Disponibilità di grano, petrolio, acqua. Ecco perchè la crisi in Siria è scoppiata proprio ora

crisi in siriaMeno grano, meno acqua, meno petrolio e più popolazione. Ho riunito alcune tabelle che riassumono i fondamentali della crisi in Siria meglio di stramila parole. Si tratta del resto di caratteristiche comuni a gran parte dei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente (la Libia seduta su un lago di petrolio è una vistosa eccezione: ma sic transit gloria mundi) e spiegano perchè, proprio ora, lì stia succedendo tutto quel quarantotto.

Il declino delle risorse, certo, mette in luce la radice del conflitto ma non indica chi, nel conflitto, è dalla parte della ragione e chi invece dalla parte del torto: a questo ciascuno risponda davanti a se stesso, fermo restando che dal mio punto di vista nessun bombardamento potrà mai essere “umanitario” e che la definizione di “missione di pace” per operazioni effettuate con le armi in pugno è il miglior slogan di tutti i tempi per la propaganda bellica.

Detto questo, vale lo stesso discorso che ho già fatto per l’Egitto. Per trovare il bandolo della matassa bisogna interrogare i database dell’Eia (Energy information agency, l’agenzia per l’energia degli Stati Uniti) e della Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

Le statistiche si fermano di solito al 2011, a volte anche un po’ prima: evidenziano comunque trend che si sono delineati da tempo. Cominciamo dal petrolio: la Siria ne ha un po’ – non tantissimo ma ce l’ha – e fino a qualche anno fa lo esportava. L’aumento del consumo interno e il declino della produzione hanno già azzerato l’esportazione due anni fa.

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Sottolineo, casomai ce ne fosse bisogno, che di solito i proventi derivanti dall’esportazione del petrolio consentono ai governi di meritare (o di comprare, come preferite) il favore popolare. Ho ripreso la tabella da un post di Aspo Italia dedicato a temi più generali e nel quale sono disponibili i dati relativi al gas siriano: la Siria è da sempre un importatore.

L’aumento del consumo di petrolio è spiegabile con l’aumento della popolazione. Però la cicogna, quando consegna un bebè, si dimentica sempre di portare anche dell’acqua: si può vivere senza petrolio, ma senza acqua no. La Siria è in parte deserto. La disponibilità di acqua pro capite diminuisce. Ho costruito la tabella (come tutte quelle seguenti) attraverso il database della Fao.

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Come si suol dire, lo stagno si prosciuga e i pesci tendono a diventare aggressivi. La Siria è attraversata dall’Eufrate, le cui acque sono contese a suon di dighe da Turchia e Siria. Il primo ministro turco è stato l’unico – per quel che ho sentito – ad affermare esplicitamente che in Siria non basta un’azione militare ma è necessario un cambio di regime. Magari, chissà, gli piacerebbe che in Siria ce ne fosse uno più accondiscendente a proposito della spartizione delle acque dell’Eufrate…

Se i siriani hanno sempre meno acqua, almeno riescono a mangiare? Mica tanto. La produzione di grano è in diminuzione, e nei Paesi arabi – come da noi – il pane di grano è l’alimento base.

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Di conseguenza bisogna comprare sempre più grano sui mercati internazionali. Fra il 2000 e il 2009, la Siria ha aumentato le importazioni di grano, che sono passate da meno di 30.000 tonnellate ad oltre 2,3 milioni di tonnellate all’anno.

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Per comprare il grano, bisogna pur pagarlo. Ma torniamo alla prima tabella: come si fa a pagare se vengono meno gli introiti derivanti dall’esportazione del petrolio?

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