«Perché un Santoro lascia Sgarbi latrare sputi e catarro in prima serata contro Travaglio, e se ne compiace pure?», scrive Barnard sul suo blog. Lo
Un importante talk show di Canale 5 ha dedicato un servizio ai cosiddetti nuovi guru dell’informazione alternativa, quelli che non compaiono sui mass media ma che hanno un seguito in Rete: oltre a Barnard il professor Paolo Becchi, Giulietto Chiesa, l’economista Alberto Bagnai. «Ma non ci invitano, e i quotidiani importanti non ci intervistano, né accettano nostri contributi, e lo stesso fanno le radio che contano», scrive Barnard. «Motivo per cui noi cosiddetti guru alternativi rimaniamo nel limbo di un’audience da poche migliaia», mentre i Travaglio, Guzzanti, Gomez, Grillo e Gabanelli viaggiano sui milioni di lettori, ascoltatori e spettatori, è che la nicchia dei “guru” non sposterebbe audience. Già collaboratore di Santoro e poi co-fondatore di “Report” con la Gabanelli, Barnard precisa: «Capitelo chiaro: io sono la peste
Il mainstream fa la guardia alla sua verità, con i suoi dicitori: la gazzarra infinita su Berlusconi serve esattamente a oscurare le vere cause della catastrofe economica, il “golpe” della finanza mondiale, la rapina organizzata dall’élite euro-atlantica col sequestro della sovranità economica e lo smantellamento dello Stato, che produce il crollo dell’economia determinato proprio dal taglio europeo della spesa pubblica. «Chi è portatore di un contenuto sociale di estrema urgenza e importanza – ribadisce Barnard – deve avere la maggior audience possibile. Il femminismo ha sfondato l’orrore retrivo delle società maschiliste solo quando i grandi quotidiani diedero spazio al sacrificio delle prime femministe negli anni ’20. E Greenpeace era un gruppo di sfigati che mandavano newsletter a quattro gatti, ma è diventato un fenomeno mondiale e ha cambiato la storia solo quando attraverso i loro exploit acrobatici e massmediatici hanno raggiunto audience di centinaia di milioni». Per ora, conclude il giornalista, i cosiddetti “guru dell’alternativa” sono perdenti, relegati sul web, ancora «sostanzialmente ignorati dal grande pubblico». Il fortino del mainstream continuerà ancora a parlarci di Letta e Grillo, coprendo il rumore della carneficina che sta spolpando l’Italia giorno per giorno.