Un’ipotesi per mutare il Mondo senza passare attraverso eventi catastrofici
Il testo di Gregg Braden “L’effetto Isaia” ipotizza l’esistenza di una scienza perduta, di una tecnologia capace di produrre il potere di dirigere gli avvenimenti.
L’autore arriva a questa conclusione esaminando i testi antichi, soprattutto quelli profetici. La profezia è per Braden una scienza “che ci permette di accedere alle future conseguenze di scelte che facciamo nel presente”. Accanto alla profezia si pone però un’altra scienza perduta, la tecnologia della preghiera, “che ci consente di scegliere quale profezia futura vivremo”.
Secondo il nostro autore, questa seconda tecnologia in uso in tempi remoti, poi dispersa nel IV secolo a causa della sparizione e distruzione di testi rari e relegata in scuole misteriche, sta oggi ricomparendo dopo il ritrovamento dei rotoli del Mar Morto. Sono soprattutto il manoscritto di Isaia ed i testi Esseni, che ci fanno comprendere come nelle mani dell’umanità sia racchiuso un enorme potere, che aspetta di essere utilizzato.
Anche qui bisogna risalire, per comprendere meglio, ad una concezione diversa del concetto di tempo. Braden ci dice che gli antichi consideravano il tempo “come un sentiero che può essere percorso in due direzioni, all’indietro e in avanti”; essi inoltre percepivano le loro visioni come possibilità che si sarebbero attuate se le circostanze presenti non fossero state cambiate.
Le profezie non erano, quindi, condanne a breve o a lunga scadenza, ma avvertimenti che avevano lo scopo, quando riguardavano fatti negativi, di indicare che bisognava cambiare rotta proprio per evitarli.
La concezione antica del tempo viene ora suffragata dalla scienza quantistica che ammette la possibilità di eventi diversi nello stesso momento.
La teoria quantistica postula una realtà tutta costituita da “quanti”, ossia da “quantità discrete di radiazioni elettromagnetiche”. In sintesi, brevissime e rapidissime esplosioni di luce, pulsazioni luminose, onde radianti, mosse da forze non fisiche. Nella fisica dei quanti è possibile che due atomi occupino lo stesso spazio nel medesimo momento: questo fenomeno viene denominato “condensato di Bose – Einstein”. Altri scienziati come Statinover hanno effettuato altri studi sull’atomo giungendo alla conclusione che esistono condensati più grandi comprendenti molti più atomi.
Non basta, tuttavia, limitarsi a quest’aspetto della preghiera, ma ogni possibilità effettiva di cambiamento, sia a livello individuale (ad es., la guarigione personale a tutti i livelli, da quello fisico alla realizzazione spirituale), sia a livello sociale (mutamento degli schemi che reggono la società, realizzazione di un nuovo mondo), si concretizzerà solo se riusciremo a sintonizzarci sullo stato d’animo del risultato e non sul tempo che ci sarebbe voluto a produrlo. In sintesi, dobbiamo sentire che ciò che vogliamo si è già realizzato e che la nostra preghiera è stata esaudita nel momento stesso in cui l’abbiamo pronunciata. A parer mio, le parole di Gesù: “Donna, la tua fede ti ha salvata” rivolte alla donna che furtivamente gli toccava la tunica sicura di poter essere per ciò stessa guarita, hanno questo significato: “Se avessi fede e dicessi alla montagna “spostati”, la montagna si sposterebbe”. Credo che anche in questo caso Gesù si riferisse proprio all’antica tecnologia della preghiera, già conosciuta dagli Esseni, presso i quali sia Maria che Gesù erano stati educati. Braden sostiene che nei popoli antichi il concetto di fede “era la chiave per comunicare con le forze invisibili del mondo…La fede diventa l’accettazione del nostro potere in quanto forza capace di imprimere una direzione alla creazione”. La modalità di richiesta della nuova forma di preghiera necessariamente deve terminare con un’esplicitazione di gratitudine, perché se siamo convinti che ciò che chiediamo è stato ottenuto, dobbiamo ringraziare. Gli sciamani ed i popoli antichi pregavano così. (Vedi a tal proposito pag. 156-157 del testo di Braden). Il modo di pregare che ci viene proposto, quindi, parte da uno stato d’animo molto diverso da quello usuale, infatti, non chiediamo più di essere esauditi, come abbiamo fatto finora, ma ci muoviamo con una consapevolezza del nostro potere creativo e riconosciamo il ruolo attivo che abbiamo nel processo di creazione. Anche se non vediamo al momento risultati concreti, dobbiamo essere sicuri che in qualche parte del mondo la nostra preghiera è già stata esaudita. Non dobbiamo stupirci di essere creativi, infatti, noi siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, siamo fatti della stessa sostanza, ma spesso “ci sentiamo polli e non aquile che possono fissare il sole”. Mi sembra interessante riportare uno specchietto presente nel libro di Braden, perché visualizza in maniera chiara le differenze tra la forma di preghiera comunemente usata e quella prospettataci dagli Esseni:
PREGHIERA DI RICHIESTA PREGHIERA ATTRAVERSO LA QUINTA MODALITA’
1. Ci concentriamo su condizioni in cui crediamo che la pace non esista 1. Noi osserviamo tutti gli eventi che accadono in assenza di pace, senza dare giudizi del tipo buono o cattivo, giusto o sbagliato 2. Chiediamo l’intervento di un potere più alto affinché cambi le condizioni 2. Grazie alla nostra tecnologia basata su pensiero, sentimento ed emozione, creiamo interiormente le condizioni che scegliamo di vivere nel mondo esterno.Per es., “Che avvenga un cambiamento armonioso sulla terra, che tutta la vita guarisca e che ci sia pace in tutti i mondi”. Il nostro sentimento, che tutto ciò è già accaduto, dà potere alla nostra preghiera e mette a fuoco il suo esito. Nel fare ciò, abbiamo creato una nuova memoria di una più alta possibilità
Tratto dal libro di Gregg Braden “L’effetto Isaia”.
Fonti
Crescita Spirituale
Evoluzione Spontanea
La scienza perduta della preghiera
Lorecalle.it