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Città del Loto, anche l’Italia ne vanta una!

Non sembri paradossale, ma anche l’Italia vanta una “città del loto”: Mantova, dove i rizomi di Nelumbium si sono diffusi in tutto l’habitat con fiori dai meravigliosi petali rosa. Ma come sono arrivati fin qui?


Anche l’Italia vanta una città del loto, Mantova (Foto: Flickr )

Prima di essere uno dei più evocativi simboli spirituali dell’umanità, che vale la pena di andare a scoprire, il loto – di cui abbiamo già parlato – è il grande fiore ornamentale delle piante erbacee acquatiche, appartenenti ai generi Nelumbium e Nymphaea.

Il loto bianco d’Egitto (Nymphaea lotus) della famiglia delle Ninfeacee, pianta sacra degli Egizi, è un’erba acquatica perenne con grandi fiori bianchi o rosei, diffusa nelle regioni calde e temperate dell’Eurasia.

Il fior di loto, insieme alle ninfee, è la più straordinaria pianta acquatica dei nostri laghi, con radici striscianti dalle quali sorgono grandi foglie glauche, rotondeggianti, lisce, talora piegate a coppa, sostenute da lunghi piccioli che le fanno emergere dall’acqua fino a un metro. I fiori, formati da numerosi petali rosa, sono grandi e appariscenti, innalzandosi sopra il fogliame con effetto davvero scenografico.

Originario del sud-est asiatico, il loto è stato introdotto nel lago Superiore nel 1921 da una giovane studentessa di scienze naturali Maria Pellegreffi, che portò a Mantova dall’Università di Parma, dove studiava, alcuni rizomi di Nelumbium ottenuti da missionari italiani tornati dalla Cina.

Da allora si è tanto diffuso da diventare piacevolmente infestante contendendo l’habitat alle sempre più rare ninfee. Forma ampie distese versi nello specchio d’acqua, ma ha colonizzato anche altri stagni e laghi. Ecco perché la nostra Mantova, che non sembra poi troppo esotica, viene chiamata “Città del Loto”!

Questo loto è dunque diverso da quello dei Lotofagi, la pianta dell’oblio, di cui ci parla anche Omero nell’Odissea: lo Zizyphus lotus (giuggiolo selvatico), un arbusto spinoso dell’Africa settentrionale e dell’Asia, dai frutti della grossezza di una oliva, dolciastri e commestibili.

Fonte: www.eternoulisse.it