Frenare l’appetito di carne del mondo è fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici. A mettere in guardia i Governi è una nuova analisi dal Thinktank Chatham House. Il settore zootecnico, infatti, è responsabile di quasi il 15 per cento delle emissioni globali, una quantità simile a quella prodotta da automobili, camion, aerei, treni e navi di tutto il Pianeta. Eppure strategie internazionali o nazionali di riduzione delle emissioni in questo settore ancora non ce ne sono.
L’allevamento produce anche grandi quantità di biossido di carbonio, derivanti dal taglio delle foreste per convertire i terreni a pascolo e a colture per i mangimi. Come se questo non bastasse, entro il 2050 il consumo mondiale di carne e quello di prodotti lattiero-caseari aumenteranno rispettivamente del 76 per cento e del 65 per cento se paragonati a quelli del 2005-2007.
“Come previsto, i risultati hanno dimostrato una chiara mancanza di consapevolezza : il riconoscimento del ruolo del settore zootecnico nel contribuire al cambiamento climatico è stato nettamente inferiore a quello di tutti gli altri settori esaminati. A livello globale, le persone hanno individuato i trasporti come una delle principali cause del cambiamento climatico”, ha affermato Rob Bailey, autore dello studio.
Allora, perché non è stato fatto nulla per affrontare questa problematica climatica? I prossimi 12 mesi saranno decisivi per lo sforzo globale di contenimento dei cambiamenti climatici. I governi si riuniranno a Parigi per un nuovo accordo per limitare il riscaldamento a non più di due gradi Celsius. E le attuali tendenze alimentari sono semplicemente incompatibili con questo obiettivo.
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