Riprendiamoci le terre pubbliche

agricoltura-620x465L’enorme partecipazione agli incontri autorganizzati a Roma a proposito di riappropriazione e utilizzo delle terre pubbliche è il frutto di un cambiamento cominciato dalla vita quotidiana di molti. Ci sono le condizioni perché diventi un vero movimento, in grado di ripensare il modo di fare agricoltura e di sostituire l’economia del mattone con la conversione ecologica. un movimento che le istutuzioni devono rispettare e ascoltare

di Giacomo Lepri*

Ci sono state prima più di 10.000 firme raccolte da Coraggio, Terra! e daSud a Roma per le #TerrePubbliche; e un premio, il “Real food heroes”, consegnato da Vandana Shiva alla nostra cooperativa per l’impegno a riportare l’agricoltura al centro della città, mettendosi di traverso alla s-vendita dell’enorme patrimonio agricolo pubblico per speculazione edilizia (un rischio per ora in parte scongiurato). Questi i numeri da cui ri-partire per valorizzare le terre pubbliche con progetti concreti di multifunzionalità agricola. Una rivoluzione culturale, prima che politica, che forse può contribuire ad allontanare i sentimenti di frustrazione, rabbia o rassegnazione e aprire piuttosto la strada alle proposte, ai contenuti, alla reale volontà di costruire alternative lavorative in grado di cambiare i trend di competizione e accumulo imprenditoriale autoreferenziali, nella direzione della conversione ecologica da sostituire all’economia del mattone.

Perchè oggi non è sufficiente dire “no”: siamo la generazione che deve reimpostare l’idea di futuro partendo da ciò che ha (e che non ha). Una generazione che non può perdere tempo, che deve rimboccarsi le maniche pensando ad alternative solide in grado di fare reddito e migliorare la qualità della vita di tutti. Per farlo deve basarsi sulla collaborazione dei cittadini impegnati, delle amministrazioni, dei movimenti costruttivi, ma anche e soprattutto di tutti coloro che hanno perso il senso critico, vivendo magari nella paura o nell’ostilità delle “guerre tra poveri”.

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Un esempio recente: domenica 16 gennaio, l’associazione ColtivaFuturo ha lanciato un po’ provocatoriamente un invito a incontrarsi in un “orario scomodo”, quello della cena, per discutere delle caratteristiche e delle modalità di partecipazione alle manifestazioni di interesse sulle terre pubbliche dell’Arsial. Ci aspettavamo cinque o sei persone, solo quelle “molto motivate” dai nostri seminari. E invece, nello spazio condiviso dalle associazioni Terra!Onlus e daSud, non c’erano più posti a sedere e i partecipanti all’incontro arrivavano fino alla porta. I “molto motivati” erano almeno cinquanta! Un intenso confronto che è iniziato alle 20 ed è stato interrotto, purtroppo, verso la mezzanotte. Così abbiamo deciso di incontrarci di nuovo, lunedì sera alle 19, nella stessa sede, perché ci sentiamo in dovere (e “in piacere”) di proseguire nell’analisi delle prospettive intraviste nei bandi Arsial, che fanno presentire i bandi in arrivo di Regione e Comune sulla terra e per l’agricoltura. E lo faremo dopo aver mangiato e bevuto alla cena di sostegno per la cooperativa agricola Lentamente, che la sera di venerdì 21 ci racconterà (nella Casa del Popolo di Tor Pignattara) della sua esperienza di presa in carico di terreni pubblici nel beneventano.

Ci piace sottolineare che questi risultati sono figli del nostro impegno ormai triennale. Si è aperto un nuovo fronte nelle rivendicazioni sociali, un nuovo modo di confrontarsi con l’affermazione dei propri diritti, costruito sulla bellezza di elaborare proposte, studiando insieme la strada migliore per realizzare progetti incontro alle esigenze di proponenti e cittadini. Stiamo snocciolando obiettivi precisi dal contenitore di “bene comune”, proponendo la restituzione di servizi sociali data dall’impiego di forza lavoro nel settore agricolo, su beni di proprietà pubblica: nulla di più complesso in una città dove il buon senso spesso non è stato di casa, e le risorse sono state abbandonate  quando non sottoposte a illeciti sfruttamenti e usi impropri.

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Stiamo mettendo in fila un percorso che era già chiaro ai nostri occhi. Abbiamo dall’inizio pensato che si dovesse partire dal piccolo, dal quotidiano, dal proprio cuore per arrivare a diffondere il cambiamento. Il desiderio iniziale: lavorare nel verde e “liberi”, in luoghi dove il lavoro diventa piacere, realizzazione. I mezzi a disposizione: braccia e competenze.

Una sintesi la suggeriscono le parole del Coordinamento Romano Accesso alla Terra, sulla delibera per l’assegnazione delle terre pubbliche approvata in Giunta comunale: “La delibera ‘Roma città da Coltivare’, che impegna il Comune di Roma ad assegnare le terre pubbliche ai giovani agricoltori, è un prima vittoria che aspettavamo da tempo. Sono più di due anni che siamo impegnati affinché le amministrazioni locali si assumano la responsabilità rispetto al patrimonio di terreni agricoli e fabbricati rurali pubblici abbandonati e al contempo riconoscano la dignità e l’importanza del lavoro agricolo, creando preziose opportunità per la produzione agroalimentare locale e la fornitura di servizi connessi, garantendo spazi di qualità per i cittadini. Ribadiamo tuttavia che l’obiettivo del Coordinamento è permettere a giovani agricoltori di seminare già nella prossima Primavera.

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Chiediamo quindi a Roma Capitale di lavorare al più presto perché ciò avvenga, pubblicando un bando di assegnazione per le terre in grado di livellare gli squilibri sociali sull’accesso alla terra e chiedendo all’Agenzia del Demanio di sbloccare il patrimonio che spetta di diritto a tutti i romani, quale bene comune da valorizzare al più presto”.

Abbiamo iniziato con manifestazioni ed iniziative pubbliche, presidi, documenti e pratiche di lavoro indipendente, sempre smuovendo ogni soggetto in causa: associazioni, colleghi, amici, istituzioni, abitanti dei quartieri di Roma, addetti ai lavori, sigle si settore, specialisti spesso intorpiditi dall’inerzia dell’ambiente sociale in cui operano. Abbiamo in programma un nuovo ciclo di seminari, una pubblicazione che sia utile a chi voglia avvicinarsi in modo professionale al mondo agricolo,  iniziative di sensibilizzazione e proposta.

La rivoluzione culturale sulla Terra non può essere fermata. E l’agricoltura rinascerà lontano dalla retorica, con il Coraggio di chi vuole Coltivare il Futuro.

* Cooperativa Agricola Coraggio. L’adesione di Coraggio a “Ribellarsi facendo” è qui

Fonte

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