Si può vivere senza mangiare la carne?!?

Nonostante tanti studi abbiano dimostrato la necessità di una dieta esclusivamente vegetale, per sentirsi in forma e godere di una buona salute, a molti sembra impossibile restare in vita senza mangiare la carne, il pesce, il latte, le uova e il formaggio. Ci hanno insegnato che le proteine di origine animale contengono otto amminoacidi essenziali che non possono essere prodotti direttamente dall’organismo umano: leucina, isoleucina, valina, lisina, triptofano, tronina, metionina e fenilalanina.

E che, di conseguenza, senza la carne, il pesce, il latte, le uova e il formaggio, il corpo va incontro rapidamente a malattia e morte.

Per questo, in nome degli amminoacidi essenziali e delle proteine animali, siamo stati costretti a sacrificare l’amore e il rispetto verso le altre specie viventi sull’altare della sopravvivenza, convincendoci che le leggi della sopraffazione e della violenza siano indispensabili per poter stare al mondo.

Fedeli a prescrizioni alimentari insindacabili anche se ormai superate, molte persone buone, amorevoli e sensibili, hanno dovuto nascondere in un angolo del loro cuore la dolorosa consapevolezza che il cibo di cui si nutrono, prima di essere soltanto una voce sul menù, era il corpo di una creatura vivente (che, certamente, non desiderava trasformarsi nel pasto di nessuno).

La norma “mors tua vita mea” è diventata il simbolo di una catena alimentare in cui la specie umana si colloca sempre al primo posto, la regola indiscutibile che giustifica l’allevamento e l’uccisione di milioni di animali, per soddisfare il palato dell’uomo.

Ma è davvero necessario uccidere per vivere?

Il nostro inconscio registra pensieri, azioni, scelte, opinioni… e costruisce su quei valori gli scenari che colorano l’esistenza.

Affermare la legittimità di uccidere altri esseri per il proprio esclusivo vantaggio, autorizza la sopraffazione e stabilisce la liceità del sopruso, decretando nell’inconscio la legge del più forte e dipingendo di normalità la prepotenza.

Non c’è da sorprendersi poi, nel vedere dilagare la violenza dappertutto.

La legalità degli abusi è giustificata da un atteggiamento interiore rassegnato all’ineluttabile necessità di sottomettere, e questo, purtroppo, non solo per vivere ma anche per soddisfare il proprio egoismo.

Nell’ottica predatoria che stabilisce “mors tua vita mea”, chi è più forte, infatti, acquisisce automaticamente il diritto di decidere le sorti del più debole in base al criterio del predominio e della prepotenza, invece che assecondare i parametri della fratellanza, dell’uguaglianza e del rispetto.

La comunione, la cooperazione e la condivisione, sono subordinate alla supremazia di chi detiene il potere, autorizzando i più forti a spadroneggiare impunemente sui più deboli, in nome di una presunta naturalezza della prepotenza e della disuguaglianza.

Mangiare la carne di altri esseri viventi implica una gerarchia tra le creature, stabilisce che esistono esseri di serie A e esseri di serie B e, di conseguenza, l’inconscio trasferisce automaticamente questo principio in tutti gli altri settori della vita, rendendoci docili e arrendevoli davanti a chi si arroga, con la forza o con l’astuzia, il diritto di comandarci.

Uccidere per vivere, annienta la fratellanza e il bisogno di reciprocità, istituendo nel mondo interiore i valori della violenza e della prepotenza, e dando vita a un’interpretazione della realtà basata sul predominio e sull’abuso invece che sulla solidarietà e sulla fiducia.

Dal punto di vista psicologico, perciò, consumare prodotti di origine animale, non è scevro da ripercussioni, sia sul benessere emotivo che sulla salute.

Infatti, la legge del più forte, indispensabile per sopprimere senza scrupoli altre creature viventi, si riflette nella percezione del mondo, generando un pericoloso disprezzo dell’ingenuità e della debolezza, e un atteggiamento reattivo di indifferenza e di insensibilità davanti al dolore, proprio e degli altri.

Questa censura, agita sulla fragilità, impedisce l’ascolto di se stessi e genera un senso di pericolo di fronte alla vita, causando paure, depressione, sfiducia, ansia, panico e numerosi altri sintomi, tristemente noti agli psicologi e pericolosamente in aumento in questo periodo storico.

Mangiare carne, pesce, latte, uova e formaggio, insomma, non fa bene alla psiche.

E nemmeno al corpo.

Recenti studi sulle malattie del benessere, infatti, hanno messo in luce come le proteine definite nobili non siano poi così nobili nei loro effetti sull’organismo e quanto, invece, i prodotti di origine animale generino una pericolosa acidosi metabolica che è all’origine del cancro, del diabete e di tante altre patologie autoimmuni.

L’acidosi metabolica è uno scompenso che provoca un aumento di acidi nell’organismo.

Quando nel corpo si accumulano troppi acidi, senza che i reni riescano a filtrarli eliminando gli eccessi, si parla di acidosi metabolica.

Si evidenzia cioè una condizione di squilibrio che provoca gravi problemi di salute.

Le cause che portano a questo scompenso dipendono soprattutto dal consumo di prodotti di origine animale.

Numerosi studi epidemiologici e clinici hanno dimostrato che un’alimentazione a base di vegetali fornisce tutti gli aminoacidi necessari nelle giuste quantità e proporzioni senza introdurre colesterolo e grassi saturi (dannosi per la salute e inevitabilmente presenti in tutti i cibi animali).

Le proteine vegetali, infatti, stimolano la produzione di glucagone e contribuiscono a ridurre i livelli di insulina che costituiscono un pericoloso fattore di rischio per obesità e tumori.

Queste ricerche hanno ampiamente dimostrato come le diete prive di prodotti animali siano perfettamente in grado di coprire il fabbisogno proteico di qualunque persona, anche di chi pratica sport o compie lavori pesanti, evidenziando l’esistenza di una stretta correlazione tra il consumo di proteine nobili e le gravi patologie incurabili che affliggono questo nostro secolo.

Patologie definite incurabili… proprio perché sostenute da un’alimentazione pericolosamente acidificante e, purtroppo, ritenuta indiscutibile!

Vivere senza mangiare carne, pesce, latte, uova e formaggio, è perciò un’assicurazione sulla vita che favorisce la buona salute e ristabilisce nella psiche i valori della reciprocità, della fratellanza e del rispetto per tutte le creature.

Ma, per avventurarsi nel percorso necessario a cambiare le abitudini alimentari malsane, è indispensabile guardare oltre i falsi miti proposti da una medicina sempre più schiava delle case farmaceutiche e dei loro interessi economici, procurandosi da soli le informazioni giuste e sperimentando sul proprio corpo la veridicità delle ricerche e degli studi.

Ma, soprattutto, è necessario imparare ad ascoltare il proprio cuore, a dispetto degli interessi di chi detiene il potere economico.

Un mondo migliore nasce da un diverso modo di interpretare la vita, dapprima nelle piccole cose di ogni giorno e in seguito nei cambiamenti che fanno la storia.

Scegliere la fraternità, invece che dare la morte, è un passaggio importante sulla via che conduce a una società capace di accogliere senza discriminare nessuno.

Per cambiare il mondo… basterebbe cambiare il modo di fare la spesa.

foto di Carla Sale Musio. Pubblicato da

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