Il trionfo del biologico. Piega anche la politica della grande distribuzione

Mentre gli acquisti nel settore alimentare tradizionale crollano e raggiungono i minimi storici da 33 anni a questa parte, già nel 2013 il settore biologico è cresciuto enormemente. Si parla di un fatturato di 20 miliardi con un aumento del 65 per cento rispetto al 2007, anno di inizio della crisi.

Questo secondo uno studio della Coldiretti: Lavorare e Vivere Green in Italia. Sono stati 15 milioni gli italiani, quindi il 25 per cento rispetto al 2012, che nel 2013 hanno scelto il settore biologico e a km zero, stimato, quest’ultimo con circa tre miliardi di euro in positivo. La Coldiretti ha così dato vita alla Fondazione Campagna Amica con le adesioni di circa 9.000 tra fattorie e mercati biologici. La Fondazione può contare, così, su una rete di produttori e venditori di biologico che uniti riescono a penetrare il territorio in maniera capillare, grazie al sostegno vicendevole e tramite un portale online in grado di comunicare in maniera trasparente con l’acquirente.

Questa adesione imponente del mercato al biologico e, quindi, la scelta dei cittadini di comprare a prezzo più alto qualità migliori comporta anche una diminuzione degli sprechi. Da un lato frutta e verdura giungono più velocemente al luogo di vendita e possono rimanere fresche in negozio più a lungo, dall’altro si riduce la quantità di prodotto acquistato, una quantità che risponde meglio alle reali esigenze dell’acquirente, evitando gli sprechi domestici.

Fatto non secondario, si riducono anche gli sprechi degli elementi per l’imballaggio nelle vendite sfuse tipiche del biologico. La Coldiretti calcola un risparmio di 12 milioni di tonnellate di rifiuti, circa il 40 per cento della spazzatura prodotta annualmente in Italia. A contrarsi sono, infatti, gli scarti del settore che in Italia produce la maggior parte di rifiuti, i due terzi del totale circa.

Nella stessa moda eco rientra il recupero di antiche varietà spesso a rischio di estinzione che non venivano prodotte dalle grosse aziende per ragioni economiche. Molto più comodo risulta loro limitare la coltivazione alle poche varietà più produttive. Una moda che investe anche il settore dell’allevamento, e che ha riscoperto almeno 30 razze bovine, suine, ovine (sia capre che pecore).

Il fatturato del biologico sale nel 2014 a 3,1 miliardi con un aumento dell’8,8 per cento rispetto al 2013, sorretto dal 45 per cento di italiani che lo prediligono regolarmente o occasionalmente, una domanda che permette all’Italia di essere il paese con il maggior numero di produttori biologici in Europa, parliamo di 50 mila operatori qualificati, dei quali si stima una crescta del 3 per cento annuo.

Però, nella penisola, gli incassi maggiori sono stati ottenuti dai prodotti a Denominazione di Origine Protetta e IGP, dei quali l’Italia vanta una grande scelta (262 tra Dop e Igp riconosciuti), con un fatturato che sfiora i 13 miliardi di euro.

E con l’ingresso nelle grandi catene di supermercati il biologico sembra essere definitivamente uscito dalla nicchia.

Giselda Campolo

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