Fred Alan Wolf

L'influenza e il potere del proprio stato di coscienza

La realtà cambia a seconda del modo in cui uno sceglie di osservarla. L’applicazione dei principi della fisica quantistica al reame della mente/consapevolezza.

Fred Alan Wolf PHD: sicuramente uno dei maggiori divulgatori scientifici contemporanei. Ha avuto il privilegio d’incontri con straordinari uomini di scienza quali David Bohm, Richard Feynman e Werner Heisenberg. Ma quello che più sconvolge del suo percorso è il rapporto che ha con altri campi di studio, non solo la psicologia, la fisiologia… ma anche la relazione con la consapevolezza, il misticismo, la kabbalah, l’alchimia… Davvero insolito per un uomo di scienza, ma come abbiamo già visto, la fisica contemporanea, e soprattutto quella quantistica, è un campo altamente intuitivo e le cose spesso non sono come potremmo immaginarci. Come poteva Scienza e Conoscenza non intervistarlo? Vista la poliedricità del campo di Wolf l’intervista è avvenuta a tre voci: quella di uno studente di storia delle religioni appassionato di quanti; quella di un astrofisico PHD ed infine quella di una donna, un po’ giornalista curiosa e un po’ mistica. Il risultato è stato davvero ampio e approfondito.
Scienza e Conoscenza: Un campo quantico, un universo quantico… fluttuazioni quantistiche… queste espressioni sono ormai sulla bocca di tanti e non solo dei fisici. Ne parlano medici, scrittori, maestri spirituali, terapeuti etc. Puoi gentilmente spiegarci, secondo la tua ricerca scientifica diretta, che cosa significano e per quale motivo stanno assumendo tanto valore nel campo della ricerca interiore?
F.A.Wolf: La parola “quanto” si riferisce ad un’intera quantità di qualcosa – dunque un quanto di mele potrebbe essere una singola mela ed un quanto d’energia potrebbe essere una certa quantità intera d’energia. La scoperta di un quanto d’energia da parte di Max Planck condusse alla rivoluzione quantistica in fisica. La domanda da porsi era perché la natura preferisse distribuire tutto, nel suo campo, in intere unità dal momento che le teorie del tempo affermavano che non tutto dovrebbe distribuirsi in modo discontinuo. Quando la fisica quantistica fu pienamente formulata divenne chiaro che la ragione, per la quale la natura aveva creato tutte le cose discontinue, riguardava più l’osservazione della natura stessa che non una sua oggettiva qualità intrinseca. Quindi, la coscienza iniziò ad assumere un ruolo, tuttavia, quale sia questo ruolo e come lo svolga è ancora fonte di dibattito scientifico. Ciò che apparve chiaro era che doveva esserci una realtà soggiacente a quella oggettiva di ogni giorno e che questa rimaneva nascosta alla vista. Tale tipo di realtà era accessibile ai fisici tramite i rapporti matematici ma continuava ad essere non osservabile sebbene, avesse conseguenze osservabili. L’espressione campo quantico significa il campo invisibile di questa realtà. Con Universo quantico s’intende la comprensione corrente della realtà, incluso questo campo invisibile, e le fluttuazioni quantistiche significano l’effetto di tale campo sulle cose che osserviamo.SeC: In una tua precedente intervista hai citato, tra le figure che più ti hanno ispirato, Richard Phillips Feynman, vincitore del premio Nobel per la fisica, e Carlos Suarès, il maestro cabalista che hai incontrato durante il periodo in cui hai insegnato all’università di Parigi. Questo appare paradossale agli occhi di molti. Come hanno potuto influenzarti due figure apparentemente così distanti tra loro?
F.A.W: Ero elettrizzato all’idea di seguire le lezioni del professor Feynman all’ Hughes Aircraft Company in Culver City, California. Quello dal ’57 al ’59 fu un periodo molto fertile per la scienza americana. In quegli anni stavo per ottenere il master all’ Howard Hughes Master of Science Fellowship per la UCLA University. Avevo sentito parlare di Feynman come di un insegnante eccezionale, e del suo modo d’insegnare divertente ed intuitivo, che riusciva a catturare l’attenzione dei suoi studenti. Dopo averlo ascoltato, mi resi immediatamente conto, di quanto fosse affascinante la sua abilità di saltare da un argomento all’altro in fisica e quanto meraviglioso fosse il suo stile nel coinvolgere gli studenti. Quello stile, e i suoi “salti” intuitivi, m’incoraggiarono non poco a cogliere più opportunità nel mio apprendimento della fisica e a fare simili “balzi” nel mio modo di ragionare, specialmente nella maniera con cui poi io stesso avrei insegnato ad altri, durante le mie lezioni e seminari. Nel 1973 ero ormai disilluso del modo in cui, allora, si faceva fisica e dell’insoddisfazione che la maggior parte dei fisici percepiva quando si trattava di comprendere veramente che cosa implicasse la fisica dei quanti nella vita di tutti i giorni. La maggior parte di loro era contenta di seguire le formule senza preoccuparsi del significato della matematica. Insoddisfatto, lasciai l’insegnamento alla San Diego University e nel giro di due anni mi trovai a fare un lavoro di ricerca tra Parigi e Londra. Fu vivendo a Parigi che il mio amico Bob Toben mi consigliò d’incontrare Carlos Suares. Così feci, e la nostra amicizia ed il fatto di essere diventato uno suo studente di Cabala mi portarono ad una nuova apertura mentale rispetto alla fisica dei quanti e alle dinamiche della consapevolezza, cosa che mi interessava molto. Le indicazioni che ne ricavai furono che il campo quantico nascosto ai nostri occhi possedeva, non solamente possibilità fisiche, ma anche mentali e poteva con alta probabilità essere la tecnologia usata da Dio.SeC: E’ stato un simile interesse verso la consapevolezza che ti ha portato a studiare altri campi come la metafisica, l’alchimia etc. In che modo, queste cose, sono collegate con la scienza dei quanti?
F.A.W: Per quello che posso comprendere di questa tecnologia di Dio, appare chiaro che la mente e la materia siano profondamente connesse e non che la mente è un epifenomeno della materia e dell’energia come la maggior parte degli scienziati crede. La cabala, l’alchimia, le pratiche sciamaniche, lo yoga ed altre forme di pratica e di conoscenza mistiche continuano ad interessarmi in quanto aggiungono tasselli alla mia comprensione sul come e perché l’universo o qualsiasi altra cosa siano venute ad esistere.SeC: Se la realtà esiste veramente, come suggerisci continuamente anche nei tuoi libri, prima di tutto ad un livello virtuale, si può pensare che allora il mondo materiale non sia altro che un riflesso del mondo primario, un po’ come suggeriva Platone? E la consapevolezza come s’incastra in tutto questo?
F.A.W: La fisica dei quanti ci dice continuamente che esiste qualcosa prima dello spazio, del tempo e della materia. Io lo chiamo Sub-Spaziotempo. Altri lo hanno chiamato reame immaginale, nella moderna scienza quantistica é descritto come uno spazio ad infinite dimensioni. I processi quantistici sono vitali in questo reame, e quella che noi chiamiamo consapevolezza gioca un ruolo fondamentale persino nella materia prima che consiste in atomi e particelle subatomiche. A questo livello, con l’inserirsi della variabile “consapevolezza” e presenti i principi della fisica quantistica, la scienza contemporanea necessariamente incide sulla credenza che la coscienza, o mente, nasca dalla materia come la teoria dell’evoluzione vorrebbe. Tutto questo necessita un’osservazione attenta a quello che la fisica quantistica ci dice sulla relazione tra onde di possibilità e curve di probabilità. La fisica dei quanti ha molto a che fare con questo sub-spaziotempo che va oltre la materia e la mente. Questo mondo rappresenta delle possibilità che appaiono come onde sulle quali la mente gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della realtà. Potete pensare a questo sub-spaziotempo come al regno della grande mente inconscia di Dio o al luogo fondamentale dal quale la realtà appare come mente e da cui la materia emerge. Il modo in cui tutto questo avviene può essere colto dal ruolo giocato dalle onde di possibilità e dalla loro trasformazione in onde di probabilità. A differenza del pesce proverbiale che non riesce ad immaginare l’oceano in cui nuota, la mente sembra capace di concettualizzare il sub-spaziotempo in cui esiste. Attraverso la matematica e la scienza ma anche lo yoga ed altre discipline, la mente può cogliere quel reame intangibile che esiste prima di ogni cosa ed in qualche modo dargli un senso. La nostra capacità di fare ciò, di immaginare oltre l’immediata esperienza dei sensi, è veramente notevole, e, di fatto, anche molto misteriosa. Questa sembra essere la modalità con cui la mente entra in questo spazio, “gioca” con esso e allo stesso tempo ne emerge con l’intero universo materiale al rimorchio.SeC: L’osservatore in meccanica quantistica e la consapevolezza sono la stessa cosa?
F.A.W: L’ osservatore è il nome dato a quel processo soggettivo-oggettivo della coscienza. Quindi vediamo la consapevolezza come l’interazione mente-materia con l’osservatore – la qualità soggettiva, e l’oggetto dell’osservazione – la qualità oggettiva.SeC: Ma, esiste una differenza tra osservatore ed osservato?
F.A.W: Nella vita di tutti i giorni esiste una differenza, e dal momento che è un’illusione, causa non pochi problemi. Al livello ultimo della realtà, la realtà che io chiamo sub-spaziotempo, non c’è differenza. Qui c’è, davvero, solo una Mente ed i pensieri che al momento possono sembrarti molto personali e ben contenuti nella tua testa, quegli stessi pensieri sono pensati dovunque, da chiunque, in un certo momento e in una qualche forma. Ciò nonostante, l’auto riflessione implica una matrice di sopravvivenza sull’unica mente e la spezza apparentemente in una miriade di menti. Quindi il tuo pensiero appare come rumore di fondo a tutte le altre menti. O per metterla in termini diversi, l’unica mente è un medium molto rumoroso. Penso anche che l’evoluzione sia parte di questa Unica Mente. […] Ma viviamo in un’epoca di stress mentale. […] E’ come se le nostre menti fossero tirate in qua e in là, in un involucro trascinato da una parte all’altra dalle mani del tempo. Siamo presi in questa distorsione/deformazione e nessuno di noi può pensare con calma a come uscirne. Al contrario dobbiamo faticarci la nostra strada attraverso la distorsione, lo stress, che riecheggia ogniqualvolta tiriamo fuori nuove intuizioni come quelle sulla natura di ciò che è o non è reale. Così, a volte il mondo può apparire come un luogo oscuro, ma la luce dell’unica mente continuerà sempre a brillare. Non esiste fine alla lucentezza che trapela dal magico presente. Il solo fatto che esista un mondo è così miracoloso, così impossibile da spiegare, che dovremmo, riconoscendo ed avendo fede in questo, essere sempre colmi di stupore e di gioia, nonostante le mancanze che percepiamo nella vita di tutti i giorni. Il fatto che esistiamo in forma materiale non è meno miracoloso e può darsi che la sofferenza che vediamo intorno e che sentiamo dentro di noi sia concomitante con, o il risultato del fatto che siamo spiriti che vivono in una forma materiale. Siamo solamente riflessi di quell’unica mente in uno specchio dagli infiniti riflessi. E’ un’illusione, ma una meravigliosa e stupefacente creazione…
Fonte:  www.ceepsib.org

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