Le opportunità.

consapevolezza“Prima di diagnosticarti una depressione o una bassa autostima, assicurati di non essere semplicemente circondato da stronzi.”

Antico proverbio

L’altra sera sono stato invitato a parlare di Siamo Fritti di fronte a una trentina di persone. Stranamente, via via che snocciolavo le cifre astronomiche dei trilioni di debito irrecuperabile, le voragini nascoste nelle banche, le boiate che ci raccontano, etc…  non vedevo volti agghiacciati, occhi sgranati; nessuno mi dava del catastrofista. Chilavrebbemaidetto. Forse perché il prosecco era particolarmente buono. Oppure perché, trattandosi di imprenditori e professionisti avevano ben chiaro il contesto reale e non si bevevano il tam tam ipnotico-mediatico che siamo a una svolta blabla… Abbiamo parlato anche del Next, del fatto che non siamo in una parentesi, ma in una transizione epocale: siamo già entrati in una nuova era, dove oltre ai problemi ci sono un sacco di opportunità. A patto di essere in grado di coglierle. Fra le varie domande del pubblico, l’ultima mi ha colpito particolarmente. Una signora mi ha chiesto indicazioni precise su come essere pronti e predisposti per cogliere le opportunità, o meglio ancora farle arrivare fino a noi. Ho parlato un po’ di cose già trattate nell’articolo Next[1], ma poi abbiamo dovuto interrompere per ragioni di tempo. La cosa mi è rimasta sospesa in testa, perché sentivo di non aver risposto in modo soddisfacente. Così, ci provo ora.

Cara signora, una delle cose più importanti da curare per far sì che le opportunità arrivino fino a noi è quella di avere… gratitudine. E’ una cosa che gli stronzi, gli arroganti, i vanitosi, gli invidiosi non riescono ad avere: per provare gratitudine bisogna essere anche un po’ umili. Quindi, se uno si concentra nel provare gratitudine significa che sta lavorando per purificarsi. La Vita e l’ambiente risponderanno sicuramente alla vibrazione armoniosa che emana dalla gratitudine.

Mesi fa ho incontrato un caro amico che non vedevo da un po’. Sulla sessantina, allegro, uno che non stava fermo un minuto, che aiutava sempre tutti. L’ho trovato strano, molto giù: “Dicono che è depressione, lo stress” mi faceva un po’ sottovoce “mi hanno dato queste pasticche”. Invece pochi giorni dopo l’hanno operato, che era un tumore al cervello. L’ultima volta che l’ho salutato non si muoveva quasi più; parlava sconnesso e mi guardava con occhi di bambino, un po’ velati e già lontani. Poi se n’è andato.

Una giovane coppia con una bambina vivace e deliziosa di 11 mesi ha appena scoperto che lei non sta crescendo perché ha una malformazione genetica, che ce l’hanno in tre nel mondo e nessuno sa cosa fare: da quando ha 6 mesi non cresce più, né un grammo né un centimetro. Il babbo singhiozzava al telefono e la cornetta gli è cascata, insieme al mondo.

La gratitudine per esserci ancora, per avere dei figli sani, o che possono guarire, per il privilegio di essere amati, avere persone da amare, non essere soli come cani, aridi come sterpi, avere ancora un giorno, un’opportunità di mettere a posto le cose, di fare o dire quello che quando non c’è più tempo te ne penti. Come si fa a non essere grati, sorridere, ballare e cantare per quel che si ha, invece di perdersi in veleni, chiacchiere e  lamenti su ciò che non si ha?

Due sere fa passeggiavo nel grande parco cittadino, nei vialetti alberati con una manifestazione estiva, pieni di stand, pizzerie, bancarelle… Forse perché le luci erano un po’ fioche, mi sembrava tutto un po’ surreale, poca gente, tavoli vuoti alle 21,30 di venerdì, la mancanza di sorrisi di chi non ce la fa a credere ai tiggì che siamo a una svolta blabla… Poi il surreale è diventato tragico: dallo stesso albero sotto il quale ero passato io pochi minuti prima attorniato da coloro che amo, si è staccato un grande ramo che ha travolto la signora che passeggiava con la nipotina di due anni nel passeggino. La zia di 51 anni se n’è andata subito; la bambina dopo una notte all’ospedale.

Essere vivi è una cosa che sembra sempre così scontata. Invece è una fortuna, e non essere grati per questa opportunità è uno spreco assoluto.

C’è questa brano dei Pink Floyd, “The Great Gig in the Sky”, il grande spettacolo in cielo (o anche il grande carro nel cielo, un viaggio, le stelle…), scritto pensando a quando uno se ne deva andare.[2] Ora mi va di ascoltarlo. Poi, se ne avete voglia torniamo a parlare. The Great Gig in the Sky.

*****

La gratitudine è una cosa che uno dovrebbe provare anche quando si rende conto che ha la fortuna, l’opportunità di poter osservare il dipanarsi degli eventi di questo periodo senza esserne travolto e affondato. Il privilegio di poter guardare dall’esterno gli asini che volano e tutte le idiozie che ci vengono raccontate mantenendosi in un posto dove c’è qualche speranza di non essere sommersi dallo tsunami di cazzate tragiche economico-finanziarie che certamente prima o poi dispiegheranno i loro effetti. Guardiamone assieme qualcuna.

Cominciamo con i difensori della natura: Greenpeace. Pare che anche da quelle parti la gestione dei risparmi (o delle donazioni, in questo caso) sia diventata particolarmente problematica grazie forse ai tassi di interesse repressi a zero dalle banche centrali (anzi, meno di zero ormai, thanks Mariuccio). Così, pare che anche a Greenpeace qualcuno si sia lanciato nelle speculazioni:

Greenpeace specula al ribasso e perde 3,8 milioni di euro

Yahoo Finanza – lun 16 giu 2014

Greenpeace, associazione internazionale per la  difesa dell’ambiente con milioni di attivisti e sostenitori in tutto il mondo, che ha recentemente ”bruciato” 3,8 milioni di euro in un’ operazione finanziaria, scommettendo contro l’euro. E perdendo, appunto.
A rivelare il fatto clamoroso, il settimanale Der Spiegel. A quanto pare, infatti, l’organizzazione, famosa per le sue azioni di protesta molto forti e rischiose, si sarebbe rischiosamente lanciata in un’azione finanziaria, improvvisandosi speculatrice al ribasso sull’euro e perdendo clamorosamente…[3]

 Pensavano di salvare le balene e invece hanno speculato coi derivati. Matuguarda.

D’altronde ormai per soddisfare le esigenze della signora Pina (che ha bisogno del 5% di cedola, ma “senza rischio”, come dice lei…) le alternative scarseggiano. Una delle migliori oggi sembrerebbe quella di comprare titoli di stato di Cipro:

19 GIUGNO – Appena dopo un anno dallo scoppio della crisi bancaria che ha colpito il Paese, soccorso da un salvagente da 10 miliardi di euro lanciato da Fmi, Bce e Ue [cioè con i soldi dei contribuenti europei, N.d.R], Cipro fa il suo ritorno al mercato dei capitali. Nicosia ha emesso un bond a 5 anni da 750 milioni di euro con rendimenti al 4,85%. Cipro segue così le orme della Grecia, che lo scorso aprile ha raccolto 3 miliardi di euro con titoli di stato a 5 anni al 4,95%…[4]

Traduzione: a Cipro hanno ancora i crateri e le voragini dei derivati, col “sequestro” dei soldi ai correntisti e già il governo ha ricominciato a indebitarsi. Il mercato è così eccitato che si strappa di mano i suoi titoli di stato. Nel frattempo, nel mondo reale, a Cipro vigono ancora alcuni controlli sui movimenti di capitale (dopo che per oltre un anno c’erano limiti ai prelievi). Se uno ad esempio vuole fare un bonifico all’estero… non può:

 

“It is still not possible to freely transfer money abroad…” [5]

Per qualcosa di più redditizio si può optare per il bond decennale appena emesso dal Kenya che offre un rendimento del 6,85% (come i Btp di 2 anni e mezzo fa) e ha visto richieste pari a 4 volte il quantitativo offerto di 2 miliardi di dollari.

Lo Sri Lanka, essendo… meno rischioso rende il 5% (bond che quindi calzano a pennello nel profilo della signora Pina), mentre per avere qualcosa in più si può optare per il Pakistan che con l’8,25% rende (yield in inglese) circa la metà di quanto rendeva il Portogallo 2 anni fa:[6]

yieldPer chi fosse un po’ distratto o leggermente confuso, ricordo che il rendimento di un bond (un’obbligazione) è inversamente proporzionale all’affidabilità dell’emittente. Più viene considerato un investimento sicuro e meno rende.

La cosa è curiosa perché i rendimenti (yield) dei titoli di stato francesi spagnoli e italiani sono i più bassi degli ultimi 200 anni. Non siamo mai stati più solidi di così e non ce n’eravamo neanche accorti:

 200yrs yeld

Sarà forse perché a nostra insaputa è tornato tutto a posto (motivo per cui un Bot a 1 anno rende lo 0,3%), oppure, chissà, forse le banche centrali stanno riuscendo ormai a piegare al loro volere qualunque parametro di buon senso dei mercati finanziari.

Ormai ne parla anche nientepopodimeno che il serissimo e sobrio Financial Times (non un sito catastrofista). Pare infatti che le Banche Centrali, zitte zitte, per tenere a galla i mercati (azioni e bond) abbiano comprato 29 TRILIONI di titoli. Il tutto naturalmente tramite organizzazioni ed entità varie, in una specie di giochino delle scatole cinesi:

Central Banks around the world, including China’s, have shifted decisively into investing in equities as low interest rates have hit their revenues, according to a global study of 400 public sector institutions… [7]

 

Tanto per contestualizzare: il mercato mondiale delle azioni vale circa 62 trilioni. Quello dei bond 100 trilioni. Per accumulare 1 trilione (1.000 miliardi) bisognerebbe mettere da parte 1 milione al giorno per 2700 anni (dai tempi di Romolo e Remo). Le banche centrali ultimamente hanno investito 29 trilioni. A uno verrebbe quasi da chiedersi: ma dove li hanno trovati? Risparmiati? Sudati? Guadagnati? No: creati con una tastiera del computer.

Ma perché tutto questo creare soldi elettronici?

Viene in mente una simpatica parodia che gira nel web (con il Dottor Male[8] al posto dei Grand Azionist Bankier Mannar):

 

clip_image002_thumb5Traduzione:

“Noi creiamo dal nulla denaro virtuale senza valore.

Poi lo prestiamo addebitando interessi.

Poi, quando non ce la fanno a ripagare il debito, ci facciamo dare le loro case e la loro ricchezza reale.”

Divertente, no?

In effetti l’obiettivo pare essere l’abolizione del risparmio. Bisogna spendere e semmai indebitarsi, non certo risparmiare. Per questo i tassi sono a zero, così il risparmio non è incentivato. In Giappone ne sanno qualcosa Ecco l’andamento della propensione al risparmio (savings rate, in % rispetto al reddito) della famiglie giapponesi, storicamente le più risparmiose al mondo assieme agli italiani:

AM-BD438_JSAVIN_G_20140514001204E però, una delle Borse migliori al mondo negli ultimi tempi è proprio quella giapponese. Forse perché, oltre alle banche centrali, ormai anche gli stati usano i soldi (dei cittadini) per comprare azioni e bond. Come il Fondo Statale Norvegese da 888 miliardi di dollari di patrimonio (il più grande al mondo) grazie ai profitti del petrolio, che ormai per avere un rendimento si è lanciato su azioni  e bond dei “frontier markets”, cioè il Kenia e il Pakistan di cui sopra:

Norway’s $888bn sovereign wealth fund – the biggest in the world – plans to broaden its investment strategy to boost returns, including widening its fixed income operations, adding frontier markets… [9]

Il tutto, secondo le storie sugli asini che volano che ci vengono propinate, porta benefici e ricchezza per tutti. Invece la ricchezza finanziaria e quella reale si allontanano sempre più. In Gran Bretagna, negli ultimi 30 anni sono raddoppiate due cose: il Pil e il numero di poveri:

“The UK economy has doubled in size since the early 1980s – yet the number of those suffering below-minimum living standards has grown by more than twice…” [10]

E piano piano qualcuno pare che cominci a incacchiarsi un po’ anche da quelle parti.[11]

Certo che a forza di investire in bond del Pakistan e derivati, ogni tanto qualche banca se la passa male. O meglio, se la passano male i correntisti visto che i soldi usati per le speculazioni notoriamente sono i loro. Così ogni tanto c’è un po’ di panico. Come in Bulgaria in questi giorni, dove si è sparsa la voce che due delle principali banche siano messe molto male e la gente cerca di recuperare i propri risparmi, prima che sia troppo tardi:[12]

 

bulgarianOvviamente il governo si è affrettato a dare la colpa ai terroristi, agli hacker, al Feroce Saladino, il maltempo, eccetera. Tanto non ci crede più (quasi) nessuno. A parte quelli che ancora leggono i giornali o guardano i tiggì per capire cosa succede nel mondo e a casa loro.

Ecco un sondaggio Usa. Percentuale di americani che hanno “molta fiducia” nel proprio Parlamento (Congress):

gallup congressIl 7% degli americani si fida dei propri politici: il minimo dei minimi nella storia di sempre.

Per fortuna da noi un sondaggio del genere non avrebbe senso in quanto – come noto a tutti coloro che non leggono i giornali e guardano i tiggì sperando di capire dove siamo… etc. – in Europa i Parlamenti nazionali contano ormai all’incirca quanto il 2 di briscola quando a briscola c’è picche. Noi andiamo oltre, noi abbiamo i Van Qualcosa, i super burocrati non eletti che regolano le nostre esistenze fin nei minimi dettagli. Una élite assolutamente virtuosa, competente, disinteressata e dedicata al bene della collettività. La carica più importante fra i Van Qualcosa è quella di Presidente della Commissione Europea. Il candidato più accreditato alla prossima nomina è il mitico Jean Claude Juncker, un super Van Qualcosa storico, la cui affermazione più famosa rimasta negli annali è: “Quando le cose si fanno serie, devi mentire[13] (“When it becomes serious, you have to lie.”).

Pare però che ora ci sia qualche preoccupazione legata al suo stile di vita:

“Jean Claude-Juncker’s drinking habits have been discussed at the highest levels by European leaders who privately have concerns over the lifestyle…”

Traduco: i leaders europei sarebbero un po’ titubanti viste le voci che circolano su certe sue presunte abitudini tipo fare colazione col cognac…[14]

Nel frattempo, per evitare il fastidio delle code di gente turbata di fronte agli sportelli bancari (esteticamente disdicevole) sono state decise un paio di cose. La prima è praticamente cosa fatta, la seconda ancora in embrione (ma ci sono solide speranze che si concretizzi).

La prima cosa ormai decisa è che quando una banca ha problemi & voragini saranno anche gli obbligazionisti a pagare. Inutile cercare di spiegarlo alla signora Pina con le sue obbligazioni della Banca Traballa che il direttore le ha detto rendon bene e son sicurissime… ma le cose stanno esattamente così. Proprio l’altro giorno in Austria il Governo ha fatto sapere che le perdite colossali della Hypo Alpe Adria Bank (la quinta del paese, già salvata a suo tempo) non saranno più coperte e i suoi bond non saranno quindi più garantiti dallo stato. Auguri.[15]

La seconda cosa che mi pare sia in corso di implementazione è il tentativo di convincere la gente in giro per il mondo che il cash, il contante è brutto e può (anzi deve) essere abolito. C’è una simpatica campagna mediatica in corso. Si va dagli articoli di sedicenti opinionisti che su siti di finanza molto frequentati spiegano quanto sia scomodo preoccuparsi ogni mattina di avere le banconote (e poi prendere il resto) per comprare la colazione, mentre sarebbe molto più figo e comodo pagare con un clic sullo smartphone.[16]

Si deve supporre che, dato che il suo breakfast quotidiano consiste in una piattata di uova, bacon e salsicce (“usually a platter of eggs, bacon, and sausage…”), la circolazione cerebrale del giornalaio giornalista sia ormai otturata dal grasso e non gli consenta di esprimere pensieri compiuti. Come dice il proverbio: il motivo per cui quando uno pensa scuote la testa è che sta cercando di connettere i due neuroni rimasti.

L’altro sera uno sportello bancomat un po’ impazzito si è trangugiato la mia tessera. Naturalmente il giorno dopo dovevo partire, così di prima mattina mi sono presentato alla filiale della banca fiducioso di poter recuperare la carta.

“Buongiorno, ieri sera il vostro Atm ha catturato la mia tessera… Oh, guardi è proprio quella: c’è il mio nome sopra”.

L’impiegata stava appunto maneggiando un mazzo di tessere catturate anche ad altri malcapitati dallo sportello automatico con l’algoritmo capriccioso. Mi ha guardato con un certo sospetto.

“Guardi che quello scritto lì sono io” e le ho allungato un documento.

Lei però sembrava piuttosto agitata. Forse il suo contratto non prevedeva cose così impegnative. Oppure magari era proprio la sua ora per la pausa caffé da due ore. O forse era preoccupata che se avesse perso altro tempo con me non avrebbe realizzato il suo budget giornaliero di polizze inutili e costose e altri prodottini da appioppare ai clienti fiduciosi. Ad ogni modo mi ha passato alle cure del Direttore. Lui era al telefono, un po’ sudato e congestionato, cercando di inseguire gente con rate impagate e proponendo investimenti vincenti ai clienti affezionati. Poi finalmente mi ha guardato, si è rigirato fra le mani la mia tessera bancomat (col mio nome stampato sopra) e alla fine ha sentenziato: “Mi spiace ma non posso dargliela: le procedure non lo consentono”.

Confesso che non l’ho presa un granché bene e mi sono leggerissimamente alterato (destando i due vecchini che sonnecchiavano in attesa della firma quotidiana, unici clienti nel giro di un chilometro), ma alla fine lui si è messo a sventolarmi la tessera davanti farfugliando – sempre più sudato – “Non posso non posso! Le procedure, la circolare n. 456  La direzione… l’autorizzazione… Se ne vada!”.

Così mentre un burocrate idiota impediva l’accesso elettronico ai miei soldi, l’unico motivo per cui sono potuto partire e andare dove dovevo era che avevo con me dei contanti fruscianti. Proprio come fa Azzurrina. Qualcuno potrebbe pensare “Io avrei chiamato i Carabinieri, eccetera…”. Beh, l’ho fatto: perché in fondo io sono io (con tanto di documento di identità), la tessera è mia (con tanto di nome stampato), è stata catturata per un malfunzionamento e – fra l’altro – i soldi sono i miei, perlappunto. Ma mi è stato risposto che c’era poco da fare: in effetti ricevono parecchie chiamate come la mia, ma le procedure sono le procedure.

Il che significa che una volta trasformati in numeretti di un computer i soldi non solo non sono più tuoi (che le banche come noto li investono in bond del Pakistan e altre amenità), ma non si sa bene se e quando li potrai riavere. Con buona pace del diritto di proprietà eccetera eccetera.

Per non parlare di hacker e simili, mentre in futuro saremo tutti impegnati nelle transazioni con gli smartphone:

Report: Chinese phone comes preloaded with spyware

June 17, 2014 12:51 PM

BERLIN (AP) — A cheap brand of Chinese-made smartphones carried by major online retailers comes preinstalled with espionage software, a German security firm said Tuesday…[17]

Pare che in Cina siano avanti: hanno appena messo in commercio graziosi smartphone già dotati di spyware, virus e tutto ciò che serve per farti ciò che vogliono.

E’ per questo che mi si inarcano le sopracciglia quando anche l’economista di fama mondiale inneggia all’abolizione del contante:[18]

PAPER MONEY IS UNFIT FOR A WORLD OF HIGH CRIME AND LOW INFLATION

May 28, 2014 – By Kenneth Rogoff

Bel titolo: le banconote non sono fatte per un mondo con un’alta criminalità e bassa inflazione.

Dove evidentemente l’autore (che insegnando ad Harvard non conosce il mondo reale) pensa che i criminali e i riciclatori si aggirino per il mondo con valige gonfie di banconote come ai tempi di Al Capone. Dopodiché, con i tassi a zero è inutile avere i contanti. Bisogna spendere e consumare. Oppure investire in azioni e bond del Pakistan per stimolare la ripresa. Chi si ostina a tenere il cash (elettronico, a questo punto) potrebbe essere punito. Magari con una bella tassa sulla liquidità di conto. Chissà.

Sarà forse per questo che i giocatori della squadra di calcio del Ghana hanno preteso tassativamente di essere pagati in contanti? Tanto che dal paese africano è partito alla volta del Brasile un aereo con una valigetta con 3 milioni di dollari in banconote fruscianti.[19] Matuguarda.

Ora vi lascio, con una canzone. Un brano che ha spopolato nel 2007 vincendo di tutto. Parla di uno che ha perso la testa. E’ diventato matto perché sapeva troppe cose:

I remember when, I remember, I remember when I lost my mind… 
Yeah, I was out of touch 
But it wasn’t because I didn’t know enough 
I just knew too much …
Does that make me crazy 
Possibly 

“Mi ricordo quando ho perso la testa…
Si, ero fuori di testa
Ma non perché non sapessi abbastanza
E’ che sapevo troppe cose…
Forse è proprio ciò che mi ha fatto diventare matto”

Certo che a guardare quel che sta succedendo dal 2007 a oggi uno rischia proprio.

Beh, qui siamo molto grati di non aver ancora perso la testa (forse…); e di avere ancora l’opportunità di scegliere.

Allora vi lascio a Gnarls Barkley con CRAZY.

Fonte

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