Oceani, senza l’acqua la Terra sarebbe solo un pezzo di roccia nello spazio

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La Terra senza gli oceani sarebbe l’ennesima roccia nello spazio

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Grace Young, ingegnere degli Oceani ha scritto per Time un accorato appello in difesa degli oceani, perché spiega, senza queste grandi masse d’acqua, la Terra sarebbe solo una delle tante rocce nello spazio. La sopravvivenza umana dipende da oceani sani: producono fino al 70% dell’ossigeno che respiriamo, forniscono proteine ​​essenziali, assorbono grandi quantità di carbonio da gas serra e fanno del nostro Pianeta un posto abitabile.

Abbiamo bisogno di conoscerli meglio ma mentre i robot esplorano Marte e missioni da miliardi di dollari sondano le profondità dello spazio, il 95 per cento dei nostri oceani resta inesplorato e in gran parte sconosciuto.

Sappiamo con certezza, però, che i nostri oceani sono malati: perdite di massa delle specie marine causate dal riscaldamento dei mari, l’espansione di”zone morte” a causa dell’inquinamento chimico, 8 milioni di tonnellate di animali marini soffocati dalla plastica scaricata ogni anno, acidificazione in rapida crescita e pesca eccessiva minacciano l’estinzione di interi ecosistemi nella nostra vita. Nel frattempo, l’aumento del livello dei mari rischia di travolgere le metropoli costiere a causa dei cambiamenti climatici. Questi sono sintomi di malattia grave che se non trattata renderà la Terra inabitabile.

La comunità scientifica mondiale ha lanciato l’allarme attraverso il recente rapporto dell’ONU sul cambiamento climatico redatto da 800 scienziati internazionali in cui profetizzano un impatto “irreversibile”, ma che restano inascoltati. Anche l’iniziativa nazionale del presidente Barack Obama per gli Oceani non ha prodotto grandi azioni.

In poche parole, il paradigma corrente per l’esplorazione e la ricerca sugli oceani non funziona a causa di finanziamenti limitati e di una collaborazione internazionale troppo frammentata e confusa, mentre interessi commerciali errati ci spingono verso l’estinzione.

L’anno scorso, ad esempio, i ricercatori hanno perso Nereus, veicolo di esplorazione mentre stava sondando il Kermadec a oltre sei miglia di profondità nel Pacifico meridionale. Nereus è costato 8 milioni di dollari e era un robot unico al mondo. Siamo in grado di costruirne un altro, ma abbiamo perso anni di ricerca in alto mare. Nel frattempo, mentre gli oceani continuano a degradare, non abbiamo idea di ciò che stiamo perdendo, per non parlare di come invertire il danno.

Scrive Young:

Se la sopravvivenza dell’umanità è il nostro obiettivo dobbiamo salvare i nostri oceani. Eppure la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) non avrà mai budget della NASA o più di una piccola quota data alle agenzie per la sicurezza: abbiamo bisogno di un CERN per gli oceani.

L’Organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN) è un termine improprio. Chiunque abbia lavorato lì sa che è un alveare di ricerca interdisciplinare retto da un piccolo staff e sostenuto da migliaia di scienziati e ricercatori che si alternano regolarmente con università, aziende e agenzie governative di tutto il mondo. Il risultato sono scoperte come “Big Science” che hanno confermato il bosone di Higgs, ma anche il World Wide Web.

Il CERN è supportato non solo dal suo padrone di casa, l’Unione Europea, ma anche da società come IBM, Intel e Siemens, fondazioni private, le università e molte agenzie governative extracomunitarie che inviano i loro scienziati e ingegneri a partecipare alla ricerca. Il risultato è una straordinaria confluenza dell’intelligenza umana concentrata su problemi specifici che produrre risultati concreti.

Un CERN per gli oceani potrebbe anche servire come un importante incubatore multinazionale per efficaci politiche globali di gestione degli oceani.

Via | Time
Foto | Victor@flickr

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