La canapa che cura

Cannabis-Flower-1 La cannabis per uso terapeutico in Italia

L’uso terapeutico dell’olio di canapa e della cannabis stessa è oggetto di controversie, regolamentato da una legislazione fumosa, soggetta a continui emendamenti e modifiche, e non a caso in quanto “pare” che funzioni, e questo non piace alle case farmaceutiche che traggono profitto dalla vendita dei loro prodotti di sintesi (tossici – tossici ma legali), e queste hanno molto potere anche sui governi.

Fin dalla loro comparsa, in tutto il mondo le case farmaceutiche hanno dimostrato di sapere come far approvare leggi a loro favore o di far fermare, modificare e persino cancellare leggi a loro non gradite, oltre a diffondere dati disinformanti tramite “studi scientifici” on demand che “ricercatori” prezzolati possono stilare con l’esito desiderato e piena soddisfazione di chi paga.

Molto contribuiscono a far persistere la disinformazione gli “esperti” da talk show televisivi, ai quali come da copione le conduttrici dotate di prorompenti tette di plastica e poco cervello rivolgono le opportune domande, tra uno spot e l’altro delle pastiglie per il mal di testa, che sciorinano la solita aria fritta: “L’uso della cannabis può portare all’assuefazione, ecc….” senza fare le dovute distinzioni.

Glolyoli phyto plusPolitica e Big Pharma

Quello che mi appare, leggendo varia documentazione a riguardo, oltre a una mancanza di chiarezza, è che vi sia una forte ingerenza politica con l’intenzione di non rendere facilmente accessibile questa terapia che possiamo definire alternativa, non tanto per evitare abusi per quanto auspicabile, ma a difesa degli interessi di Big Pharma.

E stato infatti istituito un regime di monopolio per la coltivazione delle piante di cannabis, la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita al dettaglio. Per le attività soggette a monopolio sono previsti principi per la tracciabilità del processo produttivo, il divieto di importazione e esportazione di piante di cannabis e prodotti derivati, l’autorizzazione per la vendita al dettaglio solo in esercizi dedicati esclusivamente a tale attività, ovvero gestiti dal sistema medico farmaceutico: farmacie galeniche, ospedali e Asl.

Il diritto a curarsi con i derivati della cannabis è solo formalmente previsto, essendo sostanzialmente impedito da vincoli burocratici, sia per l’approvvigionamento delle materie prime per la produzione nazionale, sia per la concreta messa a disposizione dei preparati per i malati.

Senza contare che con tale terapia le persone guariscono veramente, come studi e casi reali dimostrano, o comunque danno benefici superiori e reali.

Diversamente, i farmaci di sintesi non curano le malattie, solo sopprimono sintomi senza estirparle, in più intossicando l’organismo essendo quasi tutti tossici (l’evidenza sono i cosiddetti “effetti collaterali” riportati nei bugiardini, che in realtà sono i veri e tangibili effetti prodotti da tali sostanze tossiche).

Le case farmaceutiche prosperano solo se le malattie persistono, e non è difficile immaginare la ragione principale di una regolamentazione che rende difficoltoso adottare cure realmente efficaci.

Per lo stato è un’ulteriore mezzo per aumentare il controllo sui cittadini, controllo sempre più marcato con l’intenzione di portare avanti il processo di conversione della cittadinanza, che di per sé è già un vincolo di appartenenza allo stato, in quello di sudditanza, una condizione che impone ulteriori restrizioni alla libertà del singolo. Questo processo di conversione è in atto da diverso tempo e in molti dizionari moderni entrambe le definizioni sono simili.

Molti avranno percepito la sensazione di essere già più sudditi che cittadini.

In Italia è ora possibile acquistare la cannabis sativa in farmacie galeniche. In un prossimo futuro (vai a capire qual’è la definizione di prossimo futuro per i burocrati…) anche la cannabis indica.

Alcune difficoltà:

  • Può essere acquistata solo con ricetta medica, che può essere fatta da qualsiasi medico iscritto all’albo, non ripetibile della validità di 30 giorni.
  • Chi richiede la ricetta deve firmare il consenso informato (a tutela del medico)
  • Solo Toscana e Puglia la forniscono “gratuitamente”, ma solo ad alcune condizioni, cioè per alcune patologie, a discrezione delle singole regioni. Di solito sono: sclerosi multipla, dolore oncologico, cachessia, vomito e inappetenza da chemioterapici, astenia da HIV, sindrome di Tourette. La procedura dei rimborsi non è tuttavia chiara, varia da una Asl all’altra. Nota che la maggior parte delle malattie elencate (malattia è solo un’etichetta data a gruppi di sintomi) sono “effetti collaterali” prodotti da farmaci di sintesi usati per trattarle (il termine curare non appare mai fra gli effetti di tali farmaci).
  • Per tutte le altre patologie riconosciute come tali dalla comunità scientifica è a pagamento
  • Tutta la cannabis per il suddetto uso viene attualmente importata dall’Olanda. Questo rende l’acquisto costoso. All’origine un grammo di canapa costa circa 8 euro, il grossista italiano lo rivende al farmacista a circa il doppio, il farmacista è obbligato (!) dalla Tariffa Nazionale dei Medicamenti a rivenderlo al pubblico di nuovo al doppio, arrivando a più di 30 euro al grammo. Presupponendo un minimo di 3 grammi, a un massimo di 15 la spesa oscilla da circa fra 90 e 450 euro per ricetta, ma il prezzo non è fisso. (Il prodotto può essere venduto solo in dosi singole (bustine), non in un unico o più flaconi).
  • Nonostante per uso terapeutico sia legale, molti medici si rifiutano di prescriverla.

Queste informazioni possono non essere completamente esatte, dato che la normativa viene cambiata a seguito di interventi di politici e ogni governo in carica le cambia solo per opporsi a quanto disposto dal precedente, ma soprattutto per l’appartenenza dei politici stessi ad altre lobby che esercitano la propria pressione sul sistema politico.

Un’alternativa all’alternativa

(In fondo all’articolo trovi i termini e le definizioni degli acronimi che incontrerai continuando la lettura)

Negli ultimi anni sono sorte aziende come questa dedicate alla produzione dei prodotti para-farmaceutici a base di CBD1 (cannabidiolo) e con THC2 inferiore allo 0,2 %.

In tale percentuale il THC non produce effetti psicoattivi e di conseguenza è legale in tutto il mondo, escludendo alcuni stati dove il potere delle multinazionali pervade in maniera incontrastata ogni settore, per il presupposto che l’illegalità sussiste quando una sostanza produce tali effetti, e quindi, secondo l’eterno, spesso abusato e indiscriminato ritornello dei politici, “rischiosa per la salute e la società.”

Attenzione: Questi prodotti di CBD non vanno confusi la cannabis definita per uso medicinale come regolamentato dalla legge Di Bella e al DM 23/01/2013, GU n. 33 del 08/02/2013.

La cannabis ad uso medicinale infatti contiene dal 6 al 22% di THC, mentre nel CBD in libera vendita è inferiore allo 0,2%. Tale minima percentuale negli oli con CBD non ne diminuisce l’azione benefica, anzi alcuni danno risultati ancora migliori di quelli con maggiori contenuti THC.

Negli Stati Uniti nel 2012 il cannabidiolo o CBD è diventato il prodotto leader dell’industria della marijuana medica per la sua capacità di trattare una varietà di condizioni mediche senza esporre i pazienti a effetti psicoattivi.

Surrogati del CBD e truffe

Il cannabidiolo è ancora illegale nella maggior parte degli Stati Uniti, e ha fornito l’occasione per alcune imprese del settore della canapa di produrre una variante di surrogati del CBD pretendendo che possa dare lo stesso beneficio di quello ottenuto da ceppi di piante selezionate.

Dopo che diversi pazienti hanno fatto uso di tali surrogati, in seguito hanno iniziato a presentare dei reclami riguardanti alcuni di questi prodotti, sostenendo che non miglioravano, se non addirittura peggioravano.

A quel punto una società di ricerca ha avviato un’indagine in piena regola sulla questione. Dopo sei mesi ha emesso un rapporto di 30 pagine dal titolo “Soldi facili con l’Olio di Canapa: Una relazione speciale sul progetto CBD”, che inizia portando alla luce un aspetto curioso di una società di facciata che vende titoli di basso valore da un dollaro per azione, con pratiche di business discutibili, come schemi di vendita piramidali, ecc.

Viene evidenziato che tutte e tre le aziende citate nel rapporto, accomunate dagli stessi interessi relativi al “business del CBD” sono filiali di una sola compagnia, la società di facciata di cui sopra. Queste aziende sono famose per fare affermazioni riguardo ai loro “oli di canapa legali”, derivati da pasta di canapa importata, come fonti significative di CBD, asserendo che quegli oli di canapa sono una valida alternativa al CBD. Valida alternativa solo dal punto di vista legale, ma non in quanto a efficacia!

Come indicato nella relazione, questi prodotti sono solo tecnicamente simili ma non forniscono benefici per la salute come i ceppi di cannabis ad alto CBD. “La canapa industriale può essere una valida fonte di CBD a condizione che venga coltivata biologicamente, in un buon terreno non carente di sali minerali e se vengono impiegati metodi di estrazione e raffinatezza sicuri“, riportano gli autori nel rapporto.

Il sospetto che serpeggia fra le persone informate sull’argomento è che tali società siano supportate finanziariamente da Big Pharma, se non da fonti governative, al fine di mettere in circolazione surrogati del CBD perlomeno inefficaci, dando origine a una falsa idea collettiva che anche il vero CBD sia altrettanto inefficace.

Per chi volesse leggere l’intero rapporto, in inglese: Hemp Oil Hustlers

Preparati galenici o alimentari efficaci senza effetti psicoattivi

Ho incontrato il CBD mentre cercavo informazioni sulla cannabis per soddisfare la richiesta insistente da parte di una persona che nel tentativo di ricorrere all’uso terapeutico della cannabis è incorso nelle difficoltà di cui sopra.

Dopo aver visitato vari siti che propongono prodotti con CBD, eliminati quelli dei vari surrogati, e altri poco chiari, ne sono rimasti alcuni. La mia scelta è caduta su un’azienda seria che consegna in tutto il mondo olio di cannabis ad alto tasso di CBD. La consegna avviene per posta internazionale tracciata e assicurata, con tempi per l’Italia da 3 a 6 giorni.

La produzione avviene nel pieno rispetto delle GMP3 Good Manufacturing Practices (Norme di Buona Fabbricazione). Ha la certificazione con monitoraggio della massima qualità e protezione della salute umana.

Ha la certificazione per il monitoraggio della massima qualità e protezione della salute umana.

Tutti i suoi prodotti Phyto plus sono realizzati da ceppi di canapa biologica europea tramite estrazione a CO2 supercritica4. Questo è il metodo migliore di estrazione, purificazione e separazione per produrre Olio di Canapa CBD.

Secondo solo al THC, il cannabidiolo (CBD) è uno dei principali cannabinoidi non psicoattivi. Con tali forti proprietà anti-psicotiche, il CBD è estremamente utile per le persone che soffrono di disturbi mentali inclusa la psicosi. Possiede anche più potenti proprietà antinfiammatorie del THC o dell’ibuprofene, e si è dimostrato efficace nella gestione del dolore e dei tumori al pari del THC, se non meglio. Infatti il CBD è terapeutico in moltissimi casi e sembra che agisca in maniera benefica sul corpo al pari del THC, senza però produrre effetti psicoattivi.

golyol Phyto plus

Definizioni

1) CBD è l’acronimo di “cannabidiolo”. È un principio attivo presente nella Cannabis. Il CBD non è psicoattivo, tuttavia la ricerca ha dimostrato che possiede qualità curative per patologie anche gravi.

2) THC è l’acronimo di “tetraidrocannabinolo” è una sostanza psicotropa prodotta dai fiori di cannabis, può essere ingerito, comunemente fumato o inalato grazie ad un vaporizzatore, con proprietà antidolorifiche, euforizzante, antinausea, antiemetiche, anticinetosico, stimolante l’appetito, che abbassa la pressione endooculare, ed è capace di abbassare l’aggressività.

3) GMP è un acronimo che indica le Good Manufacturing Practices o le Norme di Buona Fabbricazione (NBP).

Le GMP sono costituite da un insieme di regole che descrivono i metodi, le attrezzature, i mezzi e la gestione delle produzioni per assicurarne gli standard di qualità appropriati.

Sono utilizzate soprattutto nel campo alimentare e in quello farmaceutico.

Componenti fondamentali delle GMP sono:

  • Gli impianti di produzione devono mantenere una zona di produzione pulita e igienica.
  • Le condizioni ambientali sono essere controllate al fine di impedire la contaminazione incrociata di alimenti o prodotti farmaceutici da adulteranti che possono rendere il prodotto insicuro per il consumo umano.
  • I processi di produzione devono chiaramente definiti e controllati. Tutti i processi critici sono validati per garantire la coerenza e la conformità con le specifiche.
  • I processi di produzione sono controllati, e le eventuali modifiche al processo vengono valutate. Le modifiche che hanno un impatto sulla qualità del farmaco o prodotto vengono convalidate come necessario.
  • Le istruzioni e le procedure sono scritte in un linguaggio chiaro e non ambiguo. (Buone Pratiche di documentazione)
  • Gli operatori sono addestrati ad effettuare pratiche e al disbrigo delle stesse.
  • Vengono mantenute registrazioni, manualmente o con strumenti, durante la produzione che dimostrano che tutti i passi richiesti dalle procedure e alle indicazioni riportate sono state infatti prese e che la quantità e la qualità del cibo o farmaco è come ci aspetta. Le modifiche sono valutate e documentate.
  • Le registrazioni della produzione (inclusa la distribuzione), che consentono la storia completa di un lotto da tracciare vengono conservati in forma comprensibile e accessibile.
  • La distribuzione degli alimenti o farmaci minimizza ogni rischio per la qualità.
  • È disponibile un sistema per richiamare ogni partita dalla vendita o dalla fornitura se fosse necessario.
  • I reclami relativi prodotti commercializzati sono esaminati, le cause dei difetti di qualità sono indagati, e sono adottate adeguate misure per quanto riguarda i prodotti difettosi e per prevenire che ogni inconveniente si ripeta.

4) Estrazione a CO2 supercritica, a differenza di altri metodi che usano solventi come il butano, esano, alcool o etanolo che restano come residui nel prodotto finale, è il metodo migliore per sicurezza e purezza del prodotto. Non crea emissioni o residui tossici da smaltire. La molecola di CO2 si trova ovunque in natura, e nell’estrazione con CO2 supercritica viene persino recuperata, non aggiungendosi all’eccesso prodotto da altri processi produttivi di altro genere.

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