Uruguay, primo Paese a legalizzare produzione e consumo di marijuana

Combattere il narcotraffico legalizzando produzione, distribuzione e consumo di cannabis. È questa la ricetta scelta dall’Uruguay, che oggi si appresta a diventare il primo Paese a intraprendere una legalizzazione a tutto tondo, se la sua legge sulla marijuana verrà ratificata in Senato. Come è probabile che accada, nonostante la resistenza da parte dell’opposizione che teme si inneschi l’uso di droghe più pesanti. Dimostrando di nuovo di essere all’avanguardia sui temi sociali (vedi legalizzazione, unioni civili delle coppie omosessuali o adozione per le coppie dello stesso sesso), il piccolo Paese sudamericano va molto oltre alle misure intraprese da alcuni Stati Usa, Paesi Bassi o Spagna, che, in pratica, tollerano la produzione o la vendita di cannabis solo in ambito privato. La proposta, senza precedenti nel mondo, è del presidente “povero” José Mujica, che spera, in questo modo, di scoraggiare il consumo e il traffico illegale. Lo scorso Agosto incassò il sì ampiamente condiviso della Camera.

Il governo, infatti, ci tiene a sottolineare che la norma è destinata a disciplinare, non a liberalizzare, il mercato della cannabis. In pratica, non si sta promuovendo il consumo, ma si sta rendendo lecita un’attività che fino a oggi causava alcuni problemi a livello sociale: di ordine sanitario per i consumatori e di sicurezza nel caso del narcotraffico. Non a caso proprio la scorsa settimana ha lanciato una campagna sociale con lo slogan “ogni farmaco comporta dei rischi”.

“Questo è un esperimento – ha ammesso Mujica lo scorso agosto, in un’intervista con AFP- .Possiamo dare un contributo reale all’umanità. Saremo un banco di prova per tutta una serie di discipline che affrontino il problema e aggiungano nuovi strumenti alla lotta contro la tossicodipendenza”.

COSA ACCADRA’ – L’esperimento pioneristico consentirà agli Uruguaiani maggiorenni registrati di acquistare fino a 40 grammi al mese da un numero limitato di farmacie. I coltivatori registrati, poi, potranno avere fino a sei piante, mentre le cooperative con un massimo di 45 membri potranno coltivare fino a 99 piante. Sarà istituito un istituto gestito dal governo per regolamentare il mercato e controllare prezzi e livelli di produzione, mentre la pubblicità sarà proibita. Il numero di licenze, in ogni caso, sarà limitato.

L’applicazione della legge è, però, densa di sfide. Una questione chiave sarà il pricing: il prezzo della cannabis legale rispecchierà il prezzo che c’è sul mercato nero. Sarà, quindi, competitivo, per offrire un prodotto di qualità migliore e che si potrà ottenere in modo sicuro. Si tratta di quattro o cinque varietà di cannabis che verranno vendute a un prezzo di 1 dollaro per grammo.

Ma non mancano le preoccupazioni sulla possibilità che la concorrenza illegale possa ridurre i prezzi ufficiali, che dovranno finanziare la regolamentazione costoso e complesso. Il settore chimico- farmaceutico, nel frattempo, ha respinto l’idea che la marijuana per uso ricreativo possa essere venduta in farmacia. Quel che è certo è che per la prima volta gli introiti del mercato illegale (se non tutti, almeno una parte) rientreranno nelle casse dello Stato.

Scritto da Roberta Ragni
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