Alimenti senza glutine

Alimenti senza glutine

In alcuni supermercati e discount, negozi del biologico, erboristerie e farmacie sono improvvisamente arrivate intere nuove gamme di biscotti, pane, barrette di cereali e persino bastoncini di pesce, tutti dotati dell’etichetta “senza glutine”.

Negli Stati Uniti le tavole calde fanno panini senza glutine, in vari ristoranti italiani di New York c’è la pasta e la pizza senza glutine. In una chiesa delle tante confessioni protestanti, il prete amministra la comunione con ostie senza glutine. Ha portato via fedeli ad altre chiese e i relativi ministri di culto stanno correndo anch’essi ai ripari. Ci sono anche siti di incontri senza glutine, che uniscono i nemici di tutto ciò che è a base di farina “normale”.

Dato che noi italiani poi importiamo tutto ciò che offre il mainstrean americano (poco di quello che offre di buono, quasi tutto ciò che offre di peggio) aspettati di venire sommerso dal “senza glutine”.

Aspettati anche crocchette per cani e gatti senza glutine, quando avranno inflazionato tutti i cibi per gli umani.

Il senza glutine una volta era esclusivo appannaggio di una ristretta (oggi non più tanto ristretta) cerchia di persone etichettate come celiaci.

Oggi sempre più persone che non sono state diagnosticate come celiaci acquistano prodotti senza glutine, convinte che i diversi disturbi digestivi, e altri inclusa l’obesità di cui sono affetti, siano causati dal glutine presente nei farinacei che consumano, pensando così di risolverli.

Persino sul mio forum del Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco dove si mette in guardia dal consumo dei farinacei per i problemi digestivi e di salute in generale che causano, ogni tanto compare qualcuno che commenta con assoluta convinzione: “… il problema dei farinacei l’ho risolto sostituendoli con quelli senza glutine …”

Al pari di tutte quelle persone che ora al supermercato leggono le etichette per assicurarsi che il prodotto confezionato che stanno acquistando contenga la dicitura “senza glutine”, non ha risolto un bel niente con quella sostituzione.

Oggi la maggior parte delle persone non va a fondo delle cose, fa poco o nulla per rimediare alla sua ignoranza, si accontenta di nozioni incomplete e superficiali, se non di slogan pubblicitari, per determinare le sue scelte, ritrovandosi poi disillusa e ingannata.

Voglio raccontare un aneddoto che risale alla fine degli anni ’60, quando ancora era già tanto se i padri della mia generazione avevano la licenza elementare, a parte le poche autorità del paese, e quindi effetto di una marcata ignoranza, escludendo chi si era fatto una propria cultura da autodidatta.

Un mio amico mi raccontò che suo padre andava a comprare la carne sempre dalla stessa macelleria perché la trovava eccezionale (sic!).

Poi un giorno, con l’intenzione di fare dei complimenti, chiese al macellaio: “Ma come mai la sua carne è così gustosa e rossa e …?” E il macellaio rispose: “Dipende dalla bestia…” “Dalla bestia? … ma come dalla bestia…?” “Si, dal cavallo, se è un puledro oppure…” “Il cavallo? Ma scusi, perché non me l’ha detto che mi stava vendendo carne di cavallo!!?” “Eh, scusi lei, sopra l’entrata del negozio c’è un’enorme insegna che anche un cieco la vedrebbe con scritto “Macelleria Equina!”

Sembra una barzelletta, ma non lo è, il padre di quel mio amico pensava che Equina fosse il cognome del macellaio, come nelle insegne di tanti esercizi come Panetteria Marconi, ecc.

Non ha più mangiato carne di cavallo, non mi ricordo se addirittura non ha più mangiato carne.

Oggi molti si comportano allo stesso modo con gli alimenti senza glutine.

Hanno digerito completamente la definizione di glutine in Wikipedia e tutte le voci correlate, sanno tutto sul glutine hanno capito che “fa male” ed è meglio quindi passare agli alimenti senza glutine.

Ma cosa succede se alla farina togli il glutine e ti metti a fare la pasta o i biscotti, o altri “prodotti da forno”? Semplicemente si sfaldano, non stanno insieme, è come un castello che hai costruito con la sabbia bagnata e che il sole impietoso lentamente rende informe.

E471Glutine deriva dal latino gluten – “colla”, capisci quindi che se lo togli dalla farina, per farne dei prodotti devi mettere un altro tipo di colla che i pastari industriali conoscono benissimo, l’E471 un emulsionante per aggregare e mantenere compatte le fibre. Lo si ricava da oli vegetali scadenti oppure da scarti di macellazione bovina e suina come corna, zoccoli e grasso). Dato che gli acidi grassi che compongono l’additivo, sia di provenienza animale che vegetale, sono chimicamente identici, solo la fabbrica che li produce ne conosce l’origine e dato che quelli a più basso costo sono del più grande produttore cinese Qingdao Lambert Holdings Co. Ldt, ti lascio intuirne l’origine.

Lo stesso additivo viene usato nei cosmetici, per tenere insieme varie terre, ciprie, fondotinta, rossetti, ecc.

Chi produce alimenti senza glutine sa che il suo problema è quello di dare ad essi un aspetto e consistenza simile ai prodotti tradizionali con glutine, quindi puoi trovare sul mercato prodotti con gli additivi E471 e E415 oltre a amido di mais, riso e anche zucchero e altri edulcoranti, sapendo che il consumatore li acquisterà in base al prezzo e al gusto piuttosto che alla composizione.

Oggi sempre più persone cercano di ridurre il consumo di prodotti tradizionali sostituendoli con quelli senza glutine.

Imponenti campagne di marketing martellano con il mantra “Il glutine è la causa dei tuoi disturbi intestinali, della tua cattiva digestione, della tua colite, ecc., compra alimenti senza glutine!”, sapendo che solo un numero trascurabile di persone non abboccherà.

E’ sempre più facile passare agli alimenti senza glutine. Mentre una volta quei prodotti erano disponibili solo negli angoli polverosi di negozi di alimenti salutistici, oggi l’80 per cento di tutti quei prodotti sono venduti nei supermercati. Il mercato mondiale del senza glutine è cresciuto del 36 per cento dal 2006, con la previsione che potrebbe raddoppiare e persino triplicare nei prossimi due anni. E’ un mercato da miliardi di dollari/euro. In tutta Europa, la domanda è in crescita – anche in Italia è stata creata una sempre più crescente domanda di pasta e pizza senza glutine. La Barilla ha ora una sua linea di alimenti senza glutine, non certo per fornire prodotti a basso costo ai celiaci, che sono meno dell’1% della popolazione, ma per venderli a tutti gli italiani e nel resto del mondo, come fa già con la pasta tradizionale.

Contemporaneamente sempre più persone vengono diagnosticate come celiaci, vanno dal medico, che li manda dallo specialista, fanno il test, e i nuovi pazienti se ne tornano a casa con una intolleranza al glutine – “vai subito a comprare la pasta senza glutine, altrimenti il passaggio dall’intolleranza alla malattia vera e propria potrebbe avvenire prima o poi”.

E su questo ci giocano pure alcuni cosiddetti naturopati o terapisti alternativi. Ti mettono una baghette in mano, “come ti senti? Prova a spingere in su il mio braccio … ecco vedi, non hai più forza, sei intollerante al glutine!”

Le multinazionali dei cerali lavorati, del pane, della pasta, dei biscotti dei dolci spendono ogni anno miliardi di euro, alcuni provenienti da fonti governative sotto forma di “fondi per la ricerca”, per scoprire perché così tante persone non possono più mangiare i loro prodotti, ma finora non c’è alcun risultato degno di nota.

Alcuni ricercatori affermano che il lievito, non glutine, potrebbe essere il vero colpevole. Dei soggetti esaminati passando al pane senza lievito, che sia a base di frumento o altri cereali, hanno visto il loro gonfiore diminuire, suggerendo che il lievito e gli zuccheri utilizzati sono il problema, non i farinacei stessi. Ma i benefici sono comunque minimi, in pratica la soluzione al problema viene evidenziata dai risultati dell’omettere i farinacei dalla propria alimentazione, ma questo non piace alle multinazionali.

Mentre molti sono convinti che – celiaci o meno – l’evitare il glutine li renderà più sani, non ci sono prove che suggeriscono che seguire una dieta con farinacei privi di glutine possa apportare dei vantaggi significativi.

Se il solo glutine fosse davvero la causa dei vari disturbi e malattie, i celiaci sarebbero in perfetta salute, ma hanno gli stessi problemi generali di salute come tutti gli onnivori.

Un’etichetta o una scritta “senza glutine” equivale alla possibilità di vendere in maggiore quantità a un prezzo maggiorato lo stesso prodotto di cui se ne vendevano pochi pezzi a un prezzo inferiore quando sulla confezione non compariva la scritta pur essendo già senza glutine.

Questo lo puoi osservare negli Stati Uniti, oltre il limite della risata, dove puoi trovare un sacco di prodotti ri-etichettati con la scritta gluten-free, dal succo di frutta ai cetrioli sottaceto che di per sé non hanno mai avuto la minima traccia di glutine.

Un’etichetta che asserisce che il prodotto è senza glutine non garantisce che il prodotto sia salutare.

Arnold Ehret spiega chiaramente come stanno le cose, i farinacei non fanno parte dell’alimentazione naturale dell’uomo, con o senza glutine che siano, e consiglia di eliminarli gradualmente dalla propria alimentazione, sostituendoli con verdure cotte e crude che quando condite appropriatamente danno la stessa soddisfazione se non maggiore di un piatto di pasta o una pizza e qualsiasi altro prodotto lavorato e confezionato.

L’industria alimentare preferisce invece produrre sostituti per i cibi “vietati”, così che poi molti credono, a torto, di poter mangiare qualsiasi cosa senza rischi.

I prodotti senza glutine sono spesso più adulterati e con più grassi rispetto ai loro equivalenti “normali”.

La celiachia è una etichetta che viene data a una serie di sintomi attribuiti al consumo di farinacei. In realtà è la reazione del corpo alla costrizione a alimentarsi con cibi non adatti per nutrirlo.

Il business che ruota intorno alla celiachia è riuscito a creare una “comunità” per meglio gestire gli affari e mantenere vivo l’interesse tramite l’associazionismo. Se mai sei stato a una “festa dei celiaci” ti renderai conto che i partecipanti si sentono affini per il solo fatto di essere celiaci al punto da essere orgogliosi della loro patologia, una patologia a dire della scienza autoimmune che il business è riuscito a farne motivo di festa.

Se leggi il programma della festa che si svolgerà a Perugia, Gluten Free Fest 2014, probabilmente con il patrocinio anche di enti pubblici (nostri soldi), se i loghi sulle locandine non sono lì per caso, puoi renderti conto di come il business regna sovrano.

Non ho nulla in contrario contro il business, anzi vorrei che ognuno trovasse nuove strade legittime di fare business a beneficio suo e dei suoi collaboratori, ma cercare di far persistere con la disinformazione condizioni indesiderabili per farne business è deprecabile.

Concludo con un estratto dal libro “La Tua Via Verso la Rigenerazione” di Arnold Ehret:

Almeno il 90% della “dieta della civilizzazione” contiene questi cibi vischiosi e l’uomo si ingozza ogni giorno con spaventosi miscugli di quei cibi. Perciò il tubo digerente non è solo ingorgato a causa della costipazione, ma letteralmente incollato assieme a muco vischioso e feci.

Con quanto detto sopra il “mistero” della stitichezza cronica viene svelato assieme alla spiegazione dei fattori fondamentali causativi di tutte le malattie. La malattia altro non è che sozzura all’interno del nostro corpo, questo semplicemente afferma un fatto vero e doloroso. La frutta, le foglie verdi e gli ortaggi che non contengono amidi, e comunque poco o nessun credito viene dato dai medici o dal profano. Solleverò il velo e mostrerò perché non capiscono. I frutti agri e i succhi ricchi di minerali dei vegetali dissolvono i blocchi di muco vischioso. La frutta dolce causa la fermentazione del muco e forma dei gas. Questa tanto temuta fermentazione della sporcizia intestinale è un altro necessario processo di agitazione che prepara all’eliminazione. Gli amidi resi acidi e la colla perdono la loro qualità viscosa quando fermentano.

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