Cavoli concimati dal depuratore. Rifiuti in Campania, i fatti noti che l’Italia non vuol vedere

villa litrno, cavolfiori concimati coi fanghi del depuratoreLa necessità di ripulire oltre vent’anni di marciume che avvolge da Nord a Sud lo Stivale. A proposito dei rifiuti in Campania ovunque ti giri, ad ogni pietra che alzi viene fuori un verminaio di fatti noti da molto tempo e che nessuno vuol vedere. Tipo – solo per citare quelli in cui mi sono imbattuta oggi – i cavolfiori di Villa Literno concimati 16 anni fa coi fanghi del depuratore e i palombari che a Baia Verde, sul litorale domizio flegreo, non hanno nemmeno potuto immergersi per ispezionare bidoni colmi di schifezze perchè senza tute di protezione rischiavano la pelle.

Mi risulta che i bidoni sono in gran parte ancora lì, a Baia Verde, e che a Villa Literno, se anche si userà un concime diverso, vengono tuttora coltivate le terre intossicate con i fanghi del depuratore. Sarò lieta di ricevere documentate smentite nei commenti. Il punto è che, per una somma di fatti come questi, in Campania la gente muore.

L’attenzione sui rifiuti tossici sotterrati da anni nei campi della fertile pianura di Napoli e Caserta (avvelenano la gente attraverso la terra, l’acqua, i raccolti) si è riaccesa a partire dalla prima intervista rilasciata da Carmine Schiavone, l’ex boss della camorra e collaboratore di giustizia che, quando è tornato libero cittadino, si è pentito di essersi pentito perchè – sostiene – nessuno ha dissepolto i veleni nei luoghi che egli, ormai 15 o 18 anni fa, ha dettagliatamente indicato sia agli inquirenti sia alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

E’ tuttora segretato il verbale con le affermazioni di Schiavone, nel 1997, di fronte alla Commissione rifiuti. Ma ho trovato un altro documento assai significativo – e stavolta pubblico – proveniente dagli atti di quella stessa Commissione e datato anch’esso 1997. E’ l’audizione del sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia, Lucio Di Pietro, e del sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli, Federico Cafiero de Raho. Consiglio di leggerlo tutto. Ci sono nomi di società del Nord e del Centro Italia coinvolte nell’immondo traffico, che delineano appunto una rete nazionale di marciume; ci sono i cavoli di Villa Literno e i bidoni di Baia Verde. Cerco di riassumere i concetti salienti.

Lucio Di Pietro ha raccontato alla Commissione, ormai 16 anni fa, come le aziende del Nord Italia, grazie alla camorra, avessero “imparato” ad etichettare i rifiuti più velenosi come rifiuti normali. Sempre grazie alla camorra, i rifiuti

venivano poi immessi essenzialmente in territorio casertano, soprattutto nelle zone di Villa Literno e di Baia Verde (…). In queste località (…) riscontrammo effettivamente una presenza innumerevole di bidoni contenenti rifiuti di natura tossica. Ricordo che una mattina piombammo sul posto e pensammo di far immergere dei palombari (…) ma i nostri collaboratori del genio dissero che, senza tutele specifiche, non si potevano far scendere i palombari per il rischio che venissero a contatto con quei materiali sul fondo e che subissero danni irreparabili (…) Se ben ricordo, comunque, facemmo esaminare questi bidoni e dagli esperti ci fu riferito circa la natura tossica delle sostanze

Il sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli, Federico Cafiero de Raho, ha invece ricostruito per la Commissione il percorso seguito dai rifiuti. E che rifiuti! Anche i residui di lavorazione dell’alluminio che a contatto con l’acqua si trasformano “in una miscela liquido-gassosa letale ad ogni forma di vita”. Per evitare i costi dello smaltimento in sicurezza, ha raccontato alla Commissione, quei residui venivano buttati abusivamente in buche nel terreno.

Cafiero de Raho ha citato in Commissione nomi e cognomi della ragnatela di società (spezzata da indagini e sequestri del 1996-97) che curava trasporto, intermediazione, “declassificazione” dei rifiuti da speciali a innocui e stoccaggio del materiale prima che venisse buttato nei campi. Si trattava – allora – di un impianto accusatorio non ancora arrivato alla verifica processuale. Cafiero de Raho comunque ha chiamato in causa aziende del Nord e del Centro come Certezza Ecologia di Massa, Siveco di Bologna, ex Fonderie Castelli di Tortona, Marsid di Capalbio, Busisi Rottami di Grosseto, Trenta Vizi di Orvieto, Servizi Costieri di Venezia Mestre, Sogeri di Chieti…

Ma come poteva essere possibile buttare quella robaccia in mezzo ai campi? Il procuratore davanti alla Commissione ha risposto sottolineando lo strettissimo controllo della camorra sul territorio, soprattutto in provincia di Caserta, dove essa “ha referenti in ogni settore”:

Chi non ha operato sul territorio di determinate zone, probabilmente, non può comprendere come si vive: il Casertano è per l’appunto una di queste zone. (…) le infiltrazioni camorristiche arrivano a qualunque livello (…) sono in grado di conoscere qualunque informazione, di sapere quali indagini vengono svolte, in ogni stazione ed in ogni compagnia dei carabinieri hanno un loro referente, come lo hanno nei commissariati, in qualunque luogo.

L’ex boss della camorra Carmine Schiavone ha raccontato infatti nelle sue interviste di aver manutenuto intere caserme prima di diventare collaboratore di giustizia.

In questo contesto il sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia Lucio Di Pietro ha parlato alla Commissione dei cavolfiori di Villa Literno, concimati con i fanghi del depuratore che la camorra consegnava ai contadini per evitare il costoso, regolare smaltimento: i contadini, dal canto loro, erano lieti di riceverli perchè i cavolfiori (sebbene avvelenati) venivano su che erano una meraviglia.

Ecco. I cavolfiori di Villa Literno, i bidoni di Baia Verde sono un esempio dei venti, trenta anni di italico marciume di cui è urgente liberarsi per avere terra, acqua, cibo pulito.

Mi viene in mente la sesta fatica di Ercole, la pulizia delle stalle di Augia. L’Italia – l’Italia che ha fatto o permesso queste cose e che ancora oggi si volta dall’altra parte – è una stalla stracolma di letame. Ercole riuscì a far piazza pulita in quattro e quattr’otto. Qui la faccenda è urgente. Ma molto più complicata.

Foto Studio Amebe

Grazie a Luciano

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