Una parabola “martellante” della civiltà moderna

Uno strano pianeta

Ho sentito di un pianeta, nella galassia dell’Universo, dove accadono cose particolari.

Il pianeta (proviamo a chiamarlo “Terra”) è abitato da esseri bizzarri, sia nella forma che nei comportamenti.

Tra questi ve ne è uno divertente, che vorrei narrarvi.

Alla nascita, i piccoli terrestri  sono esseri giocosi e felici.

parabola chubby

La Vita li vive appieno, anzi, potremmo dire che sono l’espressione più delicata e gioiosa della Vita stessa.

Gesticolano ed emettono strani suoni con un apparato chiamato “bocca”, e osservano con presenza e  meraviglia ciò che li circonda. Sono totalmente inconsapevoli di ciò che fanno e, per questo, ai loro occhi tutto appare sorprendente e magico.

Non sanno neppure di esistere.

Appena crescono, i genitori cominciano a far loro vedere il mondo com’è, per  “iniziarli” a quella che sarà la loro vita futura.

Tra le tante, una delle principali attività degli esseri di questo pianeta è chiamato ”martellamento”.

L’attività consiste nel prendere un oggetto (gli adulti usano di solito un martello) e sbatterlo più o meno violentemente sulle dita della mano libera (l’altra regge lo strumento).

E così, i bravi genitori iniziano a far vedere ai piccoli come si fa, di solito quando i essi hanno 24/36 mesi.

Oltre che con le parole, l’insegnamento è più efficace se trasmesso con l’esempio.

Ed ecco che, con fare amorevole, papà o mamma impugnano i loro martelli e iniziano a sbatterli sulle proprie dita.

Il piccolo guarda incuriosito e anche lui, fornito del suo martellino, segue l’esempio.

Ma, non appena egli (o ella) inizia la pratica, sorge di solito un primo problema che, vedremo,  i genitori si affretteranno a risolvere.

Il piccolo realizza che questa attività non è per niente in linea con le sensazioni che sino ad allora aveva provato.

Il martellamento gli sembra, d’istinto, una cosa non piacevole e addirittura stupida.

Il corpicino, che sino a quel momento era attraversato da forme variegate di energia universale, è ora consciamente costretto a fare qualcosa di sgradevole.

Ma ecco intervenire i genitori, che si adoperano con fare amorevole per spiegare all’ignaro cucciolo che il martellarsi farà parte della sua futura Vita, sarà una delle basilari regole del vivere comune, un’attività che da secoli si tramanda e che nessuno ha mai osato mettere in dubbio.

Pensa – gli dicono –  “…anche Nonno e Nonna si sono martellati le dita per anni. Nonno si martellava anche i testicoli! E sono vissuti felici per tanti anni!…”

Ed è così che il cucciolo inizia, con rassegnazione e una certa dose di confusione,  a colpire le sue piccole dita col suo piccolo martello.

Segnalo che, in questo pianeta, i cuccioli di genitori più abbienti di solito posseggono martellini in materiale pregiato, con manici intarsiati e teste in metalli nobili, come l’acciaio. Ma ne ho potuti vedere anche in titanio.

Nelle famiglie più numerose e meno facoltose, i martelli sono più semplici, e spesso vengono condivisi tra più cuccioli.

Ma torniamo a noi.

Piano piano il pargolo diventa bravo come i genitori, ed essi osservano orgogliosi il suo percorso di crescita.

Ma, dopo alcuni anni di attività e di crescente confusione  alcuni figli, di solito intorno ai 15/18 anni realizzano,con progressiva chiarezza, che il martellamento delle dita è un’attività troppo dolorosa e persino inutile.

Questi soggetti vengono chiamati “ribelli”, e additati come cattivo esempio per tutti gli altri.

Solitamente vengono isolati e minacciati di non poter avere,senza il martellamento  delle mani, una esistenza  felice e serena.

I ribelli di solito non capiscono, e replicano che martellarsi le dita fa male e non serve a niente.

Il resto della comunità risponde che sono secoli che le dita vengono martellate e che non si discutono le regole imposte.

Il ribelle, sempre più confuso, chiede CHI ha creato queste fantomatiche “regole” e PERCHE’ vanno rispettate.

A questa domanda, gli altri non sanno di solito rispondere, rivendicano di essere dalla parte del giusto e nel dubbio cacciano il ribelle dal gruppo.

Purtroppo quest’ultimo, in mancanza di qualcuno in grado di far chiarezza sulla vicenda, rimane frustrato per molto tempo. Ma almeno le dita cessano di dolere ed egli ha la sensazione di aver fatto la cosa giusta.

Dall’altra parte, i membri della comunità si sentono, apparentemente, al sicuro.

Una delle loro principali attività – quel sano martellamento delle dita – poteva essere messa in discussione da uno scellerato che, chissà per quale folle motivo, non voleva impugnare il suo martello e colpirsi.

Alcuni sostengono che il ribelle non era contento del suo martello. “Ah, se ne avesse avuto uno come il mio, non avrebbe smesso!”.

Altri sostengono che il ribelle era carente nella mira. Molti di loro lo avevano già visto colpire, per errore, il tavolo di cucina o la scrivania. La stessa madre aveva ammesso il deficit del figlio, sin da quando egli era cucciolo….

In ogni caso, dopo molti incontri e condivisioni, il gruppo arrivò alla conclusione che non tutti nascono fortunati, e che si deve perdonare colui che decide di andare controcorrente, smettendo di sbattersi violentemente un martello sulle dita.

Chubby

Fonte

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