Pesticidi e test OGM alle Hawaii: salute ed ecosistema a rischio

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Hawaii, un paradiso perduto? Spiagge dorate, paesaggi incontaminati: queste le caratteristiche delle isole Hawaii nell’immaginario comune. La realtà è purtroppo ben diversa. Le più note isole del Pacifico sono state scelte, ormai da anni, dalle multinazionali dei pesticidi e degli OGM per testare sementi geneticamente modificate e fitofarmaci.

La situazione più grave sarebbe presente sull’isola di Kauai, la più antica dell’arcipelago delle Hawaii dal punto di vista geologico. Le sperimentazioni sono la norma. Agricoltori e abitanti sono costretti a subire le conseguenze dell’impiego di sostanze tossiche sulle coltivazioni, nel timore di danni per la propria salute e per l’ecosistema.

A portare alla luce quanto accade alle Hawaii sono due articoli pubblicati di recente tra le pagine dell’edizione statunitense dell’Huffington Post. Gran parte dei terreni coltivabili presenti sull’isola di Kauai sono stati ceduti alle multinazionali dell’industria biotech, che concentrano la propria attività su OGM e pesticidi. Parliamo di Monsanto, Bayer, Syngenta, BASF, Pioner e Dow.

Le attività di test sugli OGM comprendono il trasferimento del Dna da una specie all’altra; ciò potrebbe includere anche l’impiego di geni umani, che verrebbero introdotti nelle coltivazioni di mais, soia, riso e canna da zucchero al fine di utilizzare i prodotti biotech ottenuti nell’industria farmaceutica – come riportato da Maggie Sergio nell’articolo “GMO & Pesticide Experiments in Hawaii: The Poisoning of Paradise”.

L’autrice denuncia inoltre l’ipocrisia di multinazionali come Syngenta per quanto riguarda l’impiego di pesticidi tossici. Il problema riguarda innanzitutto il pesticida Atrazina, il cui impiego viene ancora effettuato in percentuali non dichiarate e il cui utilizzo viene purtroppo promosso e osannato sull’isola, secondo quanto riportato all’interno dell’articolo “GMO & Pesticide Experiments in Hawaii: Part 2, Kauai’s Right to Know”.

Il pesticida Atrazina è stato messo al bando dall’Unione Europea per la sua capacità di inquinare e contaminare le acque sotterranee. La sostanza è ora sottoposta alla terza revisione in dieci anni da parte dell’Environmental Protection Agency. Proprio quest’anno negli Stati Uniti è stata reintrodotta una proposta per vietare l’Atrazina, che viene definita come una tossina pericolosa per l’uomo, per i mammiferi e per gli anfibi, anche quando essa venga impiegata in quantitativi inferiori rispetto a quanto permesso dalla legge.

Gli agricoltori e gli abitanti dell’isola di Kauai si trovano esposti in continuazione ad una serie di pesticidi e sostanze tossiche testate nelle coltivazioni da parte delle multinazionali. Le loro abitazioni risultano avvolte da nubi di polvere velenosa che raggiungono l’interno delle stanze delle case e che si depositano sui mobili, sugli elettrodomestici e sulle stoviglie impiegate per cucinare.

Non soltanto Atrazina, ma anche altre tracce di pesticidi tossici, tra i quali spicca il nome del dannosissimo e velenosissimo DDT, sono state individuate sull’isola, con particolare riferimento alla Waimea Canyon Middle School. Non soltanto gli agricoltori che si trovano a diretto contatto con le sostanze incriminate, ma anche gli studenti e i comuni cittadini vedono la propria salute in pericolo.

Si tratta di un insieme di sostanze impiegate nell’agricoltura industriale per le quali l’EPA, negli Stati Uniti, aveva già disposto delle restrizioni. Ma sulle isole Hawaii tutto sembra permesso. Alle multinazionali dei pesticidi e degli OGM non importa preservare la salute della popolazione o salvaguardare l’ambiente, nemmeno nel caso di luoghi paradisiaci – almeno nel nostro immaginario – come le Hawaii.

Eppure le conseguenze dell’impiego di pesticidi proseguono a destare allarme negli Stati Uniti. Nello stato dell’Illinois, 80 ragazzi che si trovavano al lavoro in un campo di mais sono stati ricoverati in ospedale dopo che un velivolo ha cosparso accidentalmente su di loro un fungicida. La sostanza ha causato irritazioni della pelle. Si è trattato di un incidente che dovrebbe portare a riflettere in modo più approfondito riguardo i rischi per la salute correlati all’impiego di pesticidi in agricoltura.

Marta Albè

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