di I. Romano
Ne siamo circondati, avvolti e spesso travolti. Sto parlando della banalità. Viviamo tempi di sintesi e semplificazione, dove ogni concetto, anche il più astruso, è banalizzato. Tutto sprofonda nell’abisso oscuro della mediocrità, o rasenta un insignificante piattume. La convinzione indotta è la migliore arma di banalizzazione di massa mai creata. Esse, oggi, sono strabordanti e si propagano alla velocità della luce, grazie ai grandi mezzi di diffusione di massa, vere fabbriche di convinti.
Spesso, però, la convinzione è una falsa credenza, dettata da una palese ignoranza, velata da uno pseudo fortino di arroganza mista a superficialità.
Ciò porta a riassumere fatti, concetti e idee nell’unica forma possibile che consente questo modus vivendi, con la banalità. La persuasione subliminale ha creato questa dotta ignoranza che purtroppo riesce a far scadere ogni discussione nei soliti elementari archetipi del banale.
Saul Bellow nel suo romanzo biografico “Ravelstein” ha scritto che “la banalità è il travestimento di una potentissima volontà tesa ad abolire la coscienza“. Niente di più vero. Questo qualunquismo filosofico è premeditatamente presentato alle deboli menti, la maggioranza, che si auto schiavizzano scadendo in una condizione di servilismo. Un servilismo che si palesa nella più abietta forma, servo e fiero di esserlo, perché essendo l’unica forma di vita conosciuta, è sicuramente la migliore. L’individuo diviene suddito perché non riesce più a distinguere la finzione dalla realtà.
Così anche lo scrivere, il dipingere, il comporre musica o qualsiasi altra forma d’arte è stata tramutata in lavoro. Niente di più banale. Da una mente compromessa da questa condizione, di certo, non può uscire nulla di geniale. L’arte ha bisogno di pace, amore e serenità. Mentre oggi è schiacciata da guerra, odio e mera apparenza. Le doti e le menti eccentriche sono devastate e uccise dalle richieste di mercato. La cultura è annichilita, standardizzata, amorfizzata e prosaicizzata. Anch’essa è stata sacrificata all’altare della banalità.
Oggi l’istruzione sistemica crea burattini, persone prive di spunto individuale o criticità. Si covano, sin da tenera età, menti arrendevoli, disincantate e comuni. Si forgiano intere generazioni che mai e poi mai avranno in se il seme della ribellione, perché avvelenate e inertizzate della banalità. E oggi, la libertà vista con gli spenti occhi della mediocrità, non è altro che la libertà di scegliere tra la coca cola e la coca cola light o tra destra e sinistra o tra inter e milan. Chi mostra segni di insofferenza, chi esce fuori dagli schemi, chi si eleva, o tenta di elevarsi, al di sopra degli stereotipati canali è abbattuto, deriso, etichettato e isolato. Dal sistema? No, dalle sue creature. Oggi, chi ha creato questo mostro non ha più bisogno di intervenire (tranne per piccoli ritocchi o ammodernamenti). E’ una macchina che va da se, in moto perpetuo, che si autoregola e auto genera, eliminando i corpi estranei.
Articolo pubblicato sul sito Oltre la Coltre
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