‘ViviSostenibile’, storia di una scollocata e del suo progetto

Da impiegata ad animatrice del progetto ViviSostenibile, che unisce attività agrituristica, condivisione del lavoro e degli spazi e recupero dei legami comunitari. Silvia Salmeri racconta la sua storia, a pochi giorni dall’incontro dell’Ufficio di Scollocamento di cui è organizzatrice, che si terrà il 1 maggio.

di Francesco Bevilacqua – 22 Aprile 2013

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Il progetto ViviSostenibile unisce attività agrituristica, condivisione del lavoro e degli spazi e recupero dei legami comunitari

Fra pochi giorni, il primo maggio 2013, l’Ufficio di Scollocamento sbarcherà a Bologna. Si tratta di una data simbolica, scelta volutamente per proporre, nella giornata dedicata ai lavoratori, un nuovo approccio nei confronti della sfera professionale. Anzi, un nuovo stile di vita. L’idea di battezzare questo giorno particolare per parlare di scollocamento è stata di Silvia, promotrice dell’evento. Per svolgere questo ruolo, nessuno sarebbe stato più indicato di lei, che – appoggiata da suo marito Valevo – da alcuni mesi ha abbandonato il posto fisso per mettere in pratica il suo interessante progetto legato alla sostenibilità sia ambientale che sociale: ViviSostenibile.

Come vi è venuta l’idea di organizzare un incontro dell’Ufficio di Scollocamento e quali sono gli obiettivi di questa iniziativa?

Ho letto il libro “Ufficio di Scollocamento” circa un anno fa, quando ancora lavoravo come impiegata, e ne sono rimasta subito molto colpita. Non appena mi sono avventurata nell’apertura del b&b, ho da subito cercato di non limitarmi alla sola attività di ospitalità, tentando di sfruttare lo spazio che avevo a disposizione per eventi rivolti alla comunità.

All’inizio dell’anno mi sono ritrovata a dover programmare un po’ di iniziative e ho pensato che sarebbe stato bello, proprio in occasione della festa dei lavoratori, organizzare qualcosa di diverso, che ci permettesse di parlare di lavoro in una chiave nuova. Quale occasione migliore per invitare gli autori di quel libro che forse aveva avuto anche qualche merito nel mio scollocamento?

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Il primo maggio si terrà a Bologna l’incontro dell’Ufficio di Scollocamento di cui Silvia Salmeri è organizzatrice

Nella tua decisione di cambiare vita c’è stato uno strappo, una goccia che ha fatto traboccare il vaso? O si è trattato di una scelta maturata più razionalmente e gradualmente?

Quando mi sono laureata, all’inizio del 2008, eravamo agli inizi della crisi economica che stiamo vivendo ancora oggi. L’unica cosa che mi interessava era trovare un lavoro che mi desse una certa stabilità e mi permettesse di mantenermi. Quasi subito sono stata assunta dall’azienda per la quale ho poi lavorato per circa quattro anni come impiegata nell’ufficio commerciale. Poco importava se non c’entrava nulla con quello che avevo studiato (Scienze Politiche). Sono stata molto contenta dell’esperienza che ho fatto e devo tanto ai colleghi con cui ho lavorato, ma ad un certo punto ho cominciato a sentirmi incastrata.

Credo che la goccia che ha fatto traboccare il vaso sia stata quando, causa problemi economici dell’azienda, mi hanno ridotto l’orario – e quindi lo stipendio! – passando da un full-time a un part-time. Non lo ritenevo giusto e per mesi mi sono torturata, finché non ho visto ciò che era accaduto come una opportunità per poter fare le cose che mi piacevano. Da lì nasce l’idea del blog “ViviSostenibile” e poi tutto quello che ne è seguito!

Una delle prime domande che vengono rivolte a chi decide di scollocarsi è: come riuscirai a far quadrare il tuo bilancio? Senza stare a farti i conti in tasca, ci puoi raccontare come hai affrontato tu questo aspetto?

Se ti rispondo che ho più soldi in banca di quando lavoravo full-time mi credi? È vero che mi sono scollocata per andare a fare un altro lavoro che mi piaceva di più, ma è altrettanto vero che ho imparato a spendere i soldi diversamente. L’argomento è delicato perché nella mia situazione, certamente, potevo permettermelo: non ho figli e mio marito ha continuato a fare il suo lavoro. Però ho notato che mentre prima avevo uno stipendio sicuro che arrivava tutti i 10 del mese e magari il 9 ero già in ansia sperando che non ritardassero a pagare, ora che le entrate sono meno certe cerco di essere più attenta a come spendo e allo stesso tempo sono molto più tranquilla.

Come mai la scelta di spostarvi in campagna piuttosto che mettere in atto la vostra idea in città, in un contesto urbano?

In realtà noi abbiamo da sempre vissuto in contesti ‘campagnoli’, quindi la scelta è stata piuttosto naturale. Nonostante questo, l’obiettivo non è quello chiuderci in noi stessi, bensì creare un network che coinvolga anche i contesti urbani, per dimostrare che è possibile vivere in maniera diversa ovunque. Il nostro è un progetto aperto a ogni persona potenzialmente interessata a portarlo avanti, anche in centro a Milano, volendo! Anzi, forse è proprio nelle città che c’è più bisogno di cambiamento.

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“Crediamo fortemente che per superare la crisi che ci ha travolti la premessa sia recuperare il concetto di comunità”

Co-working, co-living, ospitalità rurale, riuso, alimentazione sana e naturale… Qual è il filo rosso che lega questi aspetti e quale realtà volete creare attuando il vostro progetto?

Certamente è il concetto di “vivere sostenibile” a legare insieme tutte queste attività. Da qui il nome del nostro progetto, che non vuole essere unicamente legato a una sostenibilità ambientale, ma si rifà a una concezione più allargata di sostenibilità sociale. Crediamo fortemente che per superare la crisi che ci ha travolti la premessa sia recuperare il concetto di comunità. I nostri comuni non devono più essere semplicemente dei dormitori, ma bisogna ritrovare il piacere di stare insieme e di condividere. Per farlo però, è necessario offrire alle persone dei luoghi dove potersi ritrovare a lavorare, a mangiare un piatto di pasta allo stesso tavolo e, perché no, magari anche a vivere! E noi stiamo lavorando in questa direzione.

Quali sono state le reazioni delle persone – amici, ospiti del b&b, fornitori, rappresentanti delle istituzioni – che avete incontrato fino a oggi? Cosa vi hanno lasciato?

Enormi soddisfazioni: siamo cresciuti e ci siamo evoluti insieme a tutte le persone incredibili che abbiamo incontrato in questi mesi grazie a ViviSostenibile. Mi sono lanciata in questa avventura a settembre del 2012, mettendo in conto anche mesi in cui non avremmo avuto nessun ospite al b&b. Andavamo incontro all’inverno e non era facile aprire in quel periodo; da subito, invece, è stato un successo. Sono davvero convinta che l’entusiasmo sia contagioso e quando dai tanto ricevi molto di più. Sembrerà retorica, ma fare colazione con i miei ospiti la mattina era la parte migliore della giornata, si creava subito una speciale alchimia, perché la maggior parte di loro si appassionava alla nostra storia.

Se racconti esperienze positive, la gente comincia a credere che allora sia possibile fare qualcosa e magari, tornando a casa, si attiva nel suo piccolo. La dimostrazione che in molti credevano nel nostro progetto l’ho avuta proprio quando abbiamo dato l’annuncio che nel posto dove avevamo iniziato sarebbe terminato tutto. Non abbiamo trovato un accordo con il proprietario di casa, quindi dopo sei mesi mi sono nuovamente scollocata! Ora siamo a caccia di nuove location dove continuare e dove sviluppare la nostra attività e in questa ricerca stiamo davvero ricevendo l’affetto e la solidarietà di tantissime persone che credono come noi in questo progetto.

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“Se racconti esperienze positive, la gente comincia a credere che allora sia possibile fare qualcosa e magari, tornando a casa, si attiva nel suo piccolo”

Una delle parole chiave del vostro progetto è ‘condivisione’. Puoi fornirci qualche esempio pratico di come la nostra vita quotidiana potrebbe cambiare in meglio condividendo esperienze, saperi, spazi o beni?

Te ne potrei fare milioni. Il primo passo consiste nel ritrovare il senso di comunità; allora, magari, non avremo più il problema di dove ‘piazzare’ nostro figlio quando esce da scuola perché noi siamo a lavorare. Ci potrebbe essere il nonno del condominio che non bada solo il proprio nipote, ma anche gli altri piccoli vicini. Le auto che possediamo passano la maggior parte della loro vita ferme in un parcheggio. Eppure, abbiamo dei costi fissi a cui non importa nulla di quante ore tu effettivamente la utilizzi al giorno. Se passassimo dalla concezione di proprietà a quella di uso potremmo condividerle, guadagnandoci in termini di traffico e di costi di mantenimento.

Parliamo di lavoro: molti liberi professionisti oggi lavorano da casa, spesso perché non possono permettersi di sostenere da soli i costi di un ufficio, correndo però il rischio di alienarsi. Diffondiamo l’idea del coworking: condividiamo lo spazio di lavoro – e quindi i suoi costi – e allo stesso tempo facciamo rete. Chissà che tu non possa avere bisogno delle mie competenze e io delle tue.

Concludendo, avremmo potuto abbatterci dopo la prima esperienza del b&b non andata a buon fine. E invece abbiamo deciso di rilanciare. Abbiamo capito che da soli è un’impresa ardua, ma collaborando e condividendo diventa tutto realizzabile. Non vogliamo semplicemente trovare una casa al nostro progetto, vogliamo, al contrario, che sia il nostro progetto a offrire un tetto alle tante idee innovative che ci sono in circolazione, connettendole. Quindi, continuate a seguirci e uniamo le forze!

Il Cambiamento

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