I fungicidi usati dagli agricoltori. Gli scienziati scoprono un nemico insospettabile delle api

moria delle apiGli insetticidi neonicotinoidi il cui uso è stato recentemente limitato dall’Unione Europea non sono l’unica causa del declino delle api – insetti essenziali per la produzione del nostro cibo – che si verifica in tutti i Paesi in cui viene praticata l’agricoltura inustriale.

Una ricerca pubblicata pochi giorni fa sulla rivista scientifica Plos One ha individuato un nuovo, micidiale nemico delle api: i fungicidi usati dagli agricoltori per combattere muffe e malattie quali peronospora, ticchiolatura, mal secco. Si è sempre pensato che non danneggiassero le api: non è affatto vero.

Prima di dettagliare la scoperta, voglio sottolineare ancora una volta che si parla tanto del declino delle api ma le sostanze chimiche usate in agricoltura danneggiano anche altri insetti e vari animali. Vale per lo meno per gli insetticidi neonicotinoidi, chissà se vale anche per i fungicidi. In ogni caso le piccole vite selvatiche che popolavano i campi ormai sono sempre più rare: abbiamo creato un deserto e lo chiamiamo campagna.

La ricerca pubblicata su Plos One è stata effettuata da scienziati dell’Università del Maryland e del Dipartimento per l’Agricolura degli Usa. Innanzitutto hanno raccolto e analizzato campioni di polline prelevato dalle api su campi coltivati della costa orientale statunitense (perlopiù si trattava di frutteti, bacche tipo fragole, angurie e simili) e sulla flora spontanea cresciuta accanto alle colture.

CatturaIn tutti questi campioni hanno trovato un cocktail incredibile e variabile di 35 pesticidi, di cui i famosi insetticidi neonicotinoidi costituivano solo una piccolissima parte. Il riassunto è nel grafico qui a lato, credo che non abbia bisogno di traduzioni: i nomi dei principi attivi sono gli stessi in italiano, l’altezza delle “torri” rappresenta le parti per miliardo dei vari pesticidi trovate in media in tutto il polline analizzato, le lettere dell’alfabeto indicano le differenze statisticamente significative.

La concentrazione di pesticidi nei singoli campioni di polline variava fra le 23,6 e le 51,31 parti per miliardo. Non fatevi ingannare da quel “per miliardo”: almeno in un campione due pesticidi raggiungevano entrambi da soli concentrazioni letali, in un altro campione erano presenti ben 21 sostanze chimiche. E’ noto che l’interazione reciproca potenzia l’effetto delle sostanze tossiche.

La sorpresa sono stati i fungicidi. Si era sempre pensato che non creassero particolari problemi alle api. Invece no. Lo si è visto quando gli scienziati hanno somministrato il polline già prelevato ed analizzato a colonie di api in buona salute.

Esse hano mostrato un generale indebolimento nella capacità di resistere agli attacchi del Nosema ceranae, un parassita spesso letale e comunque tale da render praticamente improduttivo un alveare. La capacità di resistere al nosema si è ridotta in modo particolare nelle api che – poverette – erano state nutrite con i campioni di polline in cui erano presenti fungicidi.

Se dite “nosema” ad un apicoltore, lo vedrete mettersi le mani nei capelli. Lo sentirete dire che è diventato difficilissimo proteggere le api da questo parassita, che un tempo le api non si ammalavano così e nessuno sa spiegare il perchè. Ecco, adesso questo studio fornisce la direzione in cui cercare la risposta.

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