Clochard alla Riscossa

Prima ci ha incuriosito il nome, dopo ci siamo entusiasmati alla loro storia.
Questa settimana, carissimi, vi raccontiamo la storia di un’associazione particolare. Si tratta dei “Clochard alla Riscossa”, onlus milanese di senzatetto.
Esiste una Milano parallela in cui i luoghi assumono un significato diverso: è la Milano dei clochard, dove anche una galleria del centro può diventare una casa. Wainer Molteni, anima dell’Associazione e autore di un libro che racconta la sua storia: “Io sono nessuno”, si definisce il sindaco dei barboni e questa città invisibile la conosce bene perché per molti anni ha vissuto in strada e ora aiuta i suoi “barbafratellini”.
Lui ha quarant’anni, una laurea alla Statale di Milano e molti ricordi alle spalle. Gli ultimi otto anni li ha trascorsi vivendo per strada, e con altri cinquanta volontari e diverse associazioni collabora al progetto antifreddo del Comune di Milano. Prima era responsabile del personale di un supermercato, poi la bancarotta fraudolenta dell’azienda, il fallimento e la disoccupazione. Figlio unico, i genitori morti diversi anni prima, nessun legame. L’affitto da pagare che incombe ogni fine mese, poi sono scaduti i documenti e senza un domicilio il rinnovo non arriva. Quindi il trasloco nella galleria San Cristoforo e i primi contatti con il Comune di Milano.
Oggi Wainer vive in una casa assegnatagli dai sevizi sociali e si occupa dei “Clochard alla riscossa”.
Lui stesso racconta: “I treni ogni notte sono presi d’assalto dai senza fissa dimora. Centinaia di persone che arrivano in stazione alle 11 di sera, aspettano il parcheggio del treno e fino alle cinque del mattino non li sveglia nessuno. La biblioteca Sormani dalle 9 del mattino alle 19.30 è la casa di decine di senza fissa dimora, siamo di casa e se qualcuno di noi manca sono gli operatori stessi a chiedere dove siamo finiti. E questa è diventata la sede di “Clochard alla riscossa”.
Il primo sindacato dei senza fissa dimora Wainer l’ha fondato nel 2004 insieme ad altri senza tetto: non bastava il sistema assistenziale tradizionale, le mense, i dormitori. Wainer voleva per loro una casa, una possibilità di cambiamento, il futuro. Hanno occupato stabili pubblici e privati: “Abbiamo occupato Malamanera, Maggianico, il Bulk e Pergola, è partita da lì la nostra riscossa, la voglia di cambiare”.
Oggi il sindaco dei barboni che – lo sottolinea anche sulla pagina Facebook del sindacato – ha come datore di lavoro “la strada”, di chilometri ne macina parecchi: a stretto contatto con l’amministrazione, o preso nell’organizzazione di un dj set, di una mensa sotto le stelle, di un servizio di cucina a domicilio, di una cena insieme ai “barbafratellini” in Piazza Fontana. Alle stoviglie, a un piatto caldo, a un conforto ai clochard disseminati per Milano ci pensano loro, i volontari che ogni giorno offrono il proprio generoso aiuto. Ci pensa il Comune che mantiene un dialogo con il sindacato. Ci pensano i cittadini, che danno una mano affinché il progetto cresca.

Si sta avvicinando l’inverno, ricomincia la corsa contro il freddo per distribuire i sacchi a pelo a chi dorme in strada.

Grazie all’avvocato Fabio Balocco che ce li ha fatti conoscere.

“I clochard alla riscossa nascono nel 2004 in seguito all’ennesimo tentativo da parte del comune di Milano di associare l’emergenza senzatetto solo ad un determinato periodo dell’anno.
Vedendosi ributtare per strada dopo la fine del piano “emergenza freddo” (come se il freddo fosse un’emergenza sporadica e non ciclica), 450 barboni alloggiati nel dormitorio di via Maggianico decidono di occupare e autogestire in completa autonomia la struttura, e ci riescono anche così bene che il Comune vedendo la magra figura del proprio assessorato alle politiche sociali, decide di intraprendere una sorta di “muro contro muro” con il neonato sindacato formato da senza dimora e decide di sgomberare. Seguono altre 26 occupazioni con altrettanti sgomberi seguiti da manifestazioni e presidi per rivendicare i diritti fondamentali della Costituzione che per un senzatetto sono preclusi avendo perso la residenza e trovandosi nella non possibilità di rinnovare i documenti… e così è andata avanti per circa 7 anni.

Poi un giorno, finalmente, iniziano i colloqui con la giunta comunale, prima con quella capitanata da Letizia Moratti, poi con Giuliano Pisapia e così al nostro gruppo viene affidata  la gestione del piano freddo nell’inverno più rigido degli ultimi 60 anni.
Passo dopo passo decidiamo di diventare Associazione Onlus e avviamo (grazie a fondi privati in prestito agevolato e restituiti in 8 mesi) due progi per portare i senzatetto al pieno reinserimento sociale, lavorativo e abitativo.
Oggi abbiamo in cantiere diverse progettualità, una tra tutte: il recupero di un borgo abbandonato sull’appennino Tosco-Emiliano, dove le famiglie potranno rimanere unite e lavorare la terra, avendo una casa dove tornare… un grande e impegnativo progetto che prende il via proprio in questo periodo grazie a un gruppo di investitori privati che credono in noi, il tutto non a fondo perduto o per donazione… noi avviamo solo progetti autosostenibili basati sull’imprenditoria sociale.
Siamo consulenti anche della Commissione Affari Sociali della Camera e insieme stiamo programmando la raccolta e la distribuzione di 50.000 sacchi a pelo entro breve tempo, visto che i comuni italiani non hanno ancora iniziato le distribuzioni annuali e la gente per strada rischia di non svegliarsi al mattino a causa del freddo.

Ogni informazione al di fuori di queste righe ed alcuni video, si possono trovare all’indirizzo: www.clochardallariscossa.it

Cordiali saluti,
Wainer Molteni – portavoce associazione clochard alla riscossa.”

Fonte

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