Anche corrompere è un’arte! Il caso Anemone-Scaloja

scajolaRicordo ancora con una certa tenerezza quando, moltissimi anni fa, come giovane ingegnere “catapultato” nel mondo della vendita mi trovai a discutere con uno dei miei professori dell’Università; io proponevo degli apparati e lui era il responsabile della decisione, nell’ambito dell’università. Ricordo come fosse ieri, un buio pomeriggio di una di quelle giornate di fine Novembre che si accorciano sempre più in fretta, a parlare nel suo studio, e lui che non accendeva la luce, e non capivo perchè, e come mi sentivo a disagio! Un disagio enorme, e pensavo che forse non ero adatto al mestiere di venditore. Però poco dopo, appena uscito, ripensando al nostro colloquio, riavvolgendo il nastro dei discorsi, un’illuminazione: mi aveva chiesto una tangente! Che scemo, e io che non me ne ero accorto… ricordo ancora le parole esatte: “Io potrei portare avanti il suo progetto… ma che convenienza ne ho?

A distanza di anni sembra impossibile non aver capito, anzi, se qualcuno dei lettori che passano da queste parti conservava un minimo di stima nei miei confronti, probabilmente ora penserà che sono un completo idiota (e si sbaglia di poco). Ma c’è una spiegazione, che allora non sapevo e adesso so benissimo: il famoso “bias di conferma” (ne ho parlato anche qui), quell’atteggiamento che ci impedisce di vedere quello che sconvolgerebbe le nostre idee e le nostre convinzioni. Per me quel professore era un mito, un super-tecnico, e mai mi sarei aspettato che potesse giungere a chiedere dei soldi per spingere una trattativa. Per fortuna il mio capo di allora fu molto comprensivo con me, e mi raccontò di un episodio analogo capitatogli dove un cosulente esterno, in una trattativa importante, gli aveva comunicato che il progetto andava bene, serviva solo uno sforzo ulteriore… un 5% di sconto… e lui, ovviamente, fece lo sconto, perdendo la trattativa: il 5% non era lo sconto, era la sua percentuale!

Insomma, anche pagare le tangenti è una operazione tutt’altro che banale: bisogna capire a chi, bisogna capire quanto, bisogna trovare il modo… c’è un’arte anche lì, eccheccaspita!

Ora, con il caso Scajola-Anemone, abbiamo una sentenza di un giudice che sancisce, in maniera ufficiale, questa sacrosanta verità. Sì perchè, per chi non se ne fosse accorto o per chi si ostina a leggere certa stampa fuorviante (si veda questo articolo online de IlGiornale, che tutto fa fuorchè raccontare i fatti), i fatti sono presto detti:

  • le sorelle Papa vendettero un appartamento vista Colosseo per 1,7 M€,
  • di cui 1,1 furono pagati da un imprenditore
  • il quale imprenditore era stato agevolato, nei suoi appalti, proprio dal ministro acquirente di quell’appartamento.

Ma i favori non finirono qui: anche le spese di ristrutturazione (circa 100.000€) furono pagate dallo stesso impresario edile, sempre ad insaputa dello sfortunato ministro (o fortunato, a seconda di come la si voglia vedere), Insomma, 1,2 M€ “regalati” al ministro. Ma più che regalati dovremmo dire “buttati“: perchè secondo le decisioni del giudice Eleonora Santolini, Anemone pagò veramente quell’importo; e se non viene processato è per prescrizione (scaduti i termini); mentre, sempre per lo stesso giudice, il ministro non ne sapeva nulla.

scajola berlusconi

Come dire: diamo ad Anemone il premio di cretino dell’anno, anzi di tutti i tempi: l’unica persona che paga per avere favori ma si dimentica di dirlo al suo beneficiario il quale, infatti, non ne sa nulla (e si incazza pure quando lo scopre).Grande!!!

Mi consolo: c’è qualcuno di più scemo di quel giovane ingegnere che non capiva l’invito a pagare una tangente…..

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