Più produci, più puoi inquinare. Decreto spalma rinnovabili, l’altra polpetta avvelenata

scarichi industriali in acque superficialiNon c’è solo la bonifica soft delle zone militari. Il decreto legge pubblicato l’altro ieri sulla Gazzetta Ufficiale, e generalmente criticato dagli ambientalisti soprattutto perchè spalma nel tempo gli incentivi alla produzione di energia elettrica fotovoltaica, contiene una polpetta avvelenata anche sotto forma di grande regalo ai grandi inquinatori.

Cementifici, acciaierie (una a caso: l’Ilva di Taranto), inceneritori eccetera sono autorizzati ad ottenere deroghe rispetto ai limiti tabellari previsti per gli scarichi in mare, fiumi e fognature. Le Aia (Autorizzazione ambientale integrata) per l’entrata in esercizio degli impianti potranno prevedere valori di sostanze inquinanti “anche più elevati e proporzionati ai livelli di produzione“. Traduzione: più produci, più puoi inquinare. Lo so che non riuscite a crederci. Eppure…

Eppure lo dice il decreto legge 24 giugno 2014, numero 91, detto anche “spalma rinnovabili”. Andate all’articolo 13, cercate il comma 7 e leggetelo insieme ai link che io vi ho inserito e che contengono i riferimenti normativi. Esercizio complicato: ma poi tiriamo le fila e tutto diventa chiaro.

Alla Tabella 3 dell’Allegato 5 alla Parte Terza [cercatelo cercatelo in fondo al menù di sinistra del testo di legge del 2005, non è dotato di link proprio, ndr] del decreto legislativo 3 aprile 2005, n. 152 [lo so che il link si apre sul decreto legislativo 152/2006, ma una dicitura vale l’altra, potete controllare anche qui, ndr], recante «Valori limiti di emissione in acque superficiali e in fognatura», al parametro n. 6 «solidi sospesi totali» è introdotta la seguente nota: «(2-bis) Tali limiti non valgono per gli scarichi in mare delle installazioni di cui all’allegato VIII alla parte seconda [cercatelo sempre in fondo al menù di sinistra del testo di legge del 2005, non ha link proprio, ndr], per i quali i rispettivi documenti di riferimento sulle migliori tecniche disponibili di cui all’articolo 5, lettera 1-ter.2), prevedano livelli di prestazione non compatibili con il medesimo valore limite. In tal caso, le Autorizzazioni Integrate Ambientali rilasciate per l’esercizio di dette installazioni possono prevedere valori limite di emissione anche più elevati e proporzionati ai livelli di produzione, comunque in conformità ai medesimi documenti europei.».

Così è in Italia: la legge non ammette ignoranza, ma comprendere cosa prescrive la legge è un filino arduo. Ricapitolando: viene rivista la tabella del 2006 che fissa i limiti delle sostanze inquinanti presenti negli scarichi industriali. Sono inserite delle deroghe alla casella 6, quella dei “solidi speciali totali”, che stabilisce la somma massima ammissibile delle sostanze inquinanti.

Chi ha diritto a queste deroghe? L’elenco è lunghissimo, lo vedete se aprite l’allegato VIII alla legge del 2005. Ma comunque, a titolo esemplificativo e non esaustivo: raffinerie, cokerie, industrie di “produzione e trasformazione di metalli” (l’Ilva di Taranto è un’acciaieria, appunto), grandi fonderie, cementifici, impianti che producono amianto e derivati, grandi vetrerie; impianti che trattano idrocarburi, che producono mattoni, piastrelle, plastiche, coloranti, gas, fertilizzanti. Ancora: impianti che trattano, smaltiscono, inceneriscono rifiuti; discariche. Grandi macelli, grandi pollai, grandi porcilaie, grandi impianti per il trattamento del latte.

Notare che spesso le deroghe sono espressamente previste solo per i grandi impianti: le piccole aziende stiano ben attente a non sporcare il mondo, ecchediamine! Infatti il decreto legge 91 pubblicato l’altro ieri in Gazzetta Ufficiale tratteggia le deroghe ai limiti tabellari per l’inquinamento come “proporzionate ai livelli di produzione”.

Insomma: una volta la filosofia era “chi inquina, paga”. Ora è diventata “più produci, più puoi inquinare senza pagare un centesimo”. Oltre ad essere una bestialità ecologica, è anche un principio profondamente ingiusto dal punto di vista economico e sociale.

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