Il coinvolgimento delle compagnie aeree civili nelle operazioni di geoingegneria clandestina

Quando volare fa rima con avvelenare

E’ assodato: nelle operazioni di geoingegneria clandestina ed illegale sono coinvolte anche le compagnie aeree civili (per lo più impegnate nelle irrorazioni diurne) e le aziende petrolifere. Fu il diabolico Edward Teller alcuni lustri addietro a consigliare l’impiego dei vettori commerciali per diffondere nanoparticolato in atmosfera ufficialmente per riverberare la luce solare, quindi raffreddare il pianeta. [1] Infatti l’infame “scienziato” riteneva che le unità militari non fossero bastevoli alla bisogna. Il suo consiglio è stato purtroppo seguito in modo pedissequo.

L’uso dei velivoli commerciali è molto “vantaggioso”: non è necessario montare degli appositi erogatori sugli aeromobili, poiché è sufficiente ricorrere a carburanti additivati. Sono carburanti che contengono metalli pesanti e composti polimerici. Essi, mentre fungono da additivi nel propellente, adempiono le note funzioni dei veleni diffusi per esigenze di comunicazione civili e militari (Wireless, meteorologia, comunicazioni radar-satellitari etc.). Ciò avviene durante il giorno, quando gli aerei civili cooperano con quelli militari che le proseguono senza sosta nottetempo.

Tra questi comburenti annoveriamo in primo luogo il boroidruro di alluminio: è composto chimico con la formula Al(BH4)3. Si tratta di un composto volatile, piroforico, liquido che è comunemente usato come combustibile per razzi, additivo per carburanti aeronautici e come agente riducente nei laboratori.

Il boroidruro di alluminio è formato dalla reazione tra sodio boroidruro con cloruro di alluminio, secondo la seguente formula:

Come tutti i boroidruri, questo composto è un donatore di idruro. [2] Il boroidruro di alluminio reagisce con l’acqua, rilasciando idrogeno. Per mezzo di questa reazione si genera una scia che, pur non essendo dovuta al fenomeno della condensazione, può essere scambiata da occhi inesperti per una contrail o “scia di condensazione“. Qui si fonda l’inganno!

Il concetto generale per i propellenti compositi è il seguente: un ossidante ed un metallo in polvere sono mescolati e legati con un composto che agisce anche come combustibile. I propellenti compositi sono spesso costituiti da nitrato d’ammonio o perclorato d’ammonio. Il primo richiede l’impiego come carburante di magnesio e/o alluminio e fornisce prestazioni medie. I propellenti, invece, composti da perclorato d’ammonio impiegano come combustibile l’alluminio e forniscono prestazioni elevate. Per le alte prestazioni, discreta semplicità di produzione e costi relativamente contenuti, i propellenti APCP hanno un vasto impiego in razzi aerospaziali, in razzi militari, in razzi amatoriali. I propellenti ANCP, più economici e meno efficienti, sono impiegati in razzi amatoriali e nei generatori di gas.

Tra questi propellenti rammentiamo ALICE (acrostico formato da aluminum, alluminio, ed ice, ghiaccio): è un propellente costituito da nanopolveri di alluminio ed acqua. Dopo che i componenti sono stati miscelati, sono raffreddati per renderli stabili.

Miscelare nanoparticelle di alluminio al biocombustibile per avere una maggiore efficienza di combustione: l’idea è venuta a R. B. Anand, professore di Ingegneria meccanica del National Institute of Technology di Tiruchirappalli, in India, che l’ha messa in pratica con l’aiuto del suo collaboratore, J. Sadhik Basha.

Grazie all’elevato rapporto superficie/volume, infatti, le nanoparticelle offrono una notevole reattività e possono essere quindi catalizzatori molto efficienti; oltre a ciò, possono incrementare il mescolamento di aria e combustibile, portando ad una combustione migliore.

Nel corso della sperimentazione, i cui risultati sono descritti sulla rivista “Journal of renewable and sustainable energy”, i due ricercatori hanno usato in primo luogo un miscelatore meccanico per ottenere un’emulsione di biocombustibile jatropha, derivato dalla spremitura dell’omonima pianta, acqua e surfattante. Hanno aggiunto successivamente diverse quantità di nanoparticelle di alluminio.

Oltre ad aver superato in prestazioni il biocombustibile convenzionale, quello addizionato di nanoparticelle ha dimostrato di produrre una quantità minore di ossido di azoto e di ossido di carbonio, creando oltretutto meno fuliggine.

I ricercatori stanno ora sperimentando altri tipi di nanoparticelle, tra cui anche nanotubi cavi, e stanno studiando gli effetti di nano-additivi (estremamente dannosi per l’organismo, poiché superano la barriera emato-encefalica) sulla lubrificazione dei motori e sui sistemi di raffreddamento.

Un altro carburante del tutto funzionale agli scopi dei geoingegneri (distruzione della nuvolosità naturale, prosciugamento dell’aria, potenziamento delle capacità elettroconduttive del medium atmosferico…) è lo Stadis 450: tra i suoi ingredienti figura il bario.

Recenti analisi hanno stabilito che i carburanti aerei comprendono pure ftalati. Gli ftalati sono una famiglia di composti chimici usati nell’industria delle materie plastiche come agenti plastificanti oppure come sostanze aggiunte al polimero per migliorarne la flessibilità e la modellabilità.

Il PVC è la principale materia plastica (in termini di volume di produzione) in cui essi sono impiegati. Addizionato ad essi, gli ftalati permettono alle molecole del polimero di scorrere le une sulle altre, rendendo il materiale morbido e plasmabile anche a basse temperature. Ftalati di alcoli leggeri (dimetilftalato, dietilftalato) sono impiegati come solventi nei profumi e nei pesticidi. Gli ftalati trovano inoltre uso frequente nella preparazione di smalti per unghie, adesivi, vernici e persino alimenti.

E’ istruttivo soffermarsi sulle modalità con cui sono espulsi questi composti. Il sistema di erogazione, per affinità di meccanica, assomiglia ai tubi di Pitot. [3] I materiali estrusi sono praticamente filati e magnetizzati. I polimeri, infatti, non hanno una completa catalizzazione e quindi si presentano, in concomitanza del vettore paramagnetico, sotto forma lattiginosa quasi inconsistente: sono i filamenti che noi troviamo dappertutto e che non sono tele di Aracnidi. [4] Questi composti, attraversando il campo magnetico, diventano dei catodi (o anodi) atti ad attrarre altri composti particolari. Da una specie di secondo tubo di Pitot è perciò espulso il materiale catodico che, come in una calamita, si unisce al primo prodotto per poi veleggiare nei cieli, a guisa di ragnatela. A quanto pare, tra gli elementi base nella funzione di catodo, potrebbe figurare il litio, tra l’altro presente in alcuni propellenti aeronautici.

Tale metallo, conosciuto ed usato nelle sue diverse forme per le batterie ad alto rendimento e, un tempo, in alcuni psicofarmaci, crea una sorta di campo energetico capace di riflettere e propagare le onde elettromagnetiche con fini strategico-militari. Il litio costituisce, una volta disperso, una specie di rete metallica che produce oscillazioni elettromagnetiche, donde la formazione di alcuni cumuli striati che i disinformatori gabellano per nubi orografiche, anche se spesso non si formano sui rilievi.

In breve, i polimeri sono erogati sotto forte pressione. Polimeri, quali il carbammato ed il metanale, legati a materiali con un determinato momento di dipolo magnetico, si caricano essi stessi di cariche magnetiche. Grazie alla precessione di Larmor, si produce una lunga scia filamentosa che entra in risonanza magnetico nucleare. [5]

Si ottiene così la suscettività magnetica che, nel caso dei materiali paramagnetici, è un numero puro positivo, inversamente proporzionale alla temperatura. [6]

Questi inquinanti neurotossici penetrano nelle cabine piloti e nelle sezioni passeggeri, visto che l’aria contaminata viene prelevata dall’esterno, solitamente, da uno o più motori. Non è casuale che si conoscano casi di sindrome aerotossica dalla metà degli anni novanta del XX secolo.

Chiediamoci per quali motivo i prezzi dei biglietti aerei di numerose compagnie siano sovente irrisori a tal punto da essere concorrenziali con quelli dei treni. Non sarà che certe società low cost ricevono cospicui finanziamenti per compiere il loro “sporco lavoro”? Se seguiamo, attraverso appositi strumenti come Flightradar 24, le rotte degli aerei passeggeri e cargo, possiamo constatare che esse seguono percorsi anomali, anzi bizzarri. Si tratta di unità che cambiano quota e deviano dai coridopi aerei prestabiliti per irrorare là dove è necessario. Non solo, spesso i dati forniti indicano orari, scali di partenza e di atterraggio collegati ad aerei che incrociano altrove e che devono ancora decollare o sono già atterrati. Questo significa che il furioso, incessante andirivieni di velivoli civili impegnati nell’avvelenamento dell’intera biosfera è mascherato dietro informazioni false e depistanti.

[1] Le operazioni di irrorazione ed i conflitti nucleari limitati sono profondamente connessi. Possiamo individuare i primordi dell’”operazione copertura” nella mente perversa del dottor Stranamore Edward Teller, padre della bomba ad idrogeno, che consigliò di usare armi nucleari in regioni abitate per fini economici. Prima di morire, nel 2003, Teller fu direttore emerito (sic) del Lawrence Livermore National Laboratory, dove furono messi a punto i piani per le armi nucleari biologiche e ad energia diretta. Nel 1997 Teller dichiarò pubblicamente il suo proposito di usare l’aviazione per diffondere nella stratosfera milioni di tonnellate di metalli elettroconduttori, ufficialmente per ridurre il riscaldamento globale.

Teller ritenne che l’aviazione commerciale potesse essere adoperata per diffondere queste particelle al costo di 33 centesimi per litro (Un brevetto Hughs del 1991 conferma che il particolato può essere diffuso attraverso i motori degli aviogetti). Ciò dà credibilità ad un resoconto di un dirigente di una compagnia aerea, costretto dall’obbligo del silenzio a rimanere anonimo, secondo cui l’aviazione commerciale ha cooperato e coopera tuttora con i militari nel progetto copertura

“An Airline Manager’s Statement”, postato da C.E. Carnicom per conto dell’autore, 22-05-00. Citazione: “I pochi dipendenti della compagnia aerea che erano al corrente del Progetto Cloverleaf furono tutti sottoposti a controlli del loro passato, e prima di esserne informati ci fecero firmare accordi di non-divulgazione in cui sostanzialmente si dichiarava che se avessimo detto a chiunque quanto sapevamo saremmo stati incarcerati… Ci dissero che il governo avrebbe pagato la nostra compagnia, insieme ad altre, per rilasciare speciali agenti chimici da aerei commerciali… Quando chiedemmo loro perché non si limitassero ad equipaggiare gli aerei militari per rilasciare questi agenti chimici, dichiararono che non c’erano abbastanza aerei militari disponibili per rilasciare agenti chimici su una base così ampia come doveva essere fatto… Poi qualcuno chiese perché tutta queste segretezza. I rappresentati del governo dichiararono in seguito che se l’opinione pubblica avesse saputo di aerei in volo che stavano rilasciando agenti chimici nell’aria, i gruppi ambientalisti avrebbero scatenato un inferno e chiesto la fine dell’irrorazione”.

[2] Composto chimico binario dell’idrogeno con un altro elemento.

[3] Il tubo di Pitot è uno strumento che consente di misurare la velocità relativa di una corrente liquida o gassosa, ad esempio la velocità di scorrimento di un liquido in un canale.

[4] Il paramagnetismo in Fisica è un fenomeno riferito ad un corpo che, immerso in un campo magnetico, assume un’intensità di magnetizzazione nello stesso verso del campo inducente e di valore proporzionale all’intensità di questo. Se è applicato un campo magnetico esterno, un materiale paramagnetico si magnetizza nella direzione del campo; i materiali paramagnetici quindi sono leggermente attratti da una calamita. I più diffusi sono il platino, il cromo, il palladio, il manganese e l’alluminio. Anche bario, calcio, stronzio ed uranio sono paramagnetici, come vari composti tra cui esafluoruri, tetracloruri, octacianuri etc. Pure l’ossigeno è paramagnetico.

[5] La precessione di Larmor è un effetto per il quale il momento magnetico di un elettrone atomico in rotazione attorno al nucleo, immerso in un campo magnetico, compie un moto di precessione (un movimento come quello di una trottola) attorno alla direzione del campo magnetico. Così l’elettrone modifica la propria velocità angolare di una quantità ωL= e/B 2m, dove e ed m sono la carica e la massa della particella ed ωL è la nuova velocità angolare.

[6] La suscettività magnetica è una grandezza fisica che misura la tendenza di una sostanza a polarizzarsi magneticamente sotto l’azione di un campo magnetico.

Crediti: ringraziamo l’amico Ernesto Quagliarulo per le preziose informazioni fornite, utili alla stesura della presente ricerca.

Fonte: Tanker Enemy

English version here.

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