Con in mano un pugno di terra ..

Ad Arborea la Saras, la società petrolifera dei Moratti, sta cercando di ottenere i permessi per analizzare la presenza di gas naturale nel sottosuolo. Il 13 aprile i sardi scenderanno in strada per difendere un territorio di grande interesse naturalistico

Michela  Murgia Questa è una storia semplice, che potrebbe essere la trama di un film americano sui diritti civili, uno di quelli con Matt Damon e con Julia Roberts. La location delle riprese potrebbe essere un posto dove si allevano mucche, si producono latte e formaggi, si piantano ortaggi, frutta e verdura. Vicino ci starebbe bene una zona umida di grande interesse naturalistico, con fenicotteri insolitamente fiduciosi e una vita acquatica brulicante e feconda. Quel posto esiste davvero e si chiama Arborea. Anche quello stagno esiste davvero: si chiama S’ena Arrubia. Fatevi un giro su google, per capire di cosa parliamo.

Un posto così non dovrebbe avere nemici, perchè non è nemico di niente. Invece è proprio lì che la Saras – la società petrolifera dei Moratti – sta cercando di ottenere i permessi per analizzare la presenza di gas naturale nel sottosuolo (e poi eventualmente estrarlo). Da tutta la Sardegna si stanno mobilitando per impedirlo e le ragioni sono ovvie:

1) Quella zona ha una vocazione economica esclusivamente agricola e turistico-naturalistica. Le attività estrattive non sarebbero in nessun modo conciliabili con l’esistente umano e florofaunistico. Non è la presa di posizione isterica di chi grida “non nel mio giardino”: il comitato che si è costituito per opporsi alle ricerche della Saras sa che quel tipo di attività non è compatibile con alcun luogo in cui si difenda la vita salubre degli esseri umani, delle piante e degli animali. La ragione è nel punto 2.

2) Le attività di ricerca, prima ancora che quelle di estrazione, sono fortemente invasive e ad alto potenziale di inquinamento; il modo in cui vengono perpetrate si chiama fracking e consiste nello sparare nel profondo sottosuolo dei fortissimi getti d’acqua per frantumare gli strati sotterranei e far emergere il gas (o il petrolio) eventualmente presente. Il sistema mina la stabilità dei terreni, viola e compromette le falde acquifere ed è la provata causa dell’aumento dell’attività sismica in molti paesi.

3) Il terzo motivo è una questione di principio: i sardi rivendicano il diritto di scegliere il proprio modello di sviluppo. A dirlo sembra un diritto ovvio per tutti, ma non è così. Il fatto che le ricchezze del sottosuolo appartengano allo Stato italiano significa che i permessi per estrarle possono essere concessi a prescindere dal parere delle popolazioni che in quel territorio vivono, producono cibo e ricchezza e mandano i figli a scuola. Se lo Stato italiano ritiene che l’estrazione di gas naturale da parte della Saras sia conforme all’interesse nazionale, il parere dei sardi quanto conterà?
Dipende.
Dipende da quanto decidiamo di farlo contare.

Il finale di questo film non è ancora stato scritto. Non sappiamo cosa farebbero fare gli sceneggiatori holliwoodiani a Julia Roberts e a Matt Damon. Sappiamo però cosa possiamo fare noi perchè la nostra storia non finisca con la vittoria del prepotente e con la sconfitta dell’indifeso. Il 13 di aprile ad Arborea la Saras – costretta da due anni di ferma opposizione del comitato e delle amministrazioni che hanno espresso contrarietà – presenterà la valutazione di impatto ambientale delle sue trivellazioni esplorative. Quel giorno la popolazione di Arborea non può essere lasciata sola: a quell’incontro verranno sardi da tutta l’isola stringendo in mano un pugno di terra preso dalle proprie campagne, dai propri giardini, dalle proprie spiagge. Nelle nostre mani ci sarà la terra di tutta la Sardegna, perchè nessuno pensi di doversela vedere solo con il dissenso con un piccolo paese indifeso.
Quella terra – sotto gli occhi dei rappresentanti della Saras – la consegneremo simbolicamente a Eleonora, la nostra, non quella a cui hanno voluto furbamente intitolare il loro inquinante progetto. Sarà il nostro modo per rivendicare il diritto di decidere non solo delle nostre risorse, ma anche della nostra vita e del nostro futuro.

Mi rivolgo soprattutto alle donne: siate protagoniste di questa resistenza. Non prendete impegni per il 13 aprile: invece prendete un pugno di terra, fatelo prendere ai vostri bambini, mettete due frittate in un panino e poi salite in macchina e venite ad Arborea. Sarà un giorno di grande valore civico, che ci racconteremo con orgoglio.

Dal blog di Michela Murgia

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