L’istinto guida della vita

L’istinto ha accompagnato l’Adam (parola per indicare l’essere umano nella sua neutralità sessuale) durante tutta la sua storia ed evoluzione. Esso è stato spesso coperto da una nebbia di mistero, imperscrutabile, a volte guida preziosa, molte altre causa di disgrazia. A tutti è capitato di voler o dover dare conto agli impulsi dell’istinto, vedendolo solitamente contrapposto alle scelte della ragione e mentre per alcuni ha permesso molte volte la scelta giusta, per altri risulta certo il contrario. Come fare allora per capire se sia corretto lasciarsi trasportare dalle sue onde, inganni o buoni consigli?

 

Innanzitutto è d’obbligo specificare che si è soliti indicare tramite la parola istinto differenti pulsioni dell’Io, cosicché, senza accorgersene, alcuni parlano di un fenomeno, altri di uno differente, ma tra di loro credono di interloquire sullo stesso argomento, creando una confusione terribile. Più sovente capita di dare ascolto a diversi meccanismi interiori, che illustrano tutti un atteggiamento da seguire, credendo erroneamente che siano originati sempre dalla stessa entità. Così esistono istinti che “consigliano bene” e istinti che “consigliano male”. Per questo a volte funziona a volte no. Sono stati scritti moltissimi libri sull’argomento, ma spesso ignorati dal grande pubblico, per cui quasi nessuno ne è a conoscenza nel mondo accademico e sociale, tanto più i più esperti e stimati tra psicologi e psicoanalisti (con le dovute eccezioni). Inabissandosi molto in profondità sia nella complessità linguistica che concettuale, cercherò di semplificare sia nella scelta di un linguaggio semplice, alla portata di tutti, sia nella trasposizione di concetti sconosciuti e articolati in metafore usuali il più possibile collimanti con il significato originario.

Innanzitutto , per semplicità, si differenzia l’Io, la parte umana pensante, in due parti distinte:

  1. la prima di cui si conoscono approssimativamente i meccanismi volta al pensiero razionale, che chiameremo convenzionalmente ragione;
  2. la seconda, comprendente quella serie di fenomeni intellettivi che, pur essendo manifesti, non sono ancora spiegabili imputando la ragione e che dunque si chiamerà, sempre convenzionalmente in questa sede, anima, non intendendo con tale termine necessariamente un’entità immateriale o trascendentale, ma semplicemente diversa da quella rete elettrochimica da cui si deduce l’attività pensante, l’unica a tutt’oggi spiegabile con algoritmi di natura matematica.

Sia in rapporto all’anima che alla ragione esistono istinti buoni e cattivi.

L’ISTINTO ANIMALESCO

L’istinto animalesco, quello che provvede alla sopravvivenza e alla riproduzione dell’individuo e della sua specie, è parte integrante del campo della ragione. Esso si sviluppa in seno alle caratteristiche morfologiche e fisiologice dell’apparato nervoso. Per capire bene s’immagini un computer. Esso nasce (è prodotto) con un programma (ovvero un insieme di comandi prestabiliti) di base (firmware/istinto animalesco), inserito nella parte materiale (hardware/sistema nervoso anatomo/fisiologico) e che risulta immodificabile da qualsiasi azione che si possa compiere tramite tastiera e mouse. Questo programma intoccabile (firmware/istinto animalesco), inserito direttamente dall’essere creatore (programmatore umano/Natura), permette alla macchina (computer/corpo) di sopravvivere e di ricevere qualsiasi altro programma supplementare (software/apprendimento) che chiunque (o qualunque cosa) può installare.

Esistono in realtà rare eccezioni all’integrità del firmware/istinto animalesco. Alcune malattie che interferiscono sull’anatomia/fisiologia del corpo umano a livello nervoso (come alcune forme di schizofrenia) possono alterare alcune informazioni istintuali, generando a volte comportamenti contro-produttivi a danno della propria persona o della collettività.

Altre volte possono intervenire degli operatori che utilizzano tecniche (hackeraggio, lavaggio del cervello) che permettono la creazione di software/insegnamenti al fine di ingannare la macchina computer/ragione illudendola che il programma base non sia quello originale ma quello impartitole dai nuovi codici/ordini. Oggi, grazie all’alfabetizzazione molto diffusa tali tecniche possono agire tramite l’utilizzo di canali mediatici, come la televisione e internet.

Seguire questo tipo di istinto per avvenimento che non riguardano la sopravvivenza e la continuità della specie risulta fuori luogo.

 

L’ISTINTO ANIMALE

L’istinto animale, differente da quello animalesco, intendendo per animale “che è dell’anima”, è ben più complesso. L’anima a cui mi riferisco è una pulsione pura del nostro essere che mira esclusivamente al benessere interiore (e, di conseguenza, esteriore). Essa è un’entità egoista (non nel senso dispregiativo) che non comprende tutto ciò che è “ragione”, non perché sia stupida ma perché non ha motivo di nutrirne interesse. Per essa esistono solo le sensazioni, la consapevolezza, la Coscienza interiore, la felicità. Oggi la gran parte degli esseri umani non è più in grado di vivere scorrendo in armonia con la propria anima e approfittando della sua innata conoscenza del mondo sottile. Questo, come si vedrà in seguito, avviene a causa dell’intervento eccessivo e deviato della ragione. Riscoprire l’esistenza di tale presenza interiore è un compito arduo, ma dalla fine positivamente certa.

Essa è infatti presente in noi fin dal concepimento (forse da ancor prima per chi crede in un’esistenza immortale) e non ci ha mai abbandonato.

La sua caratteristica fondamentale è che, essendo in linea con la sola natura positiva e creatrice dell’Ome e in armonia con la vera natura divinamente umana, NON PUÒ VOLERE qualsiasi cosa sia male per se stessa e per la casa in cui risiede, il corpo. Chi impara ad ascoltare la propria anima NON PUÒ SBAGLIARE il proprio cammino.

È questo l’istinto che conduce alla giusta scelta e che porta infinite soddisfazioni. Fonte d’ispirazione, di serenità, di intuito, genio e Consapevolezza, esso riflette quegli eventi della vita in cui ci si è detto «Ho fatto bene a seguire il mio istinto, ho ottenuto il risultato desiderato, ora sono felice».

Dopo un’intera vita di inquinamento cerebrale, sia che abbiate dieci anni o novanta, riaprire i ponti di collegamento tra la coscienza (=l’essere svegli fuori, diversa dalla Coscienza= l’essere svegli fuori e dentro) e l’anima è un lavoro irto di ostacoli, gli ostacoli imposti dalla ragione. Esistono migliaia di tecniche per raggiungere tale obiettivo, ma in generale si può riuscire a comprendere di aver “toccato” l’anima con il pensiero imparando ad ascoltare le proprie sensazioni più naturali (che non si significa più rilassate), da non confondere troppo con le emozioni.

Le sensazioni interiori sono stati dell’essere, mentre le emozioni sono reazioni dell’essere. Entrambe possono interagire tra loro e creare manifestazioni vibrazionali molto elevate.

Sono le sensazioni l’indicatore di uno stato di benessere. Quando si entra in contatto con l’anima se ne evidenziano alcune positive, di serenità, pace interiore, ispirazione, di Unità con il divino; altre negativo, di disagio, tristezza, insofferenza, di abbrutimento.

Attraverso le prime si vive uno stato in cui ci si sente particolarmente ispirati e tranquilli, non necessariamente entusiasti. È lo stato dello scienziato quando intuisce un fenomeno ancora inspiegato, del pittore quando crea un’opera sensazionale, del poeta quando riesce a imprimere un soffio di vita alla sua tela, e di ognuno di noi ogni qualvolta trova la soluzione ad ogni problema e riesce a circondarsi di eventi positivi (in rapporto al proprio cammino personale) anche che non ne sia lui la causa materiale.

Per ascoltare l’anima bisogna prima cercare e trovare il “silenzio” della ragione, il che non vuol dire ucciderla e rifiutarla a priori, ma semplicemente zittirla al momento del bisogno. Non posso di certo qui elencare l’infinità di tecniche atte ad ottenere questo risultato, ma giusto per capire, la meditazione o lo yoga potrebbero essere un’ottima strada.

In realtà esiste un modo, ottenibile dopo molta esperienza, per mettere la ragione e l’anima in una legame di armonia tale che il rumore della ragione non disturbi la lettura dell’anima. Ciò può avvenire solo dopo molta pratica e molto tempo speso nell’esercizio, relativamente al livello dello stato del vostro genio.

Ognuno di noi infatti è un genio, inutile illudersi che non sia così, tutto dipende dalla capacità di farlo uscire allo scoperto eliminando le catene che l’hanno segregato nei meandri più nascosti dell’essere, create ad hoc dalla parte peggiore della ragione.

È questo tipo di istinto, che giusto per l’occasione ho nominato “anima”, l’obiettivo della cerca interiore. Sul “come fare” per conoscerlo e ascoltarlo scriverò un tema a parte. Già sapere e analizzare tale meccanismo aiuta non poco.

IL CONCETTO DI FEDE E LA SUA IMPORTANZA NELLA RICERCA DELL’ISTINTO

Vorrei fare un piccolo excursus su un concetto pressoché sconosciuto ma incredibilmente utile, specialmente nel nostro caso, il concetto di Fede. So bene che a chiunque la parola non risulta affatto sconosciuta, addirittura ritrita, ma quello a cui mi riferisco quando parlo di sconosciuto è il suo concetto, appunto.

Nella società di impronta cristiana in cui vivo io e probabilmente molti che mi leggono la parola fede è conosciuta tramite le istituzioni religiose. Ho dialogato con svariati personaggi appartenenti all’ambiente cattolico, ma nessuno era a conoscenza del suo vero significato; per cui anche ognuno di noi fin da piccolo ha ricevuto un insegnamento errato e travisato di tale termine.

Ed è un vero peccato, considerando il potere che esso detiene.

Questo è dovuto in parte all’ignoranza di tutti i successori del Cristo Gesù, da Pietro a Benedetto XVI, salvo rare eccezioni, e in parte all’utilizzo mirato della fede da parte dei detentori del potere religioso per il controllo delle masse. A cosa serve la Fede?

Quando ho parlato di riscoprire l’anima zittendo la ragione, a molti sarà venuto il dubbio « come faccio a zittire la ragione se l’unico strumento per farlo è la ragione stessa?» che è una domanda molto intelligente. La risposta è che non si può!

Esatto.

Ci si può cimentare nella prova, ritrovandosi perduti, aggrovigliati in ingannevoli illusioni. Come in un computer si può creare un emulatore che simula addirittura un sistema operativo, così la ragione può emulare finanche di aver raggiunto l’illuminazione. Essa non può (facilmente) scoprire l’anima tramite un “ragionamento”. Fin quando si resterà morbosamente attaccati alla ragione e alla logicità dei pensieri nulla accadrà. Questo non obbliga a rigettare l’eventuale attitudine tommasiana “se non vedo non credo”. Il vedere non è strettamente legato alla ragione,anzi spesso non lo è.

A questo punto si dovrà cercare e trovare (tramite le già citate tecniche) uno STATO DELL’ESSERE chiamato Fede, uno stato mentalmente e spiritualmente ricettivo, uno stato in cui DEVONO scomparire tutti i luoghi comuni, le certezze e le conoscenze scontate. Il logico deve perdere valore e importanza lasciando spazio all’improbabile. Dovranno essere abbattuti tutti i filtri della ragione, solo così essa sarà pronta a ricevere le rivelazioni sconvolgenti che l’anima ha da offrirgli. La Fede non è una credenza, è uno stato psico-emotivo da attivare nei confronti di se stessi e non nei confronti delle convinzioni, credi e verità altrui.

L’Io più nascosto e divino contiene delle informazioni e dei poteri che la ragione non può concepire. Avere questo tipo di Fede aiuta notevolmente a RISCOPRIRE tali poteri e a farli manifestare sia nel mondo interiore che in quello materiale.

Quando Gesù predicava alle genti era solito indicare la strada verso l’ottenimento di queste Forze, e prima di eseguire qualsiasi miracolo domandava sempre «Hai Fede?». Solo quando la risposta era affermativa, sincera ed entusiasta il miracolo aveva luogo. In realtà l’energia operante non proveniva solo dal Cristo, ma dall’anima dello stesso miracolato, che riscoprendo il suo Istinto animale, il suo Io più creativo e potente, attingeva al potere delle sue stesse insospettabili capacità magiche. Il tutto era agevolato dal fatto che il Cristo predicava e miracolava sempre in presenza di una vasta folla di persone, tutte trascinate dall’entusiasmo suscitato dal grande carisma del maestro. La Fede nel potere divino, originato dal Padre celeste, di tutti questi individui riuniti creava fortissime energie (positive in questo caso), capaci di aumentare di molto l’efficacia del miracolo stesso; tali energie sono conosciute anche, come piace ricordare ad un mio Fratello di Conoscenza, con il grazioso nomignolo di Egregore.

Si ricordi bene: la Fede deve avere sempre un ritorno, altrimenti è fede cieca in qualcosa che probabilmente non esiste. Bisogna aver Fede, entrare in questo stato taoisticamente femminile, vaginale, pronto ad essere inseminato da qualsiasi conoscenza che trovi l’ospite un ambiente fertile su cui possa adagiarsi ed evolversi. Poi essa dovrà essere alimentata dai positivi risultati o altrimenti rimandata a prove future con l’augurio di un miglior risultato.

Anche il risultato negativo è un bene. Sapere per certo che qualcosa non esiste è una grande conoscenza.

 

L’ISTINTO DELLA RAGIONE

La maggior parte delle volte ci si affida ad un istinto altamente perfettibile, l’istinto della ragione. Ricordo che si tiene in considerazione quella parte della ragione che si crede essere intuito e non proveniente da ragionamenti logici.

Ciò che si nasconde nei cassetti della propria biblioteca cerebrale e di cui no si trova spiegazione proviene il più delle volte da operazioni inconsce, subconscie, obnubilate e psicoendocrino-dipendenti.

L’OBNUBILAMENTO

L ‘obnubilamento avviene nel momento in cui certi ragionamenti fatti in un indefinito passato, sia lontano che vicino, non siano più ricordati e riemerge sulla superficie della memoria solo il prodotto comportamentale di quel ragionamento. Può avvenire in diversi modi.

Ad esempio può capitare di compiere un’azione perché la nostra mente ha archiviato in passato la stessa azione compiuta da qualche altro e semplicemente per effetto di alcuni neuroni detti specchio ne ha immagazzinato tutte le informazioni come se fosse stata realmente vissuta in prima persona.
La ragione cerca sempre una spiegazione e nel momento in cui compare una situazione per esso sconosciuta cerca nei suoi cassetti la risposta più logicamente plausibile, da qualunque processo essa sia stata generata. Non sempre tale reazione è conforme alla situazione e, come vedremo tra poco, non necessariamente avviene coscientemente.

GLI AUTOMATISMI E IL SUBCONSCIO

Buona parte delle nostre azioni deriva da automatismi.

Sembra strano a crederci ma è raro compiere un’azione non prevista dagli algoritmi della rete sinaptica del sistema nervoso e secondo il libero arbitrio. Uno dei centri di memorizzazione degli automatismi è il subconscio, legato anche ai processi dell’istinto animalesco. Se un’azione volontaria è ripetuta cronicamente può trasformarsi in un’azione involontaria innescabile per un particolare evento.

Per esempio quando si comincia ad andare in bicicletta si ha bisogno di molta concentrazione per imparare tutti i movimenti, l’equilibrio e il coordinamento tra essi. Una volta automatizzato il meccanismo si potrà anche fare altro di volontario durante la passeggiata in bici, come parlare con qualcuno, osservare il panorama, bere dalla borraccia, eccetera.

Si immagini che questo avviene anche per ogni che passa per la testa. Non è difficile osservare come si reagisca, spesso, sempre in una determinata maniera a certi stimoli., utilizzando gli stessi processi logici, attivando le stesse risposte emotive e le stesse sensazioni.

È divertente, a tal proposito, sentir dire da qualcuno che vuole giustificare la sua perseveranza nel ripetere sempre lo stesso errore «Che ci vuoi fare? ..sono fatta/o così. È il mio carattere», come se il carattere fosse un macigno irremovibile. Questi sono individui che non hanno mai avuto voglia di osservare e controllare i propri processi mentali e, a causa dell’abitudine, non sanno più bloccare e trasformare le scelte sbagliate.

Per cui si osservino le proprie abitudini e sifaccia attenzione a che, quando una voce interiore irrompe dicendo « il mio istinto mi dice di fare così», non sia in realtà una giustificazione maldestra di un cattivo meccanismo automatizzato.

L’INCONSCIO

Infine, la più grande quantità di informazioni nascoste alla coscienza risiede nell’inconscio. Sono numerosi i modi tramite cui esso funziona e interagisca con il pensiero cosciente. Basti sapere che chiunque non può avere un’ idea corretta non solo di come un pensiero sia finito e si sia sviluppato lì dentro, ma addirittura del fatto che esso semplicemente esista.

Non è affatto facile capire come interviene l’inconscio, anche conoscendo le giuste metodiche, per cui non mi permetto per il momento di illustrare alcunché ad alcuno. È già importante, come ho già evidenziato, sapere che esso esista e che spesso guidi l’istinto in dei modi che non sono necessariamente ideale per la propria persona.

LA MANIPOLAZIONE MENTALE

Di notevole importanza è l’influenza sulla mente di alcune azioni volontarie utilizzate con l’evidente scopo di modificare le scelte altrui secondo le proprie convenienze. Il classico esempio è quello della pubblicità. Solitamente, la più semplice che utilizza il metodo martellante, agisce sui ricordi obnubilati, mentre quella più complessa utilizza tecniche che possono modellare direttamente l’inconscio, come i famigerati messaggi subliminali.

Si potrebbe entrare in un supermercato ed avvertire la voglia/istinto di comprare il tal prodotto della tal marca. Si potrebbe pensare che sia il corpo che, in funzione del piacere del gusto e delle esigenze nutrizionali, richieda quell’alimento specifico. Nella pratica la scelta deriva per lo più da un insieme di processi mentali, la cui grande maggioranza deriva da influenze esterne spesso di natura propagandistica.

Il tentato controllo mentale non riguarda solo le scelte degli acquisti, ma anche le scelte di ogni aspetto della vita, il lavoro, la casa e addirittura il partner, nonché, ancor più grave, gli hobby, le ideologie politiche, etiche e filosofiche. Si potrebbe rimanere sorpresi di scoprire la propria morale frutto di un progetto plagistico in grande scala.

LE DROGHE PIÙ INSOSPETTABILI

Un altro aspetto non indifferente e spesso non calcolato è l’influenza delle droghe sul comportamento istintivo.

Per droga non si intende semplicemente una sostanza psicotropa utilizzata a scopo ludico-ricreativo, ma qualsiasi sostanza di cui il corpo, o la mente, avverta il bisogno impellente ma per la quale non esista una fondamentale necessarietà.

Come ho già spiegato altrove, ad esempio la pasta è una droga alimentare e la voglia di mangiarne potrebbe essere non istintiva ma di origine assuefante. Questo ha valore per tutti gli elementi appartenenti al mondo poco compreso del gusto e a quelli che alterano i normali equilibri emotivi ed endocrinologici.

L’assuefazione riguarda anche molte sostanze endogene, ovvero prodotte dall’organismo stesso (ad esempio gli ormoni) in risposta a determinati eventi sia esterni sia interni. La sensazioni esterne provocate (non necessariamente piacevoli) possono creare una non leggera dipendenza.

Ad esempio l’adrenalina è una sostanza a forte potere assuefante. I matti alla ricerca costante del pericolo e delle forti emozioni sono dei tossicodipendenti e la loro droga è proprio l’adrenalina generata da tali attività.

Esistono situazioni ben più complesse che mettono in gioco diversi fenomeni di dipendenza allo stesso tempo. Si pensi a quelle persone che non possono fare a meno di prendere una “cotta” per il primo/a che passi e lo fanno continuamente, anche tutti i giorni.. Sono individui che non riescono normalmente ad innamorarsi perché una volta passati gli effetti del colpo di fulmine si ritrovano in uno stato semi-depressivo detto tecnicamente crisi da astinenza. E così li si troverà sempre alla ricerca non del proprio amore, della propria anima gemella, come essi si illudono, ma dell’ennesima cotta che rimetterà in azione tutti quei processi che porteranno al piacere di cui essi soffrono la dipendenza.

Ecco una situazione particolare per capire fino a che punto paradossale può giungere una persona al fine di gioire delle proprie dipendenze emotive: non di rado capita che un individuo poco equilibrato psicologicamente faccia di tutto per ricercare una condizione di stress per il suo benessere (il benessere dei tossicomani, temporaneo e ingannevole). Lo stress è uno stato che stimola la produzione di varie sostanze endogene (tra cui, importante, il cortisone) che contrastano il senso della tristezza e della paranoia, così permettendo di percepire, anche se fievolmente, una piccola sensazione di vitalità nelle oscure paludi dell’infelicità.

Quando non si sa più come ottenere la felicità, pur di evitare di cadere nel baratro della depressione e di causare la morte dello spirito, si opta per qualsiasi altra strada disponibile, tra cui quella di causare un male dalla cui estirpazione ricavarne un bene. Come il vecchio detto Fare la guerra per godersi la pace.

Si pensi anche ai partner di una coppia che trascorre una vita piatta e noiosa. Entrambi non possono fare a meno di trovare qualcosa per causare un litigio. La frase «L’amore è bello se è litigarello» ha lo stesso infimo valore della frase prima descritta «Che ci vuoi fare? ..sono fatta/o così. È il mio carattere», un modo come un altro per trovare una poco credibile giustificazione ai propri caratteri difettosi.

 

IL DUBBIO DELLA RAGIONE E LA CERTEZZA DELL’ANIMA

I fenomeni che avvengono nei quattro livelli di cui ho sopra descritto (obnubilamento, subconscio, inconscio, dipendenza psicoendocrinologica) non sono necessariamente negativi o errati.

Una delle differenze principali tra l’anima e la ragione è che la prima conosce soltanto il ben, la seconda sia il bene che il male (bene e male intesi relativamente alla propria persona).

A questo proposito esistono dei trucchi per fissare nella ragione comportamenti imparati nel dialogo con l’anima.

  • Dal semplice comportamento fisico come, ad esempio, il corretto modo di respirare. Tutti sanno (e devono) respirare, è un’azione involontaria (anche se è possibile controllarla, normalmente lo si fa raramente) eppure pochi lo fanno nel modo corretto. Correggere il proprio modo di respirare conduce alla riorganizzazione dei muscoli e degli apparati interessati, dei tempi, e della postura. Eseguendo ogni giorni per mesi esercizi mirati allo scopo ci si ritroverà a respirare nella nuova maniera senza neanche più accorgersene. Questo è un esempio di come utilizzare gli automatismi a nostro favore.
  • Ai più complessi pensieri della mente, interessando ciò soprattutto il modo di ragionare, la maniera tramite la quale affrontare un ragionamento, un argomento o un dialogo, affinando così le capacità sia logiche che psico-spirituali.

 

L’IMPORTANZA DELLA MEMORIZZAZIONE

E cosa è che permette di prendere il giusto cammino ogni qual volta ci si ritrova ad affrontare una scelta?

La risposta è: le sensazioni dell’anima.

E non basta solo imparare come ascoltarla. Bisognerà anche imparare a MEMORIZZARE le sensazioni dell’anima legate alle scelte. A meno che non si è un Buddha illuminato, non si troverà facile rimanere sempre in contatto con l’anima, per cui quando ci si riesce memorizzare, memorizzare e poi ancora memorizzare.

LE SENSAZIONI DELL’ANIMA

L’anima in verità non parla né consiglia, essa vive e basta, non fa delle scelte tra ciò che è buono e ciò che non lo è, il suo vivere è sempre nel retto sentiero. È la sensazione che bisogna percepire.. Quando una scelta non è quella corretta essa sarà negativa, ci si sentirà a disagio, nervosi. Detto così sembra facile, ma la cosa difficile è proprio saper sentire le proprie sensazioni, gli stati d’animo e gli stati d’anima, le emozioni e le perturbazioni della ragione, il tutto accertandosi che non si stia navigando nell’ennesima illusione di quest’ultima.

È difficile capire quale istinto stia muovendo i fili del proprio destino.

Ma una volta conosciuti gli strumenti, brevemente qui illustrati, e appresa la natura del problema l’unico sentiero che ci separa da questo grande ed importante obiettivo è solo quello del tempo, nessun altro ostacolo può essere invalicabile. E se si dà ascolto a chi pensa che l’anima sia un’entità immortale allora anche il tempo non è che un nemico già sconfitto.

 

Ruggero Di Giovanna

Evolfenix

 

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