Storia del grano

grano-1-702x336La coltivazione del frumento risale ad un’età molto remota. Da alcuni ritrovamenti fossili sembra che qualche tribù dell’Europa preneolitica abbia cominciato la coltivazione del frumento ed è accertato che la cerealicoltura preistorica nelle regioni dell’Europa occidentale si sviluppò nella fase avanzata di transizione fra l’età paleolitica e quella neolitica (mosolitico, 10.000 ? 8.000 a.C.).

Testimonianze risalenti a circa 10.000 anni fa e reperite nella zona dei laghi svizzeri rivelano come sin d’allora l’uomo avesse sviluppato la lavorazione del pane. In Palestina sono stati rinvénuti attrezzi agricoli per la mietitura, del periodo che va dall’,8.000 al 3.000. a.C. (neolitico). Residui di frumenti coltivati sono stati scoperti nelle caverne neolitiche del Belgio.
In Italia la coltura cerealicola nell’età neolitica è accertata dai ritrovamenti delle palafitte lacustri attorno alle rive meridionali dei laghi alpini e nel basso piano padano. La prima testimonianza scritta, dove si parla di pane e di birra, la ritroviamo nel codice dì Hamurabi, un sovrano della prima dinastia di Babilonia, vissuto intorno alla metà del 1.700 a.C..
Sembra che, ad iniziare per primi la coltivazione del grano,siano stati gli antichi. abitatori della Siria e della Palestina e da qui passò poi in Egitto dove già si produceva l’orzo. Ben presto fu preferito il grano perché consentiva una migliore panificazione, la quale assurse a dignità d’arte, al punto di produrre diverse qualità di pane di farina bianca per le classi superiori e di orzo o pelta (un tipo di cereale oggi estinto) o durra (pianta simile al miglio, coltivata in Asia e in Africa) per i più umili.
Anche gli Ebrei durante la loro prigionia si nutrivano di pane nero ma non lievitato (pane azzimo). Sempre in Egitto sono stati ritrovati, in alcune tombe lungo il corso del Nilo, affreschi che ritraggono la coltivazione del grano, la raccolta, la macinazione, la miscelatura e la cottura al forno. In una tomba è stata ritrovata una forma di pane a focaccia piatta di circa 3.500 anni fa.
Sembra che siano stati gli egiziani a scoprire che lasciando fermentare l’impasto di farina si sviluppa gas capace di far gonfiare il pane.
Anche gli antichi Greci e Romani furono grandi consumatori di pane. Durante il periodo di Roma capitale del mondo il pane è stato l’alimento base per la popolazione. Il primo negozio di pane fu aperto a Roma nel 150 a.C. e ben presto il pane sostituì una polenta fatta con farina di cereali, chiamata “plus”, che era usata in tutta Italia.
Di arte della panificazione si poté parlare più tardi quando, dopo le Vittoriose guerre in Oriente, i Romani portarono a Roma numerosi schiavi fornai che svelarono i segreti della panificazione. In un primo tempo i forni furono sfruttati dai soli patrizi ma poi furono aperti quelli pubblici.
Dopo la caduta dell’Impero Romano si tornò a fare la fabbricazione casalinga del pane. Un grande interesse per questo alimento si ritrova anche nel Medioevo; infatti i signori feudali imponevano ai propri sudditi di utilizzare, per macinare il grano e per far cuocere il pane, solo i propri mulini ed i propri forni.
Ben presto però il pane quotidiano diventò un cibo aleatorio ed incominciò ad apparire lo spettro della fame. Il 1348, l’anno della peste, sembrò la fine del vecchio mondo, con la classe contadina avvilita e affamata, si fermò la storia del pane.
Durante il Rinascimento, con tutto il fiorire delle arti e dei mestieri, riprese valore l’arte dei fornai e si usavano macchine simili a quelle ritrovate , ai giorni nostri, negli scavi di Pompei.
Anche successivamente, nei momenti di crisi, i fornai furono considerati incettatori ed affamatori del popolo, come riporta il Manzoni nei Promessi Sposi” rievocando la sommossa del pane. Ma reazioni popolari ci sono state anche, in varie epoche, contro le imposte sulla panificazione e la tassa sul macinato. Veri e propri tumulti si sono verificati in Val di Sieve, in Romagna, in Emilia in seguito all’introduzione della tassa sul macinato decisa dal governo italiano nel 1868 e abolita nel 1880.

Il pane bianco, fino alla rivoluzione francese, era un alimento destinato ai ricchi. La povera gente si nutriva di pane nero, un pane che, secondo i dietologi, è più sano e nutriente di quello raffinato e lavorato che oggi si può trovare nella più moderna panetteria.
Ogni nazione (ogni regione, o meglio ancora, ogni o paese) ha le sue, tradizioni. Il pane di Ferrara, ad esempio, è diverso da quello di Parigi o di Vienna ed anche le “michette” di Milano sono ben diverse dal pane toscano, senza sale, o dai grandi pani pugliesi oda quelli di grano duro che si preparano in molte zone dell’ Italia meridionale.

Il pane è considerato l’elemento base dell’alimentazione umana; però non è stato il primo alimento dell’uomo.
Infatti i più antichi abitanti della Terra si nutrivano di carne, di pesce, di piante e di erbe, di frutti selvatici ed anche del latte di alcuni animali.
L’invenzione del pane è stata la conseguenza di alcuni fattori: l’utilizzazione del fuoco, il passaggio dalla vita nomade alla vita sedentaria che ha permesso la coltivazione dei cereali, la costruzione di utensili necessari per trasformare in farina i vari cereali come il miglio, l’orzo, la segale e il frumento, la scoperta del lievito, una sostanza costituita da microrganismi in grado di provocare la fermentazione, senza la quale non avviene la formazione di pani gonfi e soffici.
Tratto da: cortonaweb.net

In una intervista alla CBS il dott. William Davis ha definito il grano (cereale) moderno: un  “veleno cronico perfetto” .
Il  cardiologo americano ha pubblicato un libro su tutte le varianti di questo cereale dal titolo Wheat Belly (Pancia da grano), un best seller secondo il New York Times.
Davis ha affermato che il grano che mangiamo nei nostri giorni non è il grano che mangiava la nonna.
E’ una pianta alta 18 pollici creata da una ricerca genetica negli anni ’60 e ’70, ha detto al programma “CBS This Morning”, ed ancora: ha molte particolarità di cui nessuno ti ha parlato, ad esempio c’è una nuova proteina  chiamata gliadina. Non è glutine.
Non mi sto riferendo alle  persone con sensibilità al glutine e celiachia. Sto parlando di tutti gli altri, perché tutti sono sensibili  alla proteina della gliadina, che è un oppiaceo. Questa interagisce con i recettori oppiacei nel cervello e nella maggior parte delle persone stimola l’appetito, in modo tale da farci consumare 440 calorie in più al giorno, 365 giorni all’anno.
Alla domanda se l’industria agricola potesse ritornare alla produzione del grano più tradizionale il dott.Davis ha risposto negativamente perchè quel grano che fu mutato trent’anni fa rende meno di quello attuale alle industrie alimentari.
Perché ? Semplice: è più basso, meno sottoposto al vento e quindi con meno dispersione del raccolto.
Il grano di cui parla il Dott. Davis si chiama grano Creso, (vedi: Celiachia), un problema molto conveniente.
Proseguendo nell’intervista il Dott. Davis afferma che è comprovato il fatto che  una dieta senza grano porta enormi benefici;  centinaia di migliaia di persone perdono peso (con una dieta senza grano) 30, 80, 150 libbre  (1 libbra = 453.5 gr).
I  diabetici cessano di soffrire di diabete, persone affette da artrite hanno miglioramenti drastici, persone che perdono gonfiore alle gambe, reflusso acido, sindrome del colon irritabile depressione e così via !
Il miglior modo per una dieta più sana secondo il doc è tornare ad alimenti che presentano meno possibilità di manipolazione “industriale e commerciale”. Verdura, carne ecc. anche se qui si aprirebbe un dibattito che non finirebbe più.
Comunque, questa è l’intervista originale sul sito della CBS e questo il video (in inglese):
www.cbsnews.com/8301-505269_162-57505149/modern-wheat-a-perfect-chronic-poison-doctor-says/

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GRANO SARACENO  (Fagopyrum esculentum)
Il grano saraceno si distingue dai comuni cereali per l’elevato valore biologico delle sue proteine, che contengono gli otto amminoacidi essenziali in proporzione ottimale, mentre i cereali “veri” (il grano saraceno, a dispetto del nome, non è un cereale) contengono poca lisina.
Il grano saraceno è una buona fonte di fibre e di minerali, soprattutto manganese e magnesio. Ha un indice di sazietà abbastanza elevato, caratteristica comune a tutti i cereali in chicchi.
È privo di glutine, quindi è adatto per i soggetti celiaci.
Le specie di grano più diffuse sono esaploidi, ovvero hanno sei copie di geni. Quasi tutte le creature viventi ne hanno solo due. Il DNA del grano ha circa 16 miliardi di basi, 40 volte di più del riso, 6 più del mais e 5 più dell’uomo. Per questo motivo la modificazione genetica “moderna” del grano è stata piuttosto ridotta, e perciò la produzione di grano non cresce, al contrario di quella di mais, soia e riso.

Il grano è il frutto dell’incrocio di tre specie diverse. Il primo incrocio avvenne in Siria 10.000 anni fa, il secondo sul mar Nero 8.000 anni fa.
Il grano così ottenuto aveva semi più grossi e meglio attaccati alla spiga, tanto da *dover* essere seminato dall’uomo. Gli Indoeuropei, che lo coltivavano ed allevavano animali domestici, si moltiplicarono ed iniziarono così a sostituire ed assimilare i cacciatori-raccoglitori autoctoni.

6.000 anni fa fu inventato l’aratro ma solo nel 300 AC il collare per cavalli che permetteva loro di trainare grossi carichi senza esserne strangolati, surclassano così i bovini.

Nel 1701 Jethro Tull (finalmente ho scoperto chi era, fin’ora sapevo solo che era un agricoltore del ‘700) inventò un sistema di semina basato su canne d’organo che ottuplicava la resa del grano seminato. Come al solito venne insultato e vilipeso. 100 anni dopo, l’introduzione della sua macchina sul mercato [quindi non solo il carbone fu all’origine della rivoluzione industriale ?] provocò disordini e rivolte.

L’introduzione dei trattori portò un automatico aumento del 25% della produzione, ovvero la parte del raccolto usata come mangime per gli animali usati per l’aratura.

Nel 1830 venne scoperta l’eccezionale utilità del guano di uccello, ma nel 1880 questo venne esaurito, per essere sostituito dai nitrati del Cile.
Nel 1909 la BASF riuscì finalmente a produrre l’ammoniaca dall’azoto atmosferico, ma la sua adozione come fertilizzante si affermò solo verso il 1950, per via dei soliti pregiudizi contro le novità in agricoltura ed anche perché il grano cresceva troppo alto e tendeva a spezzarsi col vento.
Attualmente circa metà degli atomi di azoto dell’umano medio sono passati attraverso una fabbrica di fertilizzanti.

Alla fine della seconda guerra mondiale vennero ottenuti ibridi con una varietà che cresceva solo fino a 70 centimetri anziché i tradizionali 140.

Verso il 1955 Norman Borlaug, uno studioso finanziato dalla Rockefeller Foundation, ottenne un incrocio tre volte più produttivo di quelli allora in uso, sestuplicando la produzione di grano in Messico e triplicando quella indiana, dove, dal 1974, non ci sono più state carestie.

Da allora gli scienziati hanno usato neutroni, raggi X, ethyl methane sulphonate (un potente cancerogeno) per danneggiare il DNA e generare *casualmente* i cereali mutanti *oggi comunemente in uso* senza che siano mai stati fatti test clinici di alcun tipo.

Il paradosso è che l’ingegneria genetica è stata introdotta per avere un procedimento più sicuro e meno casuale per ottenere lo stesso scopo.

Da ormai molti anni il numero delle intolleranze, della celiachia del diabete e di molte malattie legate al modo di alimentarsi è cresciuto esponenzialmente …. solo un caso ???

Fonte

 

 

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