L’importanza della Vitamina D

 

Con il termine vitamina D si intendono tutti i composti che presentano l’attività biologica del calciferolo e sono caratterizzati dall’essere dei derivati del ciclopentanoperidrofenantrene.

 

Il calciferolo (vitamina D3) è la forma naturalmente presente nei Mammiferi, mentre l’ergocalciferolo (vitamina D2) si forma in seguito all’esposizione alla luce ultravioletta dell’ergosterolo (forma provitaminica di origine vegetale).

 

Il calciferolo è 50-100 volte più attivo dell’ergocalciferolo (D3 è più attivo di D2). Sia l’ergocalciferolo che il calciferolo sono forme inattive della vitamina D è pertanto necessaria un’attivazione che avviene nel fegato e nei reni.

 

A differenza delle altre vitamine liposolubili il calciferolo non viene immagazzinato nel fegato. La quantità di calciferolo proveniente dagli alimenti è tuttavia molto bassa e la maggior parte di vitamina D viene sintetizzata a livello cutaneo per azione della luce ultravioletta.

 

La vitamina D serve non per se stessa ma per dare supporto alla assimilazione del calcio. Si trova nel sole e nei ricettacoli assorbi-sole. Nei fiori, nei carciofi, nei germogli, nei semi, nella frutta, e nei cereali. Ma soprattutto si trova nella esposizione solare.

 

La vitamina D, trasportatrice e distributrice di calcio

 

La vitamina D esiste nella forma concreta delle vitamine liposolubili (oleovitamine) D2 e D3, importantissime per il metabolismo del calcio negli umani.
L’oleovitamina D2 (C28H44O) o calciferolo, è presente negli oli dei semini vegetali (sesamo, lino, girasole, papavero) e dei cereali (specie nella segale e nell’avena), e si trova in minime ma utili quantità in tutte le foglie verdi e nei germogli, nelle punte o getti di piante primaverili, nei broccoli, nel crescione, nei lieviti, favorita dall’azione del sole sulle piante.
L’oleovitamina D3 (C27H44O) o colecalciferolo, è sostanza organica lipoide, derivante dal
7-deidrocolesterolo, e trasformata dall’azione del sole sull’ergosterolo della pelle.
In pratica la sostanza cerosa prodotta dal corpo e chiamata colesterolo buono ad alta densità (HDL), serve anche a garantire il minimo vitale di vitamina D.
Stare al sole ed evitare sostanze D-distruttrici e comportamenti D-impedenti

 

Entrambe la D2 e la D3, chiamate per comodità e semplicità vitamina D tout-court, vengono rese attive dalla irradiazione e dalla luce solare.

 

Mezz’ora di sole al giorno, preferibilmente a corpo nudo, garantiscono tutta la vitamina D necessaria a stare bene.

 

Anche la luce solare filtrata tra le nuvole offre un certo apporto, per cui l’esposizione della pelle all’aria è sempre un fatto positivo.

 

Più la gente si copre e maggiori carenze si causano al corpo.

 

Non basta solo cercare la vitamina D, optando per il solarium e lo stare di più all’aria aperta, ma occorre evitare le sostanze distruttrici della vitamina D, che sono principalmente il sale e l’aceto.

 

Cappelli, occhiali scuri, tatuaggi, eccesso di vestiario, creme protettive, sono tutte cose che creano impedimento assorbitivo alla pelle e vanno decisamente condannati.

 

Il fabbisogno giornaliero viene calcolato in 400 U.I.

 

La deficienza di vitamina D porta al rachitismo e all’osteomalacia, ossia a progressiva decalcificazione e rammollimento delle ossa.

 

Il vero problema è quello di poter disporre di buon calcio organicato

 

Tutto sommato, non è che il corpo abbia bisogno diretto di vitamina D per sua diretta utilizzazione, ma solo come mezzo di trasporto e di distribuzione interna del minerale calcio organico.
Il calcio è un minerale facilissimo da trovare.
Il corpo ne richiede 0,8 grammi al giorno, nella forma organicata naturale ovviamente.
Abbondanza di calcio organicato si denota nei semi di sesamo, di lino e girasole, nelle foglie verdi, nelle bucce degli agrumi, nelle noci e nelle mandorle.

 

 

 

Le D-carenze e le influenze stagionali tossico-carenziali (e mai batterico-virali-contagiose)

 

Le crisi tossico-carenziali di vitamina D e quindi di calcio e quindi di alcalinità del sangue (che deve stare ben al di sopra del livello neutro 7 nella scala acido alcalina 1-14), hanno per diretta conseguenza un indebolimento del sistema immunitario.
Non a caso ciò accade preferibilmente durante la stagione invernale.
Non a caso le influenze stagionali e le influenze inventate (aviarie-suine-caprine-asinine) si concentrano nei mesi freddi pre-primaverili, quando diverse situazioni precise concorrono a determinare la crisi:

 

– oggettiva diminuzione delle temperature e dell’irradiamento solare.
– soggettiva inattivazione dei pori della pelle mediante eccessiva vestizione protettiva.
– soggettiva diminuzione attività ginnico-atletica all’aria aperta.
– soggettiva diminuzione di apporto sostanze alimentari cariche di forza solare (più cibi cotti)
– soggettivo aumento di cibi salati, di cibi con pessimo rapporto calorie/micronutrienti utilizzabili. 

 

Quelli sono i punti chiave per cui la gente si ammala in serie, non certo i reclamati contagi batterico-virali, tanto comodi alle multinazionali del farmaco e del vaccino.

 

Fonti

 

http://www.my-personaltrainer.it

 

http://valdovaccaro.blogspot.it

Visto qui

 

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.