La guarigione è dei pazienti

Molte malattie oltre a non essere inguaribili non sono nemmeno malattie: ecco l’esempio di Domenico che ha vinto la celiachia grazie alla liberazione delle emozioni negative

di Andrea Leone

Secondo la medicina ufficiale la celiachia è “una malattia che dura tutta la vita”; più tecnicamente la fonte più autorevole in Italia (la Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia) definisce la celiachia «un’enteropatia autoimmune permanente scatenata dall’ingestione del glutine in soggetti geneticamente predisposti». E sempre secondo la stessa Relazione viene sentenziato che «a tutt’oggi non vi è possibilità di guarigione», la celiachia o malattia celiaca è considerata «la più frequente intolleranza alimentare a livello mondiale […]. L’unica terapia attualmente disponibile per la malattia celiaca è l’esclusione totale e permanente dei cereali contenenti glutine dalla dieta».

Tutto dipende da te 

E invece guarire dalla malattia celiaca si può: Domenico ce l’ha fatta dopo quarant’anni, dimostrando che la guarigione è dei pazienti. Ha smesso di mangiare pane, pizza e pastasciutta fin da bambino perché altrimenti stava male. Poi 15 anni fa lo hanno etichettato come celiaco e da allora ha goduto di un buono da 120 euro al mese per l’acquisto di cibo senza glutine. Come lui centinaia di migliaia di altre persone: solo in Italia è celiaco 1 persona su 100 (il Ministero della salute stima che ad oggi il numero sia di circa 100.000). Un esercito di “malati”.

Eppure Domenico, nonostante le “evidenze scientifiche” di una malattia da cui non si può guarire, si nutre di un sano dubbio e quindi si apre alla possibilità e al sogno che un giorno avrebbe potuto mangiarsi la beneamata pizza. Un percorso di consapevolezza lo avvicina ad approcci alternativi, che lo conducono alla convinzione che il nostro corpo è in intima relazione con la nostra mente e le nostre emozioni. Finalmente decide, sempre con un certo margine di diffidenza, di partecipare al seminario di Liberazione della memoria emozionale (LME)1 tenuto dalla dottoressa Bardelli. Alla fine del primo giorno, attraverso la liberazione emozionale, Domenico si sente pronto ad assumere del “glutine” avendo sentito fino in fondo l’evidente connessione tra il suo corpo e certi eventi emotivi della sua vita di quando era bambino. Da quel giorno, è ritornato a mangiare glutine in abbondanza, ben felice di aver dovuto rinunciare al buono mensile.

Liberare le emozioni 

L’esempio di Domenico fa riflettere sull’importanza di riappropriarsi del nostro corpo, agendo responsabilmente, in modo attivo e critico senza costringerci o senza adagiarci su verità preconfezionate, in buona o cattiva fede, da altri, per quanto autorevoli e “scientifiche” siano le fonti. Questo passaggio è molto delicato e importante. Per trovare nuove soluzioni occorre emanciparsi dalle mappe che non sono capaci di farci trovare vie di uscita e smetterla di pensare che non ci siano soluzioni.

La dottoressa Bardelli è molto convinta di questo e ribadisce che la guarigione è di quei pazienti che sanno esercitare la pazienza, di coloro che non vogliono una risposta subito ma che procedono con spirito critico e con mente aperta. Ed è grazie alla pazienza e all’apertura mentale che Domenico è riuscito ad abituare il suo corpo all’assunzione del glutine.

Chiedo alla dottoressa Bardelli di raccontarmi meglio la vicenda di Domenico. E mi risponde raccontandomi che alcuni anni prima, durante un suo seminario di LME, «un partecipante si presentò dicendo che era celiaco da 40 anni. Erano passati talmente tanti anni che la celiachia costituiva parte della sua identità. Durante il seminario Domenico raccontò che quando era neonato la sua mamma, come si usava ai tempi, contribuiva all’economia familiare facendo la nutrice, cioè allattando bimbi di altre mamme, nel paese di campagna dove vivevano. Così come aveva potuto ricostruire dai racconti della mamma spesso accadeva che quando arrivava il bimbo da allattare la mamma staccasse il proprio figlio dal seno e dalle sue braccia e lo mettesse strillante nella culla in un’altra stanza. E che cosa riceveva in cambio la mamma? Un sacco di grano!».

Per associazione quindi, era proprio il grano a staccare Domenico dalla sua mamma, dal suo buon nutrimento. Da quel momento, quindi, il grano divenne un boccone indigesto e di conseguenza il suo corpo ha iniziato a rifiutare il grano perché associato a un dolore inaccettabile, era un “boccone” che non riusciva a digerire.

«La storia di Domenico è emblematica – aggiunge la dottoressa – perché a questa prima associazione grano/dolore indigesto se ne aggiunge un’altra rafforzando la connessione e la reazione allergica. Infatti qualche anno dopo, quando era un bambino di sette anni, Domenico, sentendo di non ricevere più le dovute attenzioni e l’affetto da parte della mamma, se ne andò dai nonni, i quali, lo misero a dormire su di una cassapanca. E cosa c’era dentro quella cassapanca? Una riserva di grano!».

Una volta presa coscienza di questa associazione, la dottoressa Bardelli ha guidato Domenico nel processo di liberazione della memoria emozionale che consiste essenzialmente nel ritornare con l’immaginazione all’evento aiutando il bimbo di allora a reinterpretarlo sciogliendo l’equazione grano = non amore della mamma = dolore indigesto. Domenico ha così potuto sentire che la mamma, pur staccandolo dal seno, continuava ad amarlo e che per amore dei suoi figli accettava di nutrire anche altri bimbi. Questo tipo di esperienza insegna quindi che un lavoro su stessi, come quello compiuto da Domenico, non solo ci potrà condurre a ripristinare una situazione organica ma ci darà anche l’opportunità di sciogliere un nodo di sofferenza della nostra vita e permetterci di affrontare il processo di “guarigione”.

Nota 1) LME sono seminari di 2 giorni ideati dalla fondatrice della Metamedicina, Claudia Rainville. La dottoressa Bardelli tieni questi seminari da vari anni in Italia e in Svizzera come prima consulente italiana di Metamedicina. 

Fonte: www.viviconsapevole.it
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