là Brahma e l’Inizio!

Né lui né alcuna luce, alcuno scrutatore vedrà con occhi mortali, né alcun cercatore conoscerà con mente mortale,

velo dopo velo si alzerà – ma vi saranno ancora altri veli.

Le stelle incedono maestosamente e non interrogano.

È sufficiente sapere che vi sono la vita, la morte, la gioia e il dolore;

e la causa e l’effetto e il corso del tempo e l’incessante onda dell’Esistenza,

che, perennemente mutevole, scorre collegata, come in un fiume le increspature seguono le increspature,

veloce o lenta – la stessa e tuttavia non la stessa – dalle lontane sorgenti da cui sgorgano le sue acque fino ai mari.

Questi, evaporando sotto il Sole, ridanno le perdute onde alla coltre di nubi,

affinché‚ gocciolino giù per le colline e fluiscano ancora; senza pausa né pace.

È sufficiente sapere che i fantasmi, le illusioni, esistono;

che vi sono i Cieli, le Terre, i Mondi, soggetti ai mutamenti;

una potente e turbinante ruota di sforzi e tensioni, che nessuno può arrestare o calmare.

Non pregate! L’Oscurità non ne sarà rischiarata!

Non chiedete nulla al Silenzio, che‚ non può parlare!

Non torturate le vostre menti gementi con pii tormenti!

Ah! Fratelli, sorelle! Non cercate nulla dagli impotenti dei con doni ed inni,

non cercate di corromperli con offerte di sangue, né di nutrirli con frutta e dolci;

all’interno di voi stessi deve essere cercato il riscatto; ogni uomo crea la sua prigione.

Ognuno ha signoria su se stesso quanto i più elevati;

poiché per i Poteri al di sopra, attorno e al di sotto, così come per tutta la carne di chiunque viva,

è l’azione a creare la gioia o la sofferenza.

Ciò che è stato porterà ciò che sarà ed è, il peggio, il meglio; l’ultimo il primo e il primo l’ultimo;

gli Angeli, nei Cieli della Felicità, raccolgono i frutti di un santo passato.

I demoni, nei mondi infernali, scontano azioni malvagie di un’epoca trascorsa.

Nulla dura: le nobili virtù si esauriscono con il tempo, i malvagi peccati vengono da esso purificati.

Chi soffrì come schiavo può diventare un nuovo Principe, per gentile valore e merito conquistato;

chi governò come Re può vagare per la terra vestito di stracci, per cose compiute e non compiute.

Più in alto di Indra, il Re degli dei, potete elevare il vostro destino e sprofondare più in basso del verme o del moscerino;

la fine di molte miriadi di vite è questa, la fine di miriadi di vite è quello.

Soltanto, mentre gira questa ruota invisibile, non vi può essere pausa, pace, né luogo in cui riposare;

chi sale cadrà, chi cade salirà; i raggi girano incessantemente!

Se voi foste vincolati alla ruota del cambiamento e non vi fosse mododi spezzarne le catene,

il cuore dell’Esistenza senza limiti sarebbe una maledizione, l’Anima delle Cose sarebbe tremendo Dolore.

Ma voi non siete vincolati!

L’Anima delle Cose è dolce, il Cuore dell’Esistenza è riposo celestiale;

più forte del dolore è la volontà: quello che era buono deve diventare migliore e poi ottimo.

Io, Buddha, che piansi con tutte le lacrime dei miei fratelli,

il cui cuore fu spezzato dalla sofferenza di un intero mondo,

rido e sono felice, poiché c’è la Libertà! Ascoltate, voi che soffrite!

Sappiate di essere la causa della vostra sofferenza.

Nessuno vi trattiene, nessuno vi costringe a vivere e a morire e a turbinare sulla ruota,

abbracciando e baciando i suoi raggi di agonia, stretti al suo cerchio di lacrime, al suo mozzo del nulla.

Guardate, vi mostro la Verità!

Più in basso dell’inferno, più in alto del cielo, all’esterno delle più lontane stelle,

più in là della dimora di Brahma, prima dell’inizio e senza una fine, eterno come lo spazio e sicuro come la certezza,

c’è un Potere Divino che muove ogni cosa per il suo bene e soltanto la sua Legge rimane inalterata.

È il suo tocco che fa sbocciare la rosa, è la sua mano a formare i petali del loto;

nell’oscura terra e nel silenzio dei semi, tesse la veste della Primavera;

dipinge le gloriose nuvole e gli smeraldi sulle penne del pavone; ha le sue dimore nelle stelle;

i suoi schiavi nel lampo, nel vento e nella pioggia.

Dall’oscurità ha creato il cuore dell’uomo;

dalle opache conchiglie ha tratto il variopinto collo del pavone;

costantemente all’opera, trasforma in grazia l’ira e la furia antiche.

Le grigie uova, nel dorato nido del colibrì, sono i suoi tesori, le celle a sei facce delle api sono i suoi vasi di miele;

la formica segue i suoi sentieri, le bianche colombe li conoscono bene.

Distende al volo le ali dell’aquila al momento di portare a casa la sua preda;

manda la lupa dai suoi cuccioli; trova cibo ed amici per chi non è amato.

Non è ostacolato né arrestato in nulla, ama tutto; porta al seno della madre il dolce bianco latte;

crea anche le bianche gocce di veleno con le quali colpisce il giovane serpente.

Crea l’ordinata musica delle orbite celesti nella volta sconfinata del cielo;

nei profondi abissi della terra nasconde oro, rubini, zaffiri, lapislazzuli.

Portando costantemente alla luce segreti, dimora nel verde delle foreste,

avendo cura di strane pianticelle alla radice del cedro, concependo foglie, boccioli, steli.

Uccide e salva, non muovendosi in alcun modo se non per tessere il destino;

i suoi fili sono l’Amore e la Vita; e la Morte e il Dolore le spole del suo telaio.

Crea e disfa, riparando tutto; ciò che crea ora è migliore di ciò che è stato;

lentamente si sviluppa lo splendido modello che pianifica tra le sue abili mani.

Questa è l’opera sulle cose che vedete, quelle invisibili sono di più;

i cuori e le menti degli uomini, i pensieri dei popoli, la loro via e le loro volontà, anche queste, la Grande Legge vincola.

Non vista vi aiuta con mani fedeli, non udibile vi parla più fortemente della tempesta.

La Pietà e l’Amore appartengono all’uomo, a causa di lunghe tensioni che diedero forma alla cieca massa.

Non sarà disprezzata da nessuno; chi la contrasta perde e chi la serve guadagna;

paga il bene nascosto con pace e beatitudine, il male con dolori.

Vede ovunque e annota tutto: agisci rettamente, sarai ricompensato!

Agisci ingiustamente, per quanto il Dharma, la Legge, possa ritardare, dovrai scontarne la pena.

Non conosce ira né perdono; la verità suprema è la sua misura e il peso della sua bilancia è infallibile;

il tempo non conta e giudicherà domani o tra molti giorni.

Per questo il coltello dell’assassino ha colpito lui stesso; il giudice ingiusto ha perso la propria difesa;

la lingua dedita alla falsità condanna la sua bugia; il ladro furtivo e il saccheggiatore rubano soltanto per tornare a rendere.

Tale è la Legge che opera rettamente e che nessuno alla fine può mettere da parte od arrestare;

il suo cuore è Amore, il suo fine è Pace e dolce Realizzazione. Obbedite!

I Testi Sacri dicono bene, fratelli miei!

La vita di ciascun uomo è il risultato di quella precedente, i torti passati portano dolori e sofferenze,

la giustizia di tempi lontani porta beatitudine.

Quello che seminate raccoglierete. Guardate quei campi! Il sesamo era sesamo, il mais era mais.

Il Silenzio e l’Oscurità lo sapevano! Così nasce il destino dell’uomo.

Egli viene a raccogliere le cose che seminò, sesamo, mais, tanto quanto ne seminò nella nascita passata;

e altrettanta gramigna ed erbe velenose che ostacolano lui e la dolorante terra.

Se egli lavorerà giustamente, sradicando queste ultime e piantando pianticelle integre dove esse crescevano,

la terra sarà fruttuosa, bella e pulita e ricco sarà il raccolto.

Se colui che vive, imparando qual è l’origine della sofferenza, la sopporta pazientemente,

sforzandosi di pagare fino all’ultimo il suo debito attuale per antichi mali, vivendo nell’Amore e nella Verità.

Non togliendo a nessuno, egli purificherà completamente dalla menzogna e dall’egoismo la sua natura;

sopportando tutto umilmente, ritornando di fronte all’offesa soltanto grazia e bontà.

Se giorno dopo giorno sarà misericordioso, santo, giusto, gentile e veritiero;

e strapperà il desiderio da dove si aggrappa con radici sanguinanti, fino a che l’amore della vita troverà fine,

allora egli, morendo, lascerà come risultato un conto chiuso,

i cui mali sono morti e finiti, il cui bene sarà rapido e potente, lontano e vicino, cosicché‚ i frutti ne seguiranno.

Nessun bisogno vi sarà, per lui, di vivere quella che voi chiamate vita;

quello che in lui cominciò è terminato: egli ha realizzato lo scopo per il quale è nato come Uomo.

Mai più le brame lo tortureranno, né i peccati lo macchieranno,

né il dolore delle gioie terrene e le sue sofferenze invaderanno la sua sicura ed eterna pace; le morti e le vite non ritorneranno più.

Egli entra nel Nirvana.

Egli è uno con la vita e tuttavia non vive. È benedetto, avendo cessato di essere.

Om, Mani Padme, Om! La goccia di rugiada scivola nel mare splendente!

Questa è la dottrina del Karma. Imparate!

Soltanto quando tutta l’impurità del peccato è stata abbandonata,

soltanto quando la vita muore come una bianca fiamma esaurita, la morte muore con essa.

Non dite: “Io sono”, “Io ero”, o “Io sarò”,

non pensate di passare di casa in casa corporea come viaggiatori che ricordano e dimenticano, ben alloggiati o mal alloggiati.

Dall’Universo ha origine quella somma che è l’ultima delle vite.

Crea la sua abitazione come il baco tesse la seta e dimora in essa.

Assume funzione e sostanza come dall’uovo covato del serpente vengono le scaglie e i denti;

come i semi piumati dei giunchi volano sulle rocce, sull’argilla e sulla sabbia, finché‚ trovano la loro palude e si moltiplicano.

Viene anche per aiutare o ferire.

Quando la Morte colpisce l’amaro assassino, i suoi rossi frammenti impuri vagano su ali pestilenziali e malefiche.

Ma quando muore il mite e il giusto, alitano dolci brezze, il mondo diventa più ricco,

come se un fiume nel deserto sprofondasse per riapparire ancora, più puro, con un più vasto luccichio.

Così il merito acquisito conquista un’epoca più felice, che può trovare fine a causa del demerito.

Tuttavia questa Legge dell’Amore regnerà sovrana prima che i kalpa, le ere, finiscano.

Che cosa vi ostacola fratelli? L’Oscurità! Essa porta ignoranza;

confusi da essa, scambiate per veri questi spettacoli e con la sete di ottenere e ottenendo,

vi aggrappate ai piaceri che creano le vostre sofferenze.

Voi che percorrerete il Sentiero di Mezzo, il cui corso è tracciato dalla Brillante Ragione e addolcito dalla dolce quiete;

voi che percorrerete l’alta strada del Nirvana, ascoltate le Quattro Nobili Verità.

La Prima Verità è quella del Dolore; non fatevi ingannare!

La vita che voi apprezzate è una lunga agonia: restano soltanto i dolori;

i suoi piaceri sono come uccelli che atterrano e volano via.

Il dolore della nascita, il dolore nei giorni dell’infanzia impotente, il dolore dell’ardente gioventù e il dolore della maturità;

il dolore degli anni grigi e della morte soffocante, questi riempiono il vostro pietoso tempo.

Dolce è l’amore appassionato, ma le fiamme della pira funeraria dovranno baciare il seno che fu cuscino e le labbra che avvincono;

prode è la Potenza del guerriero, ma le ossa di capi e di Re sono il cibo degli avvoltoi.

Bella è la Terra, ma tutte le sue foreste nascondono reciproche uccisioni, bramosia di vivere;

di zaffiro sono i cieli, ma quando gli uomini piangono affamati, essi non danno alcuna goccia.

Chiedete all’ammalato, al gemente, chiedete a colui che barcolla sul suo bastone, solo e abbandonato:

“Ami la tua vita?” ed essi diranno che l’infante è saggio quando piange, alla nascita.

La Seconda Verità è la Causa del Dolore.

Quale angoscia ha origine da se stessa e non dal Desiderio?

I sensi e le cose percepite si mischiano e accendono la rapida scintilla del fuoco della passione.

Così divampa Trishna, la bramosia e la sete delle cose.

Bramosi vi aggrappate alle ombre, contate su meri sogni;

piantate nel mezzo un falso Sé‚ e vi create attorno un mondo apparente.

Ciechi alle altezze celesti, sordi al suono della dolce musica che alita dal lontano cielo di Indra;

muti ai richiami della vera vita, seguite quella falsa che non conduce se non al dolore.

Così crescono le lotte e le bramosie che fomentano la guerra sulla terra;

così si angosciano i poveri cuori ingannati e fluiscono lacrime salate;

così crescono passioni, invidie, ire, odii;

così gli anni, con piedi arrossati, inseguono anni macchiati di sangue.

Così, ove dovrebbe crescere il grano, si diffonde la gramigna, con le sue malefiche radici e i suoi boccioli velenosi;

difficilmente i buoni semi trovano il giusto suolo dove cadere e germogliare;

e drogata da bevande velenose, l’anima diparte, ardente per la sete di Karma ritorna;

stordito dai sensi, ancora l’abbruttito s‚ ricomincia e guadagna nuovi inganni.

La Terza Verità è la Cessazione del Dolore.

Questa è la pace: aver conquistato l’egoismo e la bramosia di vivere,

aver sradicato dal petto anche le passioni profondamente radicate, aver calmato la tensione interiore.

Invece dell’amore stringere con forza l’Eterna Bellezza; invece che della gloria, essere signori del Sé;

invece del piacere, vivere al di là della durata della vita degli dei;

invece dell’incommensurabile ricchezza, ammucchiare il tesoro duraturo del perfetto servizio reso,

dei doveri svolti nella misericordia, della dolce parola e dei giorni immacolati:

queste ricchezze non svaniranno nella vita, né saranno screditate dalla morte.

Allora terminerà il Dolore, poiché saranno cessate la Vita e la Morte;

come potranno ardere le lampade se il loro olio è consumato?

Il vecchio, triste, conto è stato saldato; il nuovo è immacolato; così l’uomo è appagato.

La Quarta Verità è la Via. Si apre ampio, piano, facile e breve da percorrere per tutti i piedi,

il Nobile Ottuplice Sentiero; conduce direttamente alla pace e al rifugio. Ascoltate!

Molteplici sentieri conducono a quelle cime sorelle attorno alle cui nevi sono avvolte le nuvole dorate;

lo scalatore arriva dove spazia quell’altro mondo per mezzo di pendii ripidi o dolci.

Le membra robuste possono osare la via impervia? Vertiginosa e pericolosa, su cui infuria la tormenta;

il debole dovrà girarvi intorno, da piano a piano, con molte soste.

Questo è l’Ottuplice Sentiero che porta la pace; esso procede attraverso altezze inferiori o superiori.

L’anima forte si affretta, la debole indugia. Tutti raggiungeranno le nevi illuminate dal sole.

Il Primo buon Livello è la Giusta Dottrina.

Camminate nel timore del dharma, la Legge, evitando ogni offesa;

fate attenzione al Karma che crea il destino dell’uomo, abbiate padronanza sui vostri sensi.

Il Secondo è il Giusto Scopo.

Mostrate buona volontà verso tutto ciò che vive, lasciando morire la crudeltà, l’avidità e l’ira;

cosicché‚ le vostre vite siano come il soffiare di dolci brezze.

Il Terzo è il Giusto Discorso.

Governate le labbra come se fossero porte di un palazzo con il Re all’interno;

siano tranquille, giuste e cortesi tutte le vostre parole.

Il Quarto è il Giusto Comportamento.

Che ogni vostra azione sradichi un difetto o aiuti a crescere un merito;

che l’amore si mostri attraverso buone azioni, come si vedono i fili d’argento attraverso il cristallo.

Vi sono poi Quattro Vie Superiori.

Possono percorrerle soltanto quei piedi che non camminano più sulle cose terrene.

Giusta Purezza, Giusto Pensiero, Giusta Solitudine, Giusta Estasi.

Non distendere le ali per volare verso il sole, tu anima dalle ali senza piume!

Dolce e sicura è l’aria che spira nella valle, familiari sono le pareti di casa propria:

soltanto i forti lasciano il nido che si sono costruiti.

Caro è l’amore, lo so, della Moglie e del Figlio; piacevoli gli amici e i passatempi dei vostri anni;

frutto di buona vita le gentili carità; false, sebbene fermamente radicate, le vostre paure.

Vivete, voi che dovete, vite di questo genere; delle vostre debolezze fate scale d’oro;

elevatevi dal quotidiano soggiorno su queste fantasie a verità più nobili.

Così passerete ad altezze più chiare e troverete ascensioni più facili e carichi di peccati più leggeri

e una più grande volontà di andare al di là dei vincoli dei sensi, entrando nel Sentiero.

Colui che guadagna tale inizio ha toccato il Primo Stadio; egli conosce le Nobili Verità, l’Ottuplice Sentiero;

per mezzo di pochi o molti passi, egli conseguirà la beata dimora del Nirvana.

Chi si erge al Secondo Stadio, reso libero dai dubbi, dalle illusioni e dallo sforzo interiore,

signore di ogni senso, abbandonati i sacerdoti e i testi sacri, vivrà soltanto un’altra vita.

Ancora più in là si erge il Terzo Stadio: purificato, lo spirito si prodiga, nobile, ad amare tutti gli esseri viventi in perfetta pace.

La sua vita è terminata, la prigione della vita è spezzata.

Tra loro c’è anche chi, sicuramente, vivente e visibile entrerà nella Meta Suprema,

il Quarto Stadio dei Santi, dei Buddha, delle anime perfette!

Come crudeli nemici uccisi da qualche guerriero, lungo questi Stadi giacciono nella polvere dieci peccati;

l’Amore di sé, la Falsa Fede e il Dubbio sono tre; altri due sono l’Odio e la Bramosia.

Chi ha conquistato questi Cinque ha percorso Tre dei Quattro Stadi;

tuttavia vi sono ancora l’Amore della Vita sulla terra, il Desiderio del Cielo, la Lode di sé, l’Errore e l’Orgoglio.

Come colui che si erge su quei picchi nevosi, non avendo nulla sopra di sé‚ oltre al blu senza limiti,

così, avendo ucciso questi peccati, l’uomo raggiunge la vetta del Nirvana.

Gli dei dai loro troni inferiori lo invidiano; la rovina dei Tre Mondi non lo scuoterà;

per lui ogni vita è stata vissuta, ogni morte è morta; il Karma non creerà più nuove case.

Non cercando nulla, egli ottiene tutto; avendo abbandonato il sé, l’Universo è divenuto il suo “Io”.

Se qualcuno insegna che il Nirvana è estinzione, ditegli che mente.

Se qualcuno insegna che il Nirvana è vivere, ditegli che sbaglia;

non conoscono questo, né quella luce che risplende al di là delle loro lampade spezzate,

né la beatitudine al di là della vita, al di là del tempo.

Entrate nel Sentiero! Non c’è dolore simile all’odio!

Nessuna sofferenza come le passioni, nessun inganno come i sensi! Entrate nel Sentiero!

Lontano si è spinto colui il cui piede ha calpestato un’offesa.

Entrate nel Sentiero! Là sgorga l’acqua che guarisce, che calma ogni sete!

Là sbocciano i fiori immortali che tappezzano ogni strada di gioia! Là si affollano le più veloci e le più dolci ore!

Più prezioso delle gemme è il tesoro della Legge, la sua dolcezza è più dolce di quella del favo di miele;

le sue delizie sono al di là di ogni paragone.

Per vivere così ascoltate rettamente le Cinque Regole:

Non uccidete – per amore della pietà – nemmeno l’essere più umile che si arrampica per la sua via.

Date e ricevete liberamente, ma non prendete da nessuno ciò che è suo per mezzo dell’avidità, della forza o della frode.

Non fornite falsa testimonianza, non mentite né calunniate; la verità è la parola della purezza interiore.

Evitate le droghe e il bere che offuscano l’intelletto; le menti chiare, i corpi puliti, non hanno bisogno del succo di soma.

Non toccate la moglie del vicino; non commettete peccati della carne illeciti e indegni.”

Con queste parole il Maestro parlò dei doveri rispetto al padre, alla madre, ai figli, ai compagni, agli amici; insegnando come coloro che non possono rompere rapidamente le tenaci catene dei sensi – i cui piedi sono troppo deboli per percorrere la strada superiore – dovrebbero vivere questa vita umana in modo che tutti i loro giorni trascorrano impeccabili in opere di carità e nei primi veri passi dell’Ottuplice Sentiero; vivendo puri, riverenti, pazienti, misericordiosi, amando tutte le cose che vivono così come amano se stessi; poiché ciò che accade di male è frutto del male operato nel passato e il bene è il frutto del bene; e tanto più colui che vive nella sua famiglia purifica il suo sé‚ e aiuta il mondo, tanto più felice sarà nello stadio successivo, in una esistenza così migliorata.

Buon week a tutti

Fonte: esonet.org

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