Fattorie sociali: un fenomeno in crescita

Fattorie sociali: solidarietà, ambiente ed etica i suoi ingredienti

di Rodolfo Monacelli

fattorie sociali Fattorie sociali: un fenomeno in crescita Le fattorie sociali sono un fenomeno sempre più in crescita. Un fenomeno non casuale, ma derivante dalla crisi economica. Ebbene, uno dei mezzi a disposizione per cercare, almeno, di contrastarla e di sopravvivere è proprio quello delle fattorie sociali.

Lo conferma l’indagine dell’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica) secondo cui, nel triennio 2007-2010, l’incidenza nel settore agricolo, privato e cooperativo, delle realtà che praticano l’agricoltura sociale è passata dal 24,3% a circa il 33% del totale. Un’indagine che è una vera e propria fotografia del settore biologico italiano, che mette a fuoco la produzione, il mercato, la normativa e il sostegno pubblico al biologico.

Quali sono, infatti, gli elementi che contraddistinguono le fattorie sociali? L’indagine dell’Aiab lo mostra chiaramente: contrastare l’inquinamento, battersi per la qualità dei prodotti alimentari, realizzare posti di lavoro in modo particolare per le persone svantaggiate, la creazione di un vero e proprio sviluppo sostenibile. Sono solo alcuni dei motivi per cui il fenomeno è in decisa crescita: basti pensare che, come ha rilevato l’Aiab, in Italia le fattorie sociali censite sono passate dalle 105 unità nel 2007 alle 245 del 2011.

Non solo, però, un fenomeno dettato dalla crisi economica e dalla questione sociale quello delle fattorie sociali. Un altro degli elementi caratterizzanti del progetto è, infatti, l’inventiva e la creatività. Viene, infatti, subito alla mente il nome della cooperativa il Seme del consorzio Leonardo (in provincia di Pordenone), sui cui appezzamenti di terra, con il contributo del Dipartimento di salute Mentale di Pordenone, gestisce i programmi di reinserimento al lavoro, dando così applicazione alla Legge Basaglia. Ma si può anche pensare all’impresa sociale il Ponte che, dal 1992, gestisce una Casa Famiglia e un centro socio occupazionale, il Malolako, per disabili e persone adulte in situazione di disagio sociale.

Numerosissimi sarebbero gli altri esempi, ma già con questi pochi casi il fenomeno è chiaro. Certo, è uno strumento che dovrebbe essere sostenuto con iniziative di legge a favore delle fattorie sociali, definendo il loro valore all’interno del welfare e adottando importanti misure di sostegno a loro favore, secondo alcune Linee guida che potrebbe prevedere, oltre alle agevolazione fiscali e contributive, anche misure di sostegno per la promozione, percorsi di formazione e aggiornamento, istituzione di un osservatorio nazionale.

Idee che, peraltro, sono state sostenute e presentate dal portavoce Filippo Fiengo, presso la Commissione Agricoltura della Camera, dichiarando che l’attenzione e l’interesse prestati dalla Commissione sono un buon segnale per lo sviluppo e il consolidamento delle pratiche di agricoltura sociale, in particolare per ciò che riguarda le fattorie sociali, aggiungendo che sono «esperienze che rappresentano una forma particolarmente innovativa tanto dell’attività agricola che delle politiche di welfare», consentendo il superamento della frattura attualmente esistente tra mondo agricolo e rurale.

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