Monti di Pietà: storia e differenza con le banche.

Il primo Monte di Pietà fu fondato in Umbria nel 1462, precisamente nella città di Perugia, ad opera del francescano comasco padre Michele Càrcano (Lomazzo, 1427 – Lodi, 20 Marzo 1484). Sarebbero trascorsi ancora trent’anni affinché Cristoforo Colombo approdasse sulle coste caraibiche. Erano gli sgoccioli del Medioevo, in breve i Monti di Pietà si sarebbero diffusi in Italia ed anche altrove con gran rapidità.

A differenza delle banche che prestavano il denaro a scopo lucrativo con rialzi del 30-35%, i francescani idearono la concessione di assistenza ai bisognosi mediante prestiti dal rialzo risibile, al massimo un 4%, nel pieno rispetto delle regole del Codice. Ovvero il 4% che guadagnavano, veniva impiegato per dare lo stipendio agli impiegati del Monte dei Pegni medesimo. Così facendo, molte persone potevano trovare un impiego sicuro e mantenere sé stessi e la loro famiglia. Impedendo, per giunta, che gli impiegati stessi potessero cadere nelle mani dell’usura bancaria.

Le fasce più povere vennero tutelate grazie a questo eccezionale sistema rivoluzionario.

Il funzionamento del Monte di Pietà era molto semplice: il/la richiedente depositava di propria spontanea volontà un oggetto che avesse un qualche valore. Il Monte di Pietà stimava il valore dell’oggetto e proponeva una piccola somma al/alla richiedente. Una somma che veniva calcolata in maniera tale da poter consentire ai bisognosi di poterlo riscattare a fine anno. Difatti, il Monte dei Pegni si incaricava di custodire tale oggetto prestato per un arco di di tempo di 365 giorni trascorsi i quali il legittimo proprietario poteva presentarsi per versare la somma che gli era stata offerta (maggiorata del solo 4%) e riprendere possesso del proprio oggetto. Nei rarissimi casi in cui il bene non fosse riuscito a tornare nelle mani del proprietario, il Monte di Pietà aveva il diritto di rivendere l’oggetto che aveva custodito. Per giunta, qualora la vendita dell’oggetto avesse fruttato un incasso maggiore di quanto donato al proprietario, allora il Monte di Pietà tratteneva per sé il 4% e dava tutto il sovrappiù al legittimo proprietario. Conferma a quanto riportato la troviamo scritta all’interno dell’Enciclopedia Cattolica, Volume VIII col. 1378 e 1380, alla voce Monti di Pietà, in cui è scritto che: «Lo scopo di Monti di Pietà è di prestare denaro in cambio di un pegno, con un pagamento minimo di un tenue contributo, per coprire le spese di mantenimento di esercizio del Monte e dei suoi impiegati, per combattere l’usura e venire in aiuto delle classi meno abbienti. […]. La fondazione dei Monti di Pietà fu un’innovazione importantissima dal punto di vista sociale, sorta attorno al Quattrocento […] se ne avvantaggiarono quanti non avevano solide garanzie da offrire e sarebbero stati costretti a ricorrere agli usurai».

Col trascorrere degli anni, tali attività aumentarono il proprio patrimonio ed anche le Autorità Civili ricorsero all’opera dei Monti di Pietà.

I primi a sollevare polemiche nei confronti dei francescani in merito all’attività di prestito di denaro al 4%, furono curiosamente i domenicani! Questi ultimi contestavano il profitto del 4%. lo ritenevano comunque lucro. La questione non si risolse in tempi brevi, ma si risolse con l’Enciclica di papa Leone X (1513-1521). Costui, nel V Concilio Lateranense, istituì una commissione di studio la quale sviscerò il tema giungendo alla conclusione che il 4% era da considerarsi del tutto lecito in quanto veniva messo in conto per mantenere in vita la struttura stessa dei Monti di Pietà e non per arricchimento personale. Ciò si allineava coi principi della Teologia Scolastica Aristotelica.

Il Maestro Don Curzio Nitoglia, insegna che “Economia significa “governo della famiglia o del focolare domestico” (dal greco “òikos, casa” e “némein, governare”). La ricchezza o il benessere materiale ha rapporto con la prudenza economica non come Fine ultimo, ma come causa strumentale in ordine al raggiungimento del Fine ultimo […] Di qui la necessità di studiare e mettere in pratica la vera Economia (v. Monti di Pietà) e di distinguerla dalla sua degenerazione che è la moderna Pecuniativa, Affaristica o Finanziaria (v. Banche e Usura) [e conclude affermando che esiste da una parte] la Plutocrazia o il Regno di Mammona e delle Banche, che fa della ricchezza materiale il fine ultimo dell’uomo e sottomette sia l’individuo che lo Stato alla Finanza. Il suo “dio” è l’oro. Dall’altra parte vi è la vera e sana Economia, la quale dirige con Prudenza la famiglia o il focolare domestico al suo fine prossimo (ordine interno e benessere temporale) subordinatamente al Fine ultimo (Dio conosciuto, amato e posseduto). La Dottrina sociale della Chiesa propone come rimedio possibile a tanto sfacelo (Plutocrazia/Collettivismo/“Banco-crazia – Signoraggio ed anatocismo NDR”) l’unica via che si deve e si può percorrere: la Frugalità contro il Consumismo che spinge a spendere e spandere, indebitarsi e rovinarsi l’esistenza ecco, dunque, qual è la necessità dei Monti di Pietà contro la banca e l’usura.”.

Stando a quanto possiamo osservare oggi come oggi, non possiamo che condividere pienamente l’analisi scientifica del Nitoglia e riconoscere che il sistema consumistico sfrenato a cui siamo sottoposti non fa che porre soggetti singoli e pezzi interi del reparto Pubblico in crisi perpetua. Non esiste un solo Stato al Mondo che non sia indebitato con le istituzioni di riferimento di questo sistema privato di banchieri: Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. Sostenere il contrario è ridicolo. Siamo ostaggio dell’affaristica, della crematistica pecuniativa di stampo privatistico osceno ed abbiamo il dovere di recuperare la dimensione economica come sancito all’interno della Costituzione!

Andrea Signini.

Per approfondire l’argomento, s’invita a digitare:

http://doncurzionitoglia.wordpress.com/2014/07/10/i-monti-di-pieta/

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