Zero Privacy: il futuro del potere

– Glauco Benigni –
Governi, Militari, Traders, Tecnocrati non vogliono che raccolta e trattamento dati siano ostacolati dal bisogno di riservatezza. Perciò hanno organizzato un sistema…
Secondo Marlon Brando la privacy non era “semplicemente un diritto, ma un prerequisito assoluto per vivere”. Per contro, la scrittrice e regista cinese, Xiaolu Guo, si chiede: ” perché le gente ha bisogno della privacy? Perché è così importante? In Cina ogni famiglia vive insieme: nonni, genitori, figlie, figli e tutti i parenti. Si mangia insieme, si parla di tutto e si divide ogni cosa . La privacy rende la gente sola e distrugge le famiglie.”

 

E’ evidente che molte sono le possibili interpretazioni del concetto e ogni interpretazione illumina una piccola porzione di un’area sterminata. Di certo quando il giurista Louis Brandeis e Samuel Warren, scrissero insieme nel 1890 The right to Privacy, formulando il primo nucleo di pensiero moderno che avrebbe condotto alle attuali Leggi sulla Riservatezza e Protezione Dati, non pensavano di aver piantato il seme di quella che sarebbe diventata una fitta boscaglia piena di rami intricati e foglie che dondolano nel vento della Storia .

 

In Occidente con privacy si intende comunemente il Diritto di una persona che consente ad altri di accedere, consultare, usare, archiviare, controllare le informazioni che la riguardano, solo in caso di necessità. Negli ultimi anni il diritto si è esteso, dalla iniziale sfera della vita privata, ai propri dati personali : sensibili, semisensibili, comuni, giudiziari.

 

E qui già bisognerebbe preoccuparsi perché l’estensione e la differenziazione hanno trasformato un Diritto naturale, apparentemente semplice da difendere, in una lotta complessa e impari contro poteri remoti e interessi commerciali. Telecamere, smartphones, internet e in generale ogni technodevice digitale, unitamente alla velocità di raccolta, consultazione, riproducibilità dati e alla loro archiviazione, quali ondate prepotenti hanno sgretolato la barriera che la privacy tentava di erigere tra “la persona” e l’Altro da sè. In tal modo il diritto è diventato un sogno infantile e la protezione evocata si è sostituita al problema.

 

No one can hide (Nessuno può nascondersi) – dicono i Guru Digitali – ma la Gente ancora non ci crede fino in fondo. Se cominciasse a farlo si sentirebbe “spellata” e indifesa, in balia di Forze estranee. E questo la gente non lo vuole . e non lo vogliono neanche le Forze estranee. Pertanto si preferisce abbandonarsi al sogno della privacy, salvo svegliarsi di quando in quando e agitarsi e indignarsi inutilmente, come nel recente caso Datagate che ha scosso la National Security Agency statunitense.

 

Parliamo un po’ dell’Italia, dove il dibattito è acceso e le protezioni sono apparentemente alte. Parliamone ben sapendo però che l’Italia è in Europa, che l’Europa è nel mondo e che l’Impero Tecno-militar-finanziario transatlantico se ne frega delle Leggi Nazionali. In ogni caso, nel Bel Paese la privacy viene anche intesa quale sovranità su di sé, quindi non solo un diritto alla protezione della sfera privata, ma anche uno strumento della libera e piena autodeterminazione. Che poesia! I fondamenti costituzionali sono rinvenibili negli articoli 14, 15 e 21 (domicilio, segretezza della corrispondenza, manifestazione del pensiero) ma si può far riferimento anche all’articolo 2. Prima della Legge sulla Privacy del 1996 ci si rifaceva alle sentenze della Corte di Cassazione, la quale con la 4487, nel 1956, aveva addirittura negato la presenza di un diritto alla riservatezza.

 

In realtà quella sentenza, ovviamente giudicata in seguito assurda, era realista. Era un po’ “cinese” se vogliamo, un po’ nazional paternalista, un po’ “mica siamo inglesi”, un po’ “l’unica riservatezza è quella protetta dal segreto del confessionale”… però avvertiva la gente: “non vi fate illusioni”. La stessa Corte ci ripensa nel 1975 e con la sentenza n.2129 apre uno spiraglio alla “tutela di situazioni e vicende strettamente personali e familiari”. La Corte a quel tempo, reduce dalla batosta del referendum sul divorzio e in piena rivoluzione sessuale, ce l’ha con i rotocalchi e la stampa in genere e tende a regolamentare uno dei nemici naturali della privacy : il diritto di cronaca. Salvo poi far marcia indietro in epoca CAF , ma già berlusconiana, nel 1992, chiarendo che “chi ha scelto la notorietà come dimensione esistenziale del proprio agire si presume abbia rinunciato a una parte di riservatezza”.

 

E’ evidente che la dimensione mediatica al suo evolversi modifica il concetto di privacy. Tant’è che oggi, tutti coloro i quali sono alla ricerca di notorietà, visibilità e aumento d’immagine grazie agli strumenti digitali, stanno – inconsapevolmente – rinunciando a un pezzo di riservatezza. Quanto è grosso questo pezzo non si sa ancora… se continua così il pezzo tende al 100%.

 

Ma non è solo la dimensione mediatica a giocare un ruolo nella partita libertà vs controllo. Un altro elemento molto importante sono i Trattati Internazionali che, secondo l’articolo 11 della Costituzione limitano la Sovranità dello Stato e , al dunque, anche la Sovranità individuale.

 

Nel 1989 si era proceduto a prime modifiche delle norme italiane in ottemperanza alla Convenzione di Strasburgo del 1981.

 

Il vero cambio di paradigma comunque era già avvenuto nel 1988 con l’adozione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Questa “Carta” stabiliva, è vero, “barriere per evitare ingerenza di autorità pubbliche sul diritto alla privacy”, precisando però : “a meno che tale ingerenza sia prevista dalla Legge . necessaria per la sicurezza nazionale, per la pubblica sicurezza, per il benessere economico del paese, per la difesa dell’ordine e per la prevenzione dei reati, per la protezione della salute e della morale e per la protezione dei diritti e delle libertà altrui” . Ecco qui! Non a caso il testo della Convenzione, scritto nel 1950, era solo un modo più accattivante di affermare quello che diceva la Legge Italiana del 1956. In sostanza : essendo molto labili i confini tra libertà personali e sicurezza, prevenzione reati, protezione diritti altrui, etc…, “non vi fate illusioni”, la vostra privacy è solo un pixel di un vasto mosaico, nel quale interessi pubblici e soggetti dominanti considerano la difesa del diritto solo uno slogan elettorale. “La privacy – dice l’uomo dei Poteri Forti – è un prodotto di massa della Democrazia Liberale da sgranocchiare oggi di fronte al computer”.

 

La gente però ci credeva nella privacy e accolse con plauso gli Accordi di Schengen e la Carta dell’Unione Europea, in cui all’art.8 la privacy diventava da prevalente diritto alla riservatezza a prevalente diritto alla protezione dei dati. I Dati! Questo sterminato agglomerato di informazioni doveva essere trattato “lealmente, a seguito di consenso espresso” e diventava magicamente un corpus esterno alla persona . Un corpus al quale si aveva e a ottenere rettifica. Il che equivaleva a dire : “Tu intanto diventi consapevole e acconsenti al fatto che Qualcuno raccoglie i tuoi dati. Tu puoi chiedere di sapere tutto quello che sappiamo di te e puoi anche chiedere di dargli un’aggiustata” . basta che tu ti rivolga all’Autorità preposta.

 

Per istituire l’Autorità il Parlamento Italiano fece una bella Legge nel 1996, sostituita nel 2003 da un bel Decreto legislativo, detto Codice di protezione dei dati personali, che è attualmente in vigore.

 

In tal modo l’aspirazione lecita ad “essere lasciati in pace” (una delle altre interpretazioni della privacy) veniva presa in ostaggio e ricollocata all’interno di un triangolo virtuale in cui ufficialmente giocavano 3 ruoli : i raccoglitori, gli intrusi e i protettori dei dati. Oggi sappiamo che spesso i 3 ruoli coincidono. Specialmente in quei casi in cui siamo considerati Consumatori o Elettori o potenziali Ammalabili.

 

Ma ormai siamo europei . Quindi . in data 25 gennaio 2012, la Commissione Europea ha approvato la proposta di un Regolamento sulla protezione dei dati personali , che andrà a sostituire, una volta definitivamente approvato, la direttiva 95/46/CE in tutti e 27 stati membri dell’Unione Europea. In Italia andrà quindi a prendere il posto del Decreto legislativo 196/2003. Ci sono novità? Sì .
Alle definizioni fondamentali si aggiungono : dato genetico e dato biometrico; viene introdotto il principio del controllo dei dati di cittadini non UE se costoro commerciano con cittadini UE ; si stabilisce il diritto a trasferire i propri dati da un social network ad un altro e anche il “diritto all’oblio” salvo però “specifici obblighi di legge, garanzie della libertà di espressione e continuità della ricerca storica”; sarà istituito un data protection officer per le imprese al di sopra di un certo numero di dipendenti; sarà introdotto il requisito del privacy impact assessment (valutazione dell’impatto-privacy) e del privacy by design; sarà introdotto l’obbligo di notificare all’Autorità (le violazioni) personal data breaches; i Garanti per la Protezione dei dati personali saranno dotati di maggior poteri anche sanzionatori. Et voila! Manca solo l’Istituzione di un Corpo di Polizia a Statuto Speciale . ma, per lo meno in Rete, c’è già l’Escopost.
Questa sarà la privacy nell’Europa del III Millennio , prepariamoci.
Intanto, a prima vista sembra che chi non parla inglese non ha diritto a capire neanche di che si tratta. Poi rendiamoci conto che la privacy, vista dal Potere, è innervata di raccolta-protezione dati genetici e biometrici. Il dibattito va avanti da anni ma alla fine non se ne esce. “Se mi serve il tuo DNA per tutela salute o utilizzo in sede giudiziaria io me lo prendo”.
A proposito di biometrica poi si sono accesi i riflettori sul prossimo prodotto della Google : i Google Glass. Quali informazioni si possono raccogliere? Con chi verranno condivise? Come verranno utilizzate? etc… Le Autorità di Protezione Dati di diversi continenti, riunite nel GPEN (Global Privacy Enforcement Network) hanno chiesto chiarimenti alla multinazionale californiana: “State per mettere in commercio su larga scala un oggetto indossabile che include al suo interno una microcamera, un microfono e un dispositivo Gps con accesso a internet .”, si possono dunque realizzare “riconoscimenti facciali ” all’insaputa dei soggetti ritratti . il soggetto riconosciuto potrebbe poi essere individuato nei suoi gusti e nelle sue opinioni, la sua sfera privata diventerebbe un colabrodo trasparente . “Spiegateci!”   google glass 
Ovviamente Google, la stessa società che, grazie a Google Map, ha fotografato e sbattuto in rete, senza alcuna autorizzazione, le strade, le piazze, le case di tutto il mondo, se ne guarda bene dal rispondere.
Ma allora Orwell aveva ragione? La domanda ormai appare retorica. Certo che aveva una gran parte di ragione! La terna : Governi ossessionati dalla Sicurezza + traders ossessionati dal guadagno + tecnocrati facilitatori del controllo, non consente scampo. La privacy è stata abbindolata, sedotta e stuprata da bambina e ora, i suoi stupratori travestiti da padri di famiglia ne fanno mercimonio.
Il Regolamento europeo si sforza di poggiare l’accento sui social network. Ma i social networks, i motori di ricerca, i service providers e ogni altro soggetto rilevante, se aventi Casa madre in Usa, sono costretti, in ottemperanza al Fisa Act del 2008 a “fornire tutti i dati richiesti al Governo . in segreto e in modo che il soggetto sorvegliato non se ne accorga”. Ovviamente la richiesta deve essere giustificata da “motivi di sicurezza” e approvata (neanche tanto) dall’Avvocatura Generale Usa e dal DNI (Director of National Intelligence) quindi dagli stessi controllori, che vezzosamente si definiscono “sorveglianti”. Ora : si da il caso che l’80% dei soggetti rilevanti operanti in rete siano statunitensi. Cosa potranno fare gli Europei che usano la rete per impedire di essere “sorvegliati”. Per il momento NULLA. E’ la coda di Echelon! Una situazione giustificata dal fatto che le leggi antiterrorismo Usa sono a ogni effetto norme globali anche se non recepite dagli altri Governi.
Al dunque : un Regolamento così è pensato per proteggere Chi da Chi?
Proteggere è veramente un parolone . Anche un po’ improprio. Ciò che appare è che la Sfera Pubblica globalizzata: i Governi, i Militari, i Traders, i Tecnocrati vogliano impedire che la raccolta e il trattamento dei dati sia ostacolata dal sacrosanto bisogno di riservatezza e per far questo hanno organizzato un sistema molto complesso di protezione regolata, al quale è impossibile sottrarsi e nel quale è quasi impossibile intervenire.

Fonte: http://glaucobenigni.blogspot.it/2013/06/la-privacy-e-stata-abbindolata-sedotta.html#more.

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=79270&typeb=0

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