Il giornalismo italiano fra ipocrisia e disinformazione

Obiettività, contenuti, imparzialità, libertà, completezza, coerenza. Svuotato di quelli che dovrebbero essere i suoi elementi caratterizzanti, il giornalismo italiano non può non essere considerato complice della situazione attuale del nostro Paese. Le riflessioni di Paolo Ermani sul mondo dell’informazione in Italia.

di Paolo Ermani

giornali
“Gran parte del giornalismo italiano sembra incapace di dare un’informazione seria, equilibrata ma soprattutto corretta”

È sinceramente difficile dare torto a chi attribuisce al giornalismo italiano delle responsabilità nell’aver condotto l’Italia alla situazione attuale.

Del resto è anche un’equazione semplice da fare: nel momento in cui il tuo giornale o la tua televisione hanno interessi e sponsor ben precisi, è chiaro che il giornalismo, l’obiettività e l’etica professionale si riducono al lumicino, se non scompaiono completamente.

Lo stesso cosiddetto giornalismo d’inchiesta, se fatto all’interno dello spazio concesso da sponsor o poteri forti, si svuota di molte delle sue potenzialità per diventare una foglia di fico da mostrare al pubblico come esempio di democrazia e libera espressione. Non è un caso che lo stesso Berlusconi annovera fra i dipendenti sparsi nel suo impero mediatico, anche dei “liberi pensatori” e di questo si è sempre vantato. Come ci si possa considerare liberi pensatori quando si è pagati da padroni simili è un mistero difficile da comprendere.

Anche per questi motivi abbiamo voluto realizzare un giornale realmente indipendente come Il Cambiamento, cercando di colmare un vuoto informativo che è decisamente grande nel giornalismo italiano.

Per fare un esempio dei giorni nostri, fino a qualche tempo fa Grillo era considerato dai media un folle o era completamente ignorato anche se radunava con i V day decine di migliaia di persone. Adesso che vince le elezioni dicendo sostanzialmente le cose che diceva prima, sembra che i media siano impazziti e ne riportano qualsiasi respiro, spesso per cercare di denigrare, distruggere o rendere ridicolo. Dove è la coerenza in tutto ciò?

televisione
“Quale tipo di contenuti si possono esprimere in qualche frase, con l’incalzare della pubblicità, spesso senza possibilità di replica?”

Gran parte del giornalismo italiano sembra incapace di dare un’informazione seria, equilibrata ma soprattutto corretta. Al peggio si assiste in televisione dove i poveri malcapitati nelle varie trasmissioni, a volte anche in buona fede, si offrono a vecchie volpi che sono lì apposta per spolparli. Sanno come metterti in contraddizione, sanno come farti fare la figura del cretino anche se non lo sei, riducono il tutto a poche battute, ti mettono affianco ospiti che sono lì apposta per ridicolizzare o distorcere quello che dici, scatenano risse per aumentare l’audience.

Ma poi quale tipo di contenuti si possono esprimere in qualche frase, con l’incalzare della pubblicità, spesso senza possibilità di replica? Recentemente due persone come Umberto Eco e Stefano Benni hanno espresso la loro contrarietà ad andare in televisione, e non sono proprio gli ultimi arrivati. E a proposito di televisione, dove sono andate a finire le opinioni di chi diceva che senza televisione non esisti? Adesso ci sono commentatori che dicono che Grillo abbia vinto proprio perché non è andato in televisione ma magari erano gli stessi che prima lo criticavano perché non ci andava.

Le notizie sui media sono riportate spesso parzialmente, incomplete, facendo apparire il contrario di quello che si è detto o fatto e su tutto regna il sensazionalismo, il gossip della notizia a tutti i costi, l’andare a scavare nei dettagli e nella vita delle persone soprattutto per cercare di mettere in luce e amplificare difetti o mancanze. Trattasi quindi non di giornalismo ma di voyerismo mediatico che riduce e banalizza qualsiasi cosa. In tutto questo, ciò che muore è l’informazione per cui non si dà più spazio alle opinioni e ai temi veramente importanti.

Si dovrebbe invece considerare il vero giornalismo, cioè di chi scrive pensando che il livello culturale delle persone non sia quello di chi segue le gesta dei regnanti di Inghilterra o le vicende sentimentali dell’attore famoso. Speriamo che si riduca di molto questa assurda cacofonia mediatica che fa durare tutto il tempo di una moda e si supporti sempre di più il giornalismo serio.

IlCambiamento

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