La staffetta di Veracruz

pat2di Gustavo Duch

Fanno bollire riso e fagioli su un fuoco vivo, e poi conservano razioni in borse di plastica. Niente di più, e ogni giorno  senza eccezioni. Da bere acqua di fonte, imbottigliata personalmente, come esercizio pratico di riuso. È la vita quotidiana di  quattordici donne, che si fanno chiamare  ‘las patronas’(le madrine).

Le invítate e gli invitati non possono scegliere il menú, e non gli importa. Non si vestono per l’occasione, non mangiano con coperto e non si lavano le mani. È il ‘fast food’ più rapido del mondo, della storia. Ogni giorno arrivano dalle ‘patronas’ a circa 40 chilometri all’ora. Come ricevono il pasto se ne vanno, senza pagare nè fermarsi un momento, nemmeno per un caffè.

Non c’è tempo, non ci sono pause, non esistono comodità, nè un tetto nè  un riparo su un treno merci che trasporta – come mosche – una moltitudine di persone dal Centroamerica, verso un tentativo di arrivo negli Stati uniti, attravero il Messico; da Sud a Nord, per oltre otto mila chilometri.

A un certo punto del viaggio, è abituale che alcuni soffranno amputazioni e folgorazioni. E sempre si soffre la fame… fino a Guadalupe, municipio di Amatlán de los Reyes, nella regione di Veracruz, nell’Est del Messico, quando senza che il treno scali una marcia, spuntano fuori quattordici donne, con le braccia alzate, brandendo borse e bottiglie, gridando versi maya… molto, troppo imprudentemente, al lato dei binari.

Senza allenamento ed esperienza di chi consegna e di chi riceve, non c’è mai un errore nel passaggio del ‘testimone’. Nemmeno una borsa resta orfana, tutte le bottiglie incontrano una mano.

 

Tratto da ‘Molta Gente Piccola’, di Gustavo Duch

(*) Grazie a Nieves Prieto Tassier e Fernando López Castillo per documentario nel loro ‘El tren de las moscas’ (Il treno delle mosche).

Fonte: gustavoduch.wordpress.com

Traduzione di Roberto Casaccia per Comune-info.

DA VEDERE

Trailer del documentario ‘El tren de las moscas

Fonte

Le buste del treno della morte
Dalla frontiera del Guatemala fino al confine statunitense: il viaggio più pericoloso del mondo. Pochi migranti raggiungono la meta, scampando a disidratazione e violenze dei narcotrafficanti. Da molti anni le donne del villaggio messicano di Amatlán de los Reyes offrono gratuitamente acqua, cibo e medicine lanciandoli ai migranti. Una storia e un documentario straordinari

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Dal 1995, le donne del villaggio messicano di Amatlán de los Reyes, a pochi chilometri da Cordoba (Veracruz), sono diventate la speranza dei migranti centroamericani che attraversano il paese per raggiungere gli Stati uniti. Giorno dopo giorno, lungo i binari ferroviari, offrono gratuitamente cibo, acqua potabile e medicine, lanciando le loro buste agli «illegali» aggrappati a La Bestia. Il convoglio merci, conosciuto come il Treno della Morte, viene preso al volo ogni anno da centinaia di migliaia di persone, attratte dal sogno di una vita migliore.

Per circa quattromila chilometri affrontano uno dei viaggi più pericolosi al mondo, partendo dalla frontiera col Guatemala fino al confine statunitense. Solo in pochi raggiungono la meta, scampati a inedia, disidratazione, incidenti responsabili di gravi mutilazioni, malattie, estorsioni e sequestri di massa operati dal sanguinario cartello di narcotrafficanti Los Zetas. L’opera delle donne, rende noto il quotidiano messicano la Jornada, non legate ad alcuna organizzazione umanitaria e ha ricevuto il 20 aprile 2013 a Cuernavaca (Morelos) il XXI Premio Nacional de Derechos Humanos «Don Sergio Méndez Arceo».

Il teaser (il filmato breve) «Llevate a mis amores» (Prenditi il mio amore), uno dei primi progetti in Messico a ricorrere al crowdfounding, si è trasformato in un piccolo caso. In pochi mesi, ha raccolto circa 114.000 pesos. «Il fenomeno immigrazione ha subito un drastico incremento negli ultimi anni in Messico, colpendo direttamente Las Patronas, per la carenza di fornitura di provviste alimentari», spiega il regista Arturo González Villaseñor . «Mostrare al mondo la loro solidarietà, che agisce quasi nel silenzio nel paese, potrà forse aumentare le donazioni di generi di prima necessità, utili allo svolgimento del loro impegno umanitario».

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