La carenza cronica di ossigeno di Nobuo Shioya (8/12)

bb22aaae822a2a426d3cd732037beacf_3_500_100Sono molti gli anziani che si dicono con un certo imbarazzo: ≪Se devo essere un peso per la società e la mia famiglia, preferisco non vivere a lungo≫. Il presupposto per questa condizione è il rimanere il più possibile autonomi. I vecchi che dicono di voler morire di colpo non esprimono tanto un desiderio di morte, quanto piuttosto la paura di perdere la lucidità e l’autosufficienza, cioè l’autonomia e la dignità. Per una persona anziana, felicità vuol dire essere sani dal punto di vista fisico e psichico, e poter sbrigare le proprie faccende senza dover dipendere da altri.

 

Ma esiste un metodo per incrementare il numero di queste persone? Io posso sostenere di essere la prova vivente dell’efficacia della forza creatrice dei pensieri e della corretta respirazione. A novantasei anni godo ancora della vitalità e della salute di un sessantenne, e naturalmente sono in grado di mangiare e di andare in bagno da solo, non ho handicap fisici di alcun genere. I valori della mia pressione arteriosa sono quelli di un uomo nel fiore degli anni, ho ancora tutti i miei denti e, nonostante abbia perso un po’ di agilità nel golf, sono ancora in grado di giocare con persone giovani. Memoria e vivacità intellettuale sono ancora a posto, e di certo riuscirò a vivere in salute fino a cento anni.

 

Devo tutto questo alla pratica costante della forza creatrice dei pensieri e della corretta respirazione che garantisce alle persone anziane non solo un corpo e una mente sani, ma anche il senso della realizzazione e dell’appagamento.

 

Il metodo consiste nel riempire di ossigeno tutto l’organismo, cioè nell’inspirare a fondo l’universo. Mediante la respirazione addominale mandiamo l’ossigeno e l’energia vitale nel profondo dell’organismo, attivando tutte le cellule. In questo modo il sistema immunitario e l’energia naturale di guarigione vengono rafforzati, mentre lo stato di salute migliora.

 

Sul piano materiale la sostanza che mantiene sane le cellule è l’ossigeno, il nutrimento fondamentale per il loro funzionamento. Ci rendiamo conto di quanto l’ossigeno sia importante per la nostra salute se pensiamo che un essere umano può sopravvivere settimane senza cibo e almeno tre giorni senz’acqua, ma muore se non respira per soli cinque minuti. L’ossigeno è la fonte della nostra energia vitale, e il sistema migliore per assimilarlo intensamente è il metodo della corretta respirazione da me elaborato.

 

A settantaquattro anni ho preso parte a una spedizione di trekking sull’Everest organizzata da un noto gruppo editoriale nel settore della stampa. In un primo momento la mia richiesta di iscrizione era stata scartata a causa della mia età, dato che durante la spedizione dell’anno precedente tutti i partecipanti si erano ammalati. Inoltre, gli organizzatori temevano che non sarei stato in grado di farcela fisicamente. Ma con l’aiuto del metodo, immaginando di salire sull’aereo con gli altri partecipanti, sono riuscito ad ottenere l’autorizzazione a prendere parte a quella spedizione che sognavo da anni.

 

Insieme ai miei compagni di viaggio sono atterrato a Katmandu, la capitale del Nepal. Da lì con un volo charter abbiamo raggiunto la base di partenza. Prima della partenza avevo ricevuto avvertimenti di vario genere: dal momento dell’atterraggio all’aeroporto dovevo parlare solo se strettamente necessario e muovermi il meno possibile. L’aeroporto era situato a 3.800 metri di altezza e in quell’atmosfera così rarefatta occorreva ridurre al minimo il consumo di ossigeno per dare al corpo il tempo di abituarsi all’ambiente. Questo è il modo migliore per prevenire il mal d’altitudine. Quando l’aereo ha toccato il suolo, due dei partecipanti hanno cominciato a soffrire di mal d’altitudine e il pilota ha stabilito bruscamente di riportarli subito a Katmandu, dicendo che nel viaggio di ritorno non voleva caricare cadaveri sul suo apparecchio. Una volta arrivati in albergo, il numero di quelli che manifestavano i sintomi del mal d’altitudine era rapidamente aumentato.

 

La mattina dopo ho guardato dalla finestra le forme maestose della catena montuosa dell’Everest. Era ben più imponente di quanto avessi immaginato. Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime e ho avuto la sensazione che Dio mi stringesse al suo cuore. Ho chiuso gli occhi e ho ringraziato l’energia inesauribile dell’universo, creatrice di quell’immenso panorama, per avermi permesso di vivere quell’esperienza.

 

Alcuni partecipanti non erano scesi a colazione e i presenti lamentavano problemi come il mal di testa. Tutti erano stati colpiti dal mal d’altitudine tranne uno: io, il settantaquattrenne! Non avevo alcun sintomo e mi aggiravo di buonumore qua e là per scattare fotografie o assistere i miei compagni che stavano poco bene, senza seguire il consiglio di risparmiare l’ossigeno. Nonostante avessi dormito poco, mi sentivo pimpante e pieno di energia vitale.

 

Dopo un giorno di riposo abbiamo lasciato in albergo quelli che stavano molto male e siamo partiti per il trekking. Mi godevo la piacevole escursione e mi muovevo con leggerezza e vivacità. Ad eccezione del sottoscritto, i partecipanti al viaggio avevano al massimo cinquantadue anni, ma i più erano di età compresa fra i venti e i trent’anni. Ero l’unico anziano, e né in volo né dopo mi ero riguardato, anzi avevo consumato più ossigeno degli altri. Eppure ero il solo a non stare male, come mai? 

 

Molto semplice: grazie all’esercizio quotidiano della forza creatrice dei pensieri e della corretta respirazione, la mia capacità di immagazzinare ossigeno era diventata superiore a quella delle persone normali. In me, sia la capacità di assimilare ossigeno nell’organismo, nel sangue e nelle cellule, sia il volume polmonare erano maggiori che negli altri, ragion per cui assimilavo più di quanto consumassi. Per tutto il tempo avevo cercato di fornire ossigeno al mio organismo, in aggiunta alla mia elevata capacità di immagazzinare quell’elemento. Era come se in quella zona ad alta quota dall’atmosfera rarefatta fossi l’unico a portare in spalla una invisibile bombola di ossigeno…

 

È vero che tutti gli esseri umani respirano, ma sono dell’opinione che quando respiriamo non inspiriamo realmente. Tutti soffrono di carenza cronica di ossigeno. Facendo dei respiri profondi è possibile assimilare ossigeno a sufficienza.

 

Provate ad inspirare profondamente. In qualunque modo lo facciate, sentirete la differenza fra la quantità di ossigeno assimilata in questo caso e quella introdotta con la normale respirazione. Questo significa che respirando normalmente introduciamo una quantità relativamente esigua di ossigeno, appena sufficiente per mantenerci in vita, ma inadeguata per contribuire attivamente alla guarigione del nostro corpo. È questo il motivo per cui così di frequente si parla della grande importanza della respirazione profonda.

 

Il trucco per inviare l’aria nella profondità dei polmoni consiste nell’abbassare il diaframma. Come si fa? Sapete che l’hara, la sede della volontà e della forza, si trova circa tre centimetri sotto l’ombelico, non sulla superficie corporea ma più o meno tra la parete addominale esterna e la schiena. Si concentra la propria coscienza in questa parte del corpo e si inspira in questo punto dirigendovi la propria attenzione. In questo modo il diaframma si abbassa automaticamente ed è possibile riempire i polmoni fino in fondo. Ripetendo la respirazione profonda il corpo riceve la giusta quantità di ossigeno, indispensabile per la salute. Possiamo così mantenere un corpo sano e una mente lucida, e sprizzare vitalità da tutti i pori.

 

Quando parlo della salute dell’essere umano, non mi riferisco solo a quella fisica. Per me le persone che ingannano gli altri o li feriscono di proposito non sono sane. Quando lo spirito è deforme, non siamo in presenza di salute, anche se il corpo è a posto. È qualcosa che riconosciamo quasi istintivamente. La vera salute si ha solo quando sono sani tutti e tre gli aspetti: corpo, mente e anima. Il metodo è più di una semplice tecnica respiratoria, è una tecnica che permette di inspirare l’universo ed armonizzare ad esso corpo, mente e anima. Questi tre elementi vanno considerati come un tutt’uno, poiché solo dalla loro interazione deriva la vera salute.

 

 

 

Nobuo Shioya è nato in Giappone nel 1902. Essendo stato un bambino cagionevole, ha cercato intensamente il modo per recuperare la salute. Questa ricerca l’ha portato a scegliere la professione medica così da poter aiutare sé stesso e gli altri. Dopo aver conseguito il dottorato, ha unito i metodi della medicina occidentale alla tradizione orientale. In seguito si è accorto che il metodo della visualizzazione poteva accelerare il processo di guarigione dei suoi pazienti. Da quel genere di visualizzazione e dalla sua particolare tecnica respiratoria ha tratto un metodo curativo del tutto particolare e molto efficace. Il Dr. Shioya si è spento nel 2008 all’età di 105 anni.

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