La fabbrica delle bolle …..

di Gianni Tirelli

Ci fu un tempo nell’universo, un piccolo pianeta, dove i suoi abitanti avevano basato la loro sopravvivenza sulla produzione di bolle di sapone. I cittadini lavoratori, trascorrevano la maggior parte del loro tempo occupati in grandi fabbriche di cartongesso, limitrofe alle città, dando forma e colore a miliardi di bolle, che in seguito gli stessi acquistavano, in modo tale che il lavoro non venisse mai a mancare, e l’industria delle bolle continuasse a prosperare.
Ma venne un giorno, che un bambino di nome Karl (e che per la sua vivacità, intelligenza e fantasia era visto dall’Impero delle bolle come elemento destabilizzante del Sistema), durante la grande festa che si svolgeva nella piazza del Nulla, a commemorare la data di liberazione dalla Natura per la nuova società delle bolle, cominciò a gridare: “Ehi, ma non vedete! Le bolle scoppiano, non servono a niente!”- “Santo cielo”, disse il padre, “Questa è la voce dell’innocenza!”. Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino. “Le bolle scoppiano! C’è un bambino che dice che non servono a niente !” “E’ vero, non servono a niente!”, si misero tutti a urlare alla fine. E tutte le alte cariche dello Stato presenti, la corte, i magnati dell’industria delle bolle rabbrividirono, perché sapevano che quel fanciullo aveva ragione, e per loro e per il Sistema, sarebbe stata la fine certa.

Un sistema che ha fondato la sua esistenza, sullo spreco, sul degrado e sulla commercializzazione di beni superflui e di infima qualità, era inevitabilmente destinato a implodere. Questa, del mondo occidentale, non è una semplice crisi, ma la fine di un sistema – la fine di un’epoca, la fine di un mondo. Il gran numero di disoccupati e di precari in continuo aumento, è il logico risultato di un tipo di lavoro, privo di fondamentali e, quindi, di regole certe.
Per usare una metafora, attraverso il breve racconto che fa da incipit all’articolo, ho paragonato il Sistema Liberista Relativista, ad una fabbrica di bolle di sapone.


La gente, ingannata per decenni e abbindolata dalla seduzione della modernità da una massiccia propaganda mediatica totalitaria (che ha speculato sulla loro fragilità, sulla paura e facendo leva sui lati peggiori dell’individuo), troppo tardi ha compreso il valore effimero delle bolle di sapone.
L’inganno è stato totale, e ha prodotto un becero relativismo, che ha fatto piazza pulita di ogni valore etico e morale, omologando, manipolando gli individui e codificandoli come semplici clienti/consumatori, classificabili sulla base del loro potere d’acquisto.
Piano, piano, il grande imbroglio sta venendo a galla, e così, la rabbia dei truffati, che esploderà in tutta la sua potenza, quando, quella che, oggi, é definita una crisi, assumerà le sembianze dell’apocalisse. L’avvelenamento delle acque e dell’aria, erano parametri sufficienti per rendersi conto di quale cammino era stato intrapreso, e indicatori della loro potenzialità distruttiva.

Con quale spudoratezza, tutto questo, è stato definito progresso, benessere e libertà?
Avremmo dovuto investire le nostre energie in un prudente dialogo con la madre terra, e non escluderla a priori dai nostri intendimenti, mettendola in disparte come cosa obsoleta, provinciale e d’altri tempi. Abbiamo voluto sfidarla, come alieni venuti da un’altra galassia, ma presto, ci ripagherà con la stessa moneta, per averla infamata e violentata. Solo, con un ritorno alla ragione, potremo intravedere un futuro fra le nere nubi che si addensano all’orizzonte, ma il prezzo da pagare, sarà di sangue di paura e di follia.

Oltre la Coltre

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