La direttiva Ue appena approvata sulle trivellazioni offshore non salverà i nostri mari

trivellazioni offshorePermettere le trivellazioni solo alle grandi società non è affatto quello che ci serve per salvare i nostri mari. Ma a questo in pratica si riduce la direttiva con nuove e “più stringenti” norme per l’estrazione offshore di petrolio e gas cui l’Unione Europea ha dato ieri l’ok definitivo.

Non ho visto neanche mezza parola sulla distanza minima dei pozzi dalla spiaggia: dunque il provvedimento europeo non blocca le trivellazioni a un tiro di sasso dalle coste italiane che erano state fermate per motivi ambientali e che il Governo ha resuscitato un anno fa.

Non c’è l’ombra di una moratoria sulle trivellazioni nell’Artico, sul quale pure l’Ue si affaccia attraverso Svezia e Finlandia: senza contare la Danimarca, cui è legata (sebbene con amplissima autonomia) la Groenlandia.

La novità sta nell’adozione del modello americano: le società petrolifere devono essere in grado di riparare ai danni che esse eventualmente provocano. Avete presente la Bp e la marea nera nel Golfo del Messico? Ecco: più o meno così.

La normativa europea è nata proprio sulla scia del disastro nel Golfo del Messico. Due settimane fa ha ricevuto l’Ok dal Parlamento europeo; ieri il Consiglio d’Europa (ovvero i ministri degli Stati membri) ha apposto il suggello definitivo. Gli Stati membri ora hanno due anni di tempo per tradurre la direttiva europea all’interno della loro legislazione.

Praticamente, saranno autorizzate a trivellare in mare (o a continuare a sfruttare pozzi già esistenti) solo le società che dimostreranno di avere – o di essere in grado di procurare – le risorse umane e finanziarie necessarie per minimizzare l’impatto di un grave incidente.

Esse dovranno redigere un rapporto sulle attrezzature impiegate per la trivellazione, i potenziali rischi, le misure prese per proteggere i lavoratori. Dovranno anche fornire alle autorità i propri piani per gestire le eventuali emergenze ed avvertire immediatamente nel caso che un incidente si verifichi.

Anche gli Stati, a loro volta, dovranno redigere piani per la gestione delle emergenze. Il succo è tutto qui, anche se l’Unione Europea lo dice con molte parole condite da un addendum.

Solo le grandi società, presumibilmente, potranno dimostrare di avere accesso alle risorse anche finanziarie necessarie per gestire gli incidenti e minimizzarne l’impatto: mente ora in Italia mi capita di imbattermi in richieste di trivellazioni presentate da piccole società che non hanno neanche un sito internet.

Ma le grandi società, a differenza delle piccole, sono anche in grado di fare azione di lobby. E’ questo che serve per proteggere i nostri mari?

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