Globalmente il Bangladesh è uno dei 10 paesi che più hanno avuto successo nel ridurre la fame della propria popolazione negli ultimi vent’anni e il primo quanto a risultati in Asia meridionale. A giocare insieme ideazione di inziative e volontà di concretizzarle. Per il paese, la sfida è soprattutto di evitare le crisi stagionali determinate dai raccolti, con i prezzi di generi alimentari essenziali che salgono fino a rendere assai precarie le condizioni, soprattutto, dei poveri considerati permanenti.
Dal 1995 il Progetto di nutrizione integrata del Bangladesh ha contribuito a migliorare le produzioni alimentari, integrato nel 2002 dal Programma alimentare nazionale che si coordina con il Programma esteso per le vaccinazioni e l’integrazione di Vitamina A.
Infine, nel 2012 il governo di Dhaka si è impegnato espressamente davanti alle parti sociali a garantire la sicurezza alimentare “per tutti gli abitanti del paese in ogni momento”.
Tutti contributi alla soluzione di un problema che comunque permane, almeno per i 25 milioni di bangladeshi (17% della popolazione) che soffrono sempre o periodicamente la fame. Dati aggravati dalla situazione dei più piccoli: il 41% dei bambini sotto i cinque anni è a rischio di denutrizione e per un altro 16% la sopravvivenza è considerata “a grave rischio”.
Tuttavia, l’esempio del Bangladesh risalta nella situazione dell’Asia meridionale, complessivamente da quest’anno dietro all’Africa sub-sahariana quanto a ritmo di riduzione della fame.
Articolo tratto da Pressenza