Testa di trivella. Estrarre più petrolio e più gas, la ricetta di Prodi per “salvare” l’Italia

romano prodiL’ex presidente del Consiglio, l’economista Romano Prodi, ha esternato la sua ricetta per salvare l’Italia – o almeno: per contribuire al suo salvataggio – in una lettera pubblicata oggi dall’edizione su carta del quotidiano Il Messaggero e reperibile per intero sul sito dello stesso Prodi. In estrema sintesi, dice che bisogna raddoppiare la produzione annua di idrocarburi e portarla a 22 milioni di tonnellate all’anno entro il 2020.

Il ragionamento di Prodi omette un particolare. Trivellando al ritmo da lui indicato, i giacimenti italiani certi in terra e in mare si svuoterebbero completamente nel giro di cinque anni. L’economista Prodi non riesce a spingere più in là nel tempo il suo pensiero. Non riesce a porsi una semplice domanda: e poi?

Potete leggere qui per intero la prosa prodiana. Dice cose vistosamente incomplete. Ad esempio: è vero che, come egli scrive, l’Italia è al terzo posto dopo Norvegia e Gran Bretagna per giacimenti di petrolio presenti nel sottosuolo. Però omette che la Gran Bretagna – quella davanti all’Italia in classifica – ha giacimenti di petrolio sufficienti a coprire il suo fabbisogno per cinque anni. L’Italia, per poco più di uno.

I dati relativi agli idrocarburi in Italia – riserve certe presenti nel sottosuolo, estrazione, consumo – si trovano sul sito della Direzione per le risorse minerarie ed energetiche del ministero per lo Sviluppo economico. Sono numeri ufficiali, ufficialissimi: non li abbiamo inventati noi pecore nere o anzi verdi. Ebbene, il rapporto annuale 2014 pubblicato poche settimane fa stima che le riserve certe di petrolio e di gas nel sottosuolo italiano siano pari, rispettivamente, a 80 milioni di tonnellate e a 56 miliardi di metri cubi. Prodi fa i calcoli in termini di tonnellate di petrolio equivalente (effettivamente è più pratico, consente di considerare complessivamente il petrolio e il gas) e dunque, per star dietro al suo ragionamento, è necessario “convertire” il gas in petrolio: un metro cubo di gas ha un contenuto energetico pari a quello di 0,83 chilogrammi di petrolio; le riserve certe di gas assommano a 46 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio; le riserve italiane complessive di idrocarburi sono pari a circa 102 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

Il consumo attuale di petrolio e di gas in Italia, secondo i dati più recenti disponibili, è pari a 65 milioni di tonnellate di petrolio e a quasi 78 miliardi di metri cubi di gas. Totale, quasi 130 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Nel 2013, l’Italia ha prodotto 5,4 milioni di tonnellate di petrolio e 7,71 miliardi di metri cubi di gas. Totale, circa 11,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ovvero ha estratto idrocarburi sufficienti a coprire l’8,85% circa del fabbisogno nazionale.

Prodi sostiene che la disastrata economia italiana trarrebbe un giovamento magari non risolutivo ma sensibile raddoppiando la produzione di idrocarburi e portandola appunto a 22 milioni di tonnellate di petrolio equivalente l’anno. Ma – l’ho scritto poco fa – le riserve italiane complessive di idrocarburi sono pari a circa 102 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Estrarne 22 milioni di tonnellate all’anno, come vorrebbe Prodi, significa esaurirle completamente in cinque anni scarsi.

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