Dobbiamo porre il pubblico bene al di sopra dell’interesse privato – L’ilva insegna!

di Gianni Tirelli

“Tutto ciò che oggi il Sistema produce (e intendo tutto!), contiene una lunga lista di contro/indicazioni e di effetti collaterali, gravi e mortali, che si accaniscono sulla salute dei cittadini. E’ un dato di fatto inopinabile! “

Se ci fossimo scrupolosamente attenuti nel tempo agli obblighi e doveri sacrosanti, contenuti agli articoli 32 e 41 della nostra Costituzione (tanto cara a Napolitano!), non ci troveremmo qui, oggi (a distanza di 40 anni), a dovere decidere fra la sopravvivenza economica dei lavoratori dell’Ilva di Taranto, o la loro pronosticabile e futuribile morte per cancro. Quando una società arriva a questi paradossi, riesce difficile la comprensione del significato etimologico di progresso, civiltà e democrazia! La locuzione “certezza scientifica”, del resto, descrive con efficacia il contrasto logico di una tale affermazione, codificandola a buon diritto, fra la sconfinata categoria degli ossimori moderni.

 

Dunque basta!!! basta!!! basta!!! con i favoritismi, i buonismi, i compromessi, i clientelismi, gli opportunismi, i nepotismi, e con le infiltrazioni politiche (mafiose è un suo sinonimo), che da oramai troppo tempo fanno carta straccia del bene comune e dello stato di diritto, cancellando così ogni presupposto di crescita, di qualità della vita, di dignità e decoro – impoverendo la cittadinanza al punto tale, da renderla inoffensiva e incapace di ogni sussulto di ribellione. Uno Stato di Polizia reale, che impone la sua agenda liberticida e annichilisce per sempre ogni forma di equità sociale e di autentica libertà. L’occupazione, non può che essere il risultato di un “lavoro pulito” appagante e gratificante, e non va confusa con la mera schiavitù senza catene, che, oggi, si esplicita in forma di bieco ricatto, sopraffazione e sfruttamento di massa.

Pertanto, tutte quelle migliaia di industrie e fabbriche fumanti che non rispettano i parametri di sicurezza relativi alla salute dei lavoratori e all’integrità dell’ambiente, andrebbero chiuse, bonificate e nazionalizzate: altre, smantellate fino al loro ultimo bullone, ribattino e saldatura, per ridisegnare e ricostruire la società, partendo dalla storia pre/industriale.

Bonificare l’area Ilva, è il primo atto di questa storia dai risvolti diabolici, riconfermando il lavoro agli operai per attività di riconversione ecologicamente sostenibili, e conguo aumento dei loro salari.

Io personalmente sarei per l’abbattimento dell’Ilva di Taranto, per poi riconvertire l’area contaminata, in un progetto di rinascita formativa, ambientale e agricola che finalmente sancisca la fine di quel processo di distruzione privatistico, alimentato e legittimato dalla corruzione, collusione e complicità di quella parte marcia della politica e della società (la feccia), che in nome del profitto e del potere, ha fatto cenere del futuro dei nostri figli e nipoti.

Arrestare e incarcerare la famiglia Riva e tutto quello stuolo di figuri, non che assassini, che in questi decenni si sono ingozzati di “fortune” sul sangue dei lavoratori e della cittadinanza tutta, non solo è un atto dovuto, ma un grande segno di giustizia sociale, che restituirebbe alla città di Taranto rispettabilità e bellezza. E invece di trovare soluzioni reali, come ad esempio condannare alle spese di bonifica i responsabili di questo disastro – dando lavoro alla gente per generazioni – si sceglie, violentando la costituzione, di condannare un territorio ed una comunità alla morte!

L’Art. 32 della Costituzione Italiana, nel sancire la tutela della salute come ”diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”, di fatto obbliga lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute in termini di generalità e di globalità, atteso che il mantenimento di uno stato di completo benessere psico-fisico e sociale costituisce oltre che diritto fondamentale per l’uomo (per i valori di cui lo stesso è portatore come persona), anche preminente interesse della collettività per l’impegno ed il ruolo che l’uomo stesso è chiamato ad assolvere nel sociale per lo sviluppo e la crescita della società civile.

L’Art. 41 recita: L’iniziativa economica, non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

A cosa servono le costituzioni, se i loro dettami vengono puntualmente e opportunamente disattesi, per beneficiare gli interessi, di quella associazione a delinquere di stampo mafioso che ci governa, e dalla quale ci dobbiamo difendere ogni santo giorno?

Senza stato etico non esiste ne stato sociale ne stato di diritto, e per tanto, nessun concetto di società civile.

Definire dunque il contesto in cui viviamo, “una società” sembrerebbe una barzelletta se non fosse una tragedia!

Il Grande Inganno perpetrato nei confronti della cittadinanza e dei lavoratori, e che ha fatto decadere il concetto di società, è la conseguenza delle privatizzazioni di beni che, dallo Stato (cioè noi!) sono passati nelle grinfie dei privati. Individui che per definizione vanno ascritti nella categoria dei criminali, e per tanto, ogni loro azione è volta al profitto personale (ad ogni costo e con ogni mezzo), al privilegio e al potere.

Il risultato finale é un aumento sconsiderato delle tariffe, di una qualità dei servizi ben sotto la soglia della decenza e di un inquinamento endemico che ha messo a rischio e compromesso la salute di tutti noi.

Se la privatizzazione, producesse reali vantaggi alla collettività, la stessa non esisterebbe! Come del resto la politica che, se fosse di qualche utilità sociale, sarebbe vietata!!

Quale privato rischierebbe tanto, se la privatizzazione non fosse un piatto così ricco e allettante da ficcarcisi dentro fino al collo e con tutta l’ingordigia ascrivibile a questa moderna razza di vampiri legalizzati?

Oggi sentiamo spesso parlare di “privatizzazioni/liberalizzazioni” come la panacea a tutti i mali: fattore di crescita e di sviluppo indotto dal meccanismo concorrenziale. Fesserie!!! Chiunque, dotato del normale buon senso e di capacità critica, non può davvero credere o semplicemente immaginare per un solo momento, che gli effetti di una tale, ipotetica riforma possano produrre un qualsiasi vantaggio per la comunità.

Ciò che é privatizzabile, lo è già naturalmente, mentre tutto il resto non è che un grande e sporco affare consumatosi sulla nostra pelle!

Quando ancora sento parlare di “privatizzare e liberalizzare” come strumenti di crescita e sviluppo, i soli idonei per combattere la crisi del capitalismo, mi vengono i brividi e, ancora di più, prendo coscienza di quanto, le conquiste di questo secolo, siano state nefaste per tutta l’umanità.

 

Nel frattempo i ghiacciai marciscono e si squagliano. I fiumi arrivano al mare con il loro micidiale carico, di bombe chimiche, mentre un incalcolabile numero di fabbriche fumanti, si fottono miliardi di metri cubi di acqua, rendendola inutilizzabile, putrida e vuota. I signori della MINERALE, ipotecano per sempre la nostra sete e la privatizzazione degli acquedotti, in seguito, ci appiopperà il colpo di grazia. Il “MERCATO DELLA SETE” e il suo indotto, sono l’ultimo e più grande affare del Liberismo Relativista. Dopo di che a noi, non resta che pregare, sperando che dall’altra parte ci sia qualcuno ad ascoltarci.

“Ogni volta che in Italia si rispolvera la ricetta miracolosa della “privatizzazione/liberalizzazione”, il cittadino comune deve sapere che, alle sue spalle, stanno già preparando il cetriolo gigante. La gestione privata della cosa pubblica è una contraddizione in termini e in un paese come il nostro, solo l’idea, scatena gli appetiti più biechi”. Pierluigi

Ergo, non c’è proprio niente da privatizzare ma tutto da nazionalizzare – che siano acciaierie, compagnie aeree, treni o banche, telefonia, TV o energia, perché solo in questo modo potremo restituire al concetto di “società civile” il suo autentico significato e sperare in un domani più degno e più giusto. Forse!

Fonte: http://www.oltrelacoltre.com/

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